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Burrone. Ma è più calzante il termine baratro

di Claudio Cordova – Come si possa ancora difendere il percorso tracciato in questi lunghi, interminabili, anni di Amministrazione Falcomatà è qualcosa che sfugge alla comprensione umana e che rientra di più nella psicologia dei pochi primati che, ancora, continuano a illudere il sindaco di Reggio Calabria di essere sulla strada giusta, di essere una guida autorevole, amata, da parte della cittadinanza. Come poi Giuseppe Falcomatà possa persino accampare ambizioni di candidature regionali, è francamente offensivo dell’intelligenza, anche di quelle non eccelse che sostengono ancora il percorso politico che doveva portare alla “Svolta”. Come, infine, il Partito Democratico e gli altri partiti che sostengono l’Amministrazione possano ancora continuare a farlo, dopo l’ennesimo sgarbo del sindaco, dovrebbe interrogarci sulla dignità che queste compagini politiche abbiano delle proprie idee.

L’ennesimo rimpasto posto in essere da Falcomatà per la sua Giunta Comunale abbassa, nuovamente, il livello dell’Esecutivo, già non eccelso. Le fuoriuscite degli assessori Marisa Lanucara e Franco Costantino e la nuova composizione della Giunta mostrano almeno quattro cose.

La prima è che la squadra del sindaco è tutt’altro che coesa. Una squadra che, racconta chi vive quelle dinamiche, è possibile solo per gli yes men o le yes women. Lanucara e Costantino, al netto delle motivazioni ufficiali, escono anche per quello. Per non essersi sentiti tutelati (ma, anzi, svenduti) anche di fronte alle critiche. Prova ne sia che, negli anni, anche con giravolte discutibili, il sindaco ha perso il sostegno anche di amici come Armando Neri (finito – orrore – nei ranghi della Lega).

La seconda è che ormai la comunità reggina non ha più fiducia nel percorso di Falcomatà e, quindi, nelle sue componenti migliori, si pensi al mondo dei professionisti, non vuole più legare il proprio nome all’azione politica del centrosinistra di questi anni. Non si spiega altrimenti come Falcomatà abbia dovuto ripiegare, nuovamente, sul reintegro di Giuggi Palmenta, che già aveva ricoperto il ruolo di assessore. E che ora, senza colpo ferire, accetta nuovamente di rientrare.

Che peste colga chi ha pensato di aumentare le indennità dei politici locali, aprendo a questi comportamenti vagamente vergognosi.

La terza è che Partito Democratico, ma anche Azione, se avessero davvero a cuore le sorti della città (e se volessero davvero competere alle prossime Comunali, anziché consegnare la guida al centrodestra) dovrebbero incassare diversamente rispetto al passato il nuovo sgarbo istituzionale di Falcomatà. In Azione volano parole grosse nei confronti del sindaco. Nel Pd, invece, che per stessa ammissione, nulla sapeva del proposito di Falcomatà di rimodulare la Giunta, non arrivano ulteriori segni di vita. L’unico decente, invero, dovrebbe essere quello di staccare la spina a questa maggioranza.

Il quarto è ultimo tema è come l’Amministrazione sia ormai in maniera palmare incapace di guidare la città in un momento che, finalmente, potrebbe essere davvero di crescita, anche grazie agli interventi della Regione. Si pensi, per esempio, all’implementazione dei voli e il rafforzamento di un brand positivo, rispetto al passato. Invece Falcomatà continua a raschiare il fondo del barile, abbassando ulteriormente il livello, anche culturale, del proprio Esecutivo. Con l’estate che incombe e, quindi, con l’arrivo della stagione che dovrebbe, per antonomasia, essere quella che fa rifiorire la città, scelte come quelle di Filippo Burrone sono a dir poco incomprensibili. Anche e soprattutto pensando alle deleghe (Ambiente, tra le altre) cruciali per avere una città pulita ed efficiente, quando, si spera, sarà visitata da tanti turisti. E fanno il paio con la smisurata visibilità data in questi anni a soggetti improbabili come Giovanni Latella e altri personaggi in cerca d’autore.

Che, in tutti questi anni, hanno spinto la città verso il baratro.

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