“Il dibattito pubblico sulla necessità di realizzare l’area urbana cosentina vede l’alternarsi più o meno interessato, si fa per dire, di periodi di fermento mediatico ed altri di assoluto silenzio, da ormai oltre un decennio.
La logica che ne consegue è abbastanza evidente e tangibile: fino ad oggi, salvo sporadiche esperienze, l’evidenza sta nelle logiche campanilistiche e del “piccolo e bello”, che hanno prevalso sull’interesse generale; il tangibile sta nel fatto che quasi ogni opera pubblica vista finora, dalla viabilità alle infrastrutture, è stata progettata in discontinuità con la logica di condivisione e fruibilità dei servizi.
È bene ricordare che qualunque dibattito sulla governance del connubio Cosenza-Rende-Castrolibero non può prescindere dalla consapevolezza delle trasformazioni demografiche avvenute nel tempo. La nostra area urbana si colloca tra i casi più interessanti nei processo di redistribuzione della popolazione che ha conosciuto la Calabria dal secondo dopoguerra. Infatti, a partire dagli anni ’50, la Calabria ha sperimentato una forte attenuazione del divario fra città e campagna, con una forte spinta all’urbanizzazione. Urbanizzazione che, infine, ha visto lo decentralizzazione dei centri urbani a favore delle periferie. Tant’è vero che, nonostante i processi migratori causati dalla crisi economica, e che dunque hanno spopolato ed invecchiato la nostra terra, l’area urbana cosentina vede tutt’oggi un numero importante di cittadini condividere spazi e servizi. Si potrebbe provocatoriamente affermare che, in fondo, sono stati i cittadini stessi a fondare questo importante snodo e tessuto economico e sociale.
Negli ultimi anni molte cose sono accadute nella vita politica ed istituzionale, anche nella nostra provincia: basti pensare alla riforma Delrio, alla nascita del Comune unico di Casali del Manco o di Corigliano-Rossano. Al netto delle mie perplessità sulle reali ricadute economiche dei processi di fusione, tutto ciò impone un ripensamento ed una reale ridefinizione del ruolo e della funzione del nostro hinterland, che non può più essere pensata solo come sommatoria di distinte realtà.
Come movimento politico a trazione meridionalista non possiamo che prendere le distanze dalle miopi visioni che in questi anni hanno ridotto la complessità delle problematiche inerenti lo sviluppo del tema ad affermazioni del tipo “Cosenza la Milano del Sud” oppure alle banalizzazioni del tema dello spopolamento, diventato la pezza giustificativa dell’immobilismo politico/amministrativo e del declino del confronto istituzionale.
Da più di vent’anni, ossia dopo l’ultima esperienza Mancini, la politica ha smesso di interrogarsi sul futuro dell’area urbana. Molte cose in quegli anni furono realizzate, appaltate o progettate: il risanamento dei quartieri di periferia, come il centro storico e via Popilia, oggi costretti all’abbandono e al degrado; l’isola pedonale di corso Mazzini e il Ponte di Calatrava. Un graduale processo di riforme che diede il là alla modernità che viviamo.
Nel frattempo, però, nuove esigenze e nuove sfide attendono Cosenza e l’area urbana contigua. Di fronte a nuovi processi come l’abolizione delle Province elettive, l’Area Metropolitana dello Stretto, l’Area ZES che oltre al Porto di Gioia Tauro è stata estesa anche ad altre realtà portuarie calabresi e la fusione dei Comuni, ridisegnare ruolo e funzione del Capoluogo della più grande ed estesa provincia della Calabria diviene una necessità impellente.
L’area urbana cosentina è stata coinvolta e menzionata in diverse iniziative, tese ad intercettare i flussi di spesa. È da alcune di quelle esperienze che bisogna ripartire, come ad esempio l’adozione del Piano Strutturale Associato o dalla condivisione di specifici servizi, per operare un’inversione di tendenza che ponga al centro le scelte urbanistiche sulle quali modellare i futuri assetti territoriali. Iniziare da una pianificazione reale della condivisione dei servizi, significa oggi dare un reale impulso a quel processo di integrazione delle periferie che, attraverso i propri cittadini, hanno costruito, di fatto, nel tempo, il perimetro dell’area urbana.
È in virtù di ciò che gli attuali e futuri sindaci dell’area urbana cosentina, composta da Cosenza-Rende-Castrolibero, devono farsi carico dei processi di integrazione e concertazione istituzionale tra gli stessi”.
Lo afferma, in una nota, Pasquale Villella della direzione provinciale IdM Cosenza.