“Io penso che un uomo senza utopia, senza sogno, senza ideali, vale a dire senza passioni e senza slanci sarebbe un mostruoso animale fatto semplicemente di istinto e di raziocinio, una specie di cinghiale laureato in matematica pura” - Fabrizio De Andrè
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La Leonida Edizioni pubblica Prospettive e personaggi nei romanzi gialli di Fruttero e Lucentini della saggista milanese Clara Arosio

la collana “Gli Allori” della Leonida Edizioni si arricchisce di una nuova pubblicazione Prospettive e personaggi nei romanzi gialli di Fruttero e Lucentini della studiosa milanese Clara Arosio.

Dall’introduzione a cura di Heiko H. Caimi

[…] Il metodo analitico adottato da Clara Arosio, inoltre, rende questo libro uno strumento

molto utile anche per chi si appresti a scrivere narrativa, fornendogli molti spunti e rendendolo maggiormente conscio delle numerose possibilita che ha a portata di mano. Gli aspetti che l’autrice mette in rilevo sono molteplici, come molteplici sono i livelli narrativi adottati da Fruttero e Lucentini, forti della loro cultura sterminata che fanno confluire nell’attenzione tanto al dettaglio quanto, come detto, ai personaggi e alle loro individualita. Il duo è in grado di rappresentare

la forma mentis di ognuno di loro con un’attenzione certosina, a partire dal loro gergo e dalle sue contaminazioni: dal loro luogo di provenienza alla loro cultura di base, dal linguaggio tecnico

legato alla professione al loro carattere, dai loro interessi al momento psicologico che stanno attraversando. Fino a mostrarci la loro visione del mondo. In questo modo ce li rendono

familiari a poco a poco, presentandoceli nello stesso modo in cui li conosceremmo se fossero persone reali, mano a mano che li frequentiamo. E l’ironia che adoperano nei loro confronti non

è gratuita, capace com’e, in alcuni frangenti, di porre l’attenzione sulla loro umanità e fallibilità: non dunque sarcasmo, ma ironica compassione; oppure, altrove, burlesco umorismo. Come

ebbero a dichiarare in un’intervista, “Ciascuno [dei personaggi] ha un suo modo di parlare, di muoversi. Un tempo era l’abc del romanziere.” E un romanziere: “Deve possedere una cosa sola:

una vera passione per la gente.” Del resto, come scrisse Domenico Scarpa (in «L’Indice dei Libri del mese», 1993/1), i due autori possedevano «la fede piu tenace che rimanga all’uomo

contemporaneo, vale a dire la fede nel linguaggio». Non mancano, comunque, gli ingredienti politici e sociali. mentre nella Donna della domenica Fruttero e Lucentini puntano

il dito contro i burocrati e certa borghesia savoiarda, artefici e complici di una Torino in decomposizione, in A che punto è la notte alzano il tiro, dandoci un ritratto del potere,

spesso elusivo, di chi davvero muove i fili: Torino è oramai quasi del tutto decomposta grazie a questi artefici del destino non soltanto cittadino, ma nazionale – la chiesa e l’industria.

Insomma, gli intoccabili. Sono loro i massimi rappresentanti della notte che avanza: la tenebra, la fine. Loro complici sono i piccoli burocrati perversi, gia presenti nel romanzo precedente,

e le basse gerarchie; ma lo è chiunque, direttamente o con la propria acquiescenza, avalla lo stato delle cose. Anche la polizia, per risolvere il caso, e costretta piu o meno malvolentieri

ad un’alleanza temporanea con la mafia. Custos, quid noctis? Sentinella, a che punto e la notte?, leggiamo in Isaia, capitolo 21, versetto 11. ma nello stesso capitolo del profeta leggiamo anche: «Una visione angosciosa mi fu mostrata: il saccheggiatore che saccheggia, il distruttore

che distrugge […] sono troppo sconvolto per udire, troppo sbigottito per vedere. Smarrito e il mio cuore, la costernazione mi invade; il crepuscolo tanto desiderato diventa il mio terrore», […]

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