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“Lampetra”: la Corte di appello riforma la sentenza di primo grado: assolto Cannizzaro, riqualificazioni e pene ridotte per tutti gli imputati

La Corte di appello di Reggio Calabria – Sezione Seconda Penale – ha in larga parte riformato la sentenza emessa il 12 giugno 2024 dal Tribunale collegiale di Reggio Calabria nel procedimento “Lampetra”, troncone definito con il rito ordinario.

L’indagine “Lampetra”, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia reggina, aveva riguardato ipotesi di traffico di sostanze stupefacenti nei territori di Scilla e Villa San Giovanni, ricostruite dagli inquirenti attraverso le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia e attività di intercettazione.

Nel dispositivo letto all’udienza del 26 novembre 2025, la Corte reggina ha assolto Cosimo Cannizzaro “per non aver commesso il fatto”, riformando integralmente la condanna a 10 anni e 3 mesi di reclusione inflitta in primo grado. Cannizzaro rispondeva dell’accusa di partecipazione a un’associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Difeso dagli avvocati Luigi Luppino e Francesco Calabrese, si trovava agli arresti domiciliari ed è stato rimesso in libertà.

La Corte ha poi significativamente riformato la posizione di Enzo Violi, difeso dall’avvocato Giuseppe Alvaro: la condanna di primo grado a 6 anni di reclusione è stata ridotta a 1 anno e 4 mesi, a seguito della riqualificazione del fatto nella lieve entità in materia di stupefacenti. A Violi sono stati concessi anche i benefici della sospensione condizionale della pena e della non menzione, con contestuale inefficacia della misura cautelare.

Rilevante anche la riforma in favore di Pietro Puntorieri, difeso dagli avvocati Vincenzina Leone e Pierluigi Sacchetti: la pena, pari in primo grado a 6 anni e 3 mesi, è stata ridotta a 1 anno di reclusione, a seguito della riqualificazione del fatto nella ipotesi di lieve entità.

Per Giuseppe Cicco, difeso dall’avvocato Giuseppe Camera, la Corte ha disposto l’assoluzione da uno dei capi di imputazione e la riqualificazione dell’altro come fatto di lieve entità, riducendo la pena da 6 anni e 3 mesi a 8 mesi di reclusione.Per Cosimo Cicco, anch’egli difeso dall’avvocato Camera, la pena è stata ridotta da 6 anni e 3 mesi a 10 mesi di reclusione, sempre sulla base del riconoscimento della lieve entità del fatto. Entrambi hanno ottenuto i benefici della sospensione condizionale della pena e della non menzione.

Infine, per Carmelo Cimarosa, collaboratore di giustizia assistito dall’avvocata Antonia Nicolini, la Corte ha applicato il concordato sulla pena intervenuto in appello, rideterminando la pena in 5 anni e 4 mesi di reclusione rispetto ai 6 anni e 6 mesi del primo grado.

Secondo i difensori, la pronuncia “segna una rilettura complessiva del quadro accusatorio, con un ampio ridimensionamento delle responsabilità già affermate in primo grado e, nel caso di Cannizzaro, con il pieno riconoscimento della totale estraneità al reato associativo”.

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