“Anche dalle celle delle carceri calabresi e di Terni i boss della ‘ndrangheta di Tropea, al 41bis,
hanno continuato per anni a comandare in tutta Italia con direttive impartite al telefono a
familiari e uomini del clan. I magistrati della DDA e della Procura di Catanzaro, che hanno
accertato 4.709 telefonate, parlano di «Emergenza allarmante». Noi da tempo abbiamo messo in
guardia sul nuovo corso della Mafia 2.0”. Così il segretario generale S.PP. – Sindacato Polizia
Penitenziaria – Aldo Di Giacomo che aggiunge: “il tempo dei “pizzini” da far uscire persino dalle
celle del 41 bis, i messaggi in codice da inviare all’esterno attraverso gli incontri con gli avvocati e
i colloqui con i familiari, è tramontato da un pezzo. La mafia si è modernizzata, più di quanto
possiamo immaginare, come confermano le indagini dei magistrati calabresi, al punto di servirsi
di telefonini di ultima generazione con particolari software criptati e di piattaforme informatiche
tecnologicamente avanzate. Solo adeguando l’attività investigativa dentro gli istituti
penitenziari e quelli del 41 bis diventa possibile dare il colpo decisivo ai continui tentativi di
riorganizzazione e ai traffici della criminalità organizzata. Questo però non è certo possibile con
l’assunzione di poche decine di agenti penitenziari, avvenuta con grande enfasi nelle scorse
settimane, che restano insufficienti perché a mala pena e non in tutti gli istituti riescono a
rimpiazzare i posti degli agenti in pensione. La situazione di profonda sottovalutazione è
diventata ingestibile sia perché gli agenti del Gom (Gruppo Operativo Mobile) della Polizia
penitenziaria, gruppo specializzato, chiamato a operare su problemi specifici come la detenzione
dei boss, sono pochi in un rapporto intorno a 0,5 per 1 detenuto 41 bis e sia perché a rendere più
difficile la sorveglianza ci sono anche norme europee a tutela della privacy. Da parte del Governo
e della politica – continua il segretario S.PP. – non c’è la consapevolezza necessaria a
comprendere che come riprova la maxioperazione contro la cosca di Tropea l’effetto immediato
è quello di scoraggiare le vittime di mafia a collaborare. In questo scenario è possibile leggere il
calo del 5% di casi di collaborazioni con la giustizia nel giro dell’ultimo anno. Sarebbe facile per
noi dimostrare dunque che siamo stati facili profeti perché, come avevamo previsto la diffusione
delle rivolte durante l’emergenza Covid, abbiamo messo in guardia sugli effetti devastanti del
fenomeno della diffusione dei telefonini. Intervenire raccogliendo la “lezione della
maxioperazione” è tanto più necessario perché il fenomeno è diffuso a macchia di leopardo in
tutti gli istituti penitenziari”.
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Di Giacomo (S.PP.): “Maxioperazione cosca ‘ndrangheta di Tropea riprova nuovo corso della mafia 2.0”
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