Venerdì 17 ottobre 2025 alle ore 21.00, al Planetario Pythagoras Città Metropolitana di Reggio Calabria, con un’appendice necessaria e ineludibile, si chiude la rassegna “Filosofia Quantistica”. Dopo aver attraversato i principali momenti caratterizzanti della meccanica quantistica, il professor Gianfranco Cordì, filosofo della scienza e curatore della rassegna, affronterà la teoria che ha rappresentato l’esatto contraltare di quella dei quanti d’azione di Planck. Il titolo dell’incontro, infatti, è indicativo: “I dadi di Dio. La teoria della Relatività di Einstein”.
È nota la dichiarazione di Albert Einstein: “Dio non gioca a dadi” che lo scienziato, in una lettera, espresse contro l’apparente casualità, caoticità e leggerezza della meccanica quantistica (una teoria che sostituisce alla certezza la probabilità).
Da questo, poi, il professor Cordì, partirà cercando di capire: quale è il gioco di Dio? Perché Dio non gioca a dadi e quindi tutte le nostre teorie non sono un gioco d’azzardo? E cosa sono questi dadi stessi? Ciò che l’Essere Supremo mette in campo quando progetta il nostro mondo. Il suo “fiat lux”. Ma anche le leggi di natura che sovraintendono al nostro rapporto con la scienza e con la scoperta scientifica.
Formulata da Albert Einstein fra il 1907 e il 1917, la teoria della relatività generale, al momento attuale, è quella che meglio riesce a capire lo spazio, il tempo e la gravità.
Le sue conseguenze sono note a tutti. Buchi neri. Onde gravitazionali. Espansione dell’Universo. Dilatazione del tempo.
Eppure, una teoria così astratta e generale risulta più intuitiva della meccanica quantistica, nella quale i gatti sono, contemporaneamente, vivi e morti, le particelle interferiscono con sé stesse e lo sperimentatore entra direttamente nell’esperimento.
La conferenza intitolata “I dadi di Dio” costituirà, quindi, l’occasione per fare il punto, anche, sul rapporto fra le due teorie: quella dell’infinitamente grande e quella dell’infinitamente piccolo. Universo e atomi, insomma. E, nello stesso tempo: cercherà di stabilire se c’è davvero un “gioco” fra Dio e la natura, fra la natura e la cultura, fra l’esperimento e la teoria. Un gioco che, lungo tutto l’arco della storia della scienza, l’uomo è riuscito a smascherare attraverso deduzione e induzione.
L’ingresso è libero e gratuito, senza necessità di prenotazione.