di Roberta Mazzuca – “Cosenza è pronta. Pronta a essere Capitale della Cultura 2026”. Le parole di Francesco Alimena, consigliere delegato al CIS Agenda Urbana e Centro Storico, risuonano nella sala di rappresentanza di Palazzo dei Bruzi, dove questa mattina è stato presentato un prestigioso dossier dal titolo “Dai sogni ai segni”: la candidatura della città di Cosenza a Capitale Italiana della Cultura 2026. Il dossier, consegnato al Ministero della Cultura il 27 settembre 2023, è stato reso noto alla presenza, oltre che ovviamente del sindaco Franz Caruso, dei parlamentari Alfredo Antoniozzi (FdI), Simona Loizzo (Lega), e Anna Laura Orrico (M5S). Assenti il presidente della giunta regionale Roberto Occhiuto “per impegni concomitanti”, e il senatore Fausto Orsomarso, “che scusandosi per l’assenza ha espresso pieno sostengo all’iniziativa”. Infine, a presenziare anche il consigliere Francesco Alimena, la consigliera delegata alla Cultura Antonietta Cozza, il presidente della Commissione Cultura Mimmo Frammartino, e il dottor Rocco Mangini, che ha elaborato il progetto.
“Un momento di particolare crescita culturale della città. Questa occasione vede presenti non schieramenti politici, ma rappresentanze che hanno a cuore le sorti della nostra terra” – afferma in apertura il Sindaco, ringraziando i parlamentari per la loro presenza e il loro appoggio. “L’inizio di un viaggio positivo”, definisce poi la candidatura di Cosenza a Capitale della Cultura, “un progetto che si arricchirà dei contributi di ogni singolo aderente. Un contenitore aperto che, nel percorso che abbiamo iniziato, si amplierà e si completerà dei contributi di ognuno di noi. Tutto questo arriva dopo un risultato culturale importante per la città, ossia aver portato l’Università della Calabria nel centro storico con il corso di scienze infermieristiche avviato nel complesso di San Domenico. Non è soltanto l’utilizzazione della storia e delle ricchezze culturali che la città ha che le dà la possibilità di ambire al successo, è la visione che attraverso queste tradizioni, questi monumenti e queste azioni messe in campo, permette di realizzare il piano strategico della cultura”.
Una nuova Atene della Calabria, dunque, ciò a cui Caruso aspira, “un qualche cosa di nuovo, di migliore, e di diverso anche nel futuro utilizzando la storia e i presidi culturali che Cosenza possiede. In questa costruzione è importante tutto quello che si è realizzato e si sta realizzando sul piano culturale”.
“Una città che investe nella cultura non per conseguire il premio, ma per partire dal premio come momento di crescita economica e sociale di tutta la realtà cittadina. Se questo progetto diventa il progetto di tutta Cosenza e di tutti i cittadini, qualcosa che ognuno di noi sente come un percorso, un’esperienza da sostenere e portare avanti, sarà il dodicesimo uomo in campo a favore del riconoscimento di questo ambizioso titolo”.
Di un coraggio rocambolesco parla invece la consigliera delegata alla Cultura, Antonietta Cozza, ricordando come prossima tappa il 15 dicembre, quando saranno selezionate le 10 città finaliste: “La nostra città ha tanti segni importanti e significativi di rinascita. Quel giorno è stato emozionante presentare questa manifestazione. Un lavoro impegnativo”. Un dossier di 60 pagine, infatti, che “mette in campo una strategia, una mission, ciò che Cosenza realizzerà, e che richiede la partecipazione della città. E quando questo dossier è stato consegnato, i segni di cui parliamo si sono davvero materializzati. Eravamo in 26 città, e solo 16 sono passate alla fase successiva”.
“Per me è davvero emozionante parlare di questo lavoro” – prende poi la parola Francesco Alimena. “Già aprendo i cantieri e cominciando a realizzare le attività culturali, c’era nell’aria l’idea di provare ad azzardare questa candidatura. E tutto si è materializzato quasi per caso. Quello che si è aggiunto in questo momento storico sono i segni tangibili di una rinascita, rappresentata dagli 11 cantieri del CIS che cambieranno l’assetto del centro storico, dagli 11 cantieri di rete urbana, e dalle imprese che stanno nascendo, tessendo così le fila culturali della città”. Una sfida, aggiunge, “che lanciamo anche ai cosentini, che tutti dovremo raccogliere, perché capitale della cultura significa anche migliorare i trasporti, i servizi, e presentarci al mondo”.
“La Commissione Cultura da qualche anno a questa parte si sta occupando di un problema serio, quello di non stare a palazzo, ma fra la gente” – afferma infine il presidente Mimmo Frammartino. “Il Sindaco ha investito seriamente nella cultura, pensiamo all’Orchestra Sinfonica Brutia, che permette a dei giovani artisti di entrare in una realtà lavorativa prestigiosa. Credo che sia stata un’operazione culturale straordinaria. Ma dico di più: il coinvolgimento dei parlamentari questa mattina fa sì che una classe politica unita possa raggiungere grandi obiettivi. La Commissione Cultura si candida ad essere luogo privilegiato di ascolto per le associazioni culturali cittadine che vogliano fornire proposte per il progetto appena presentato”.
“Dai sogni ai segni”: ‘invasioni’ e ‘prossimità’ nel dossier della città di Cosenza
“Cosenza è già capitale della cultura, ma non ancora” – spiega Rocco Mangini. Comunità la parola più citata nel dossier della città di Cosenza, costituito da ben 60 pagine: “Quello che voi siete, è una rappresentazione plastica di quello che deve essere una comunità. Sono rimasto molto sorpreso di questa azione solidale e di supporto non scontata nei confronti di questa candidatura, perché dà davvero l’idea di una comunità che vuole emergere dalle proprie criticità”.
“Questo bando non premia la città più bella, più ricca, con più storia” – precisa. “Premia invece quella città che riesce, attraverso politiche culturali nuove, a cambiare il destino della propria comunità”.
Nel dettaglio, il dossier consta di una parte iniziale in cui sono spiegate le ragioni della candidatura, che rimandano a una sostanziale “capacità di rinascere”. “Devo anche dire – aggiunge Mangini – che Cosenza ha dimostrato come si possono spendere i soldi di un finanziamento pubblico. I segni, allora, sono frutti dei sogni che la comunità, riunita in associazioni, fondazioni e gruppi informati, ha condiviso con la città. Quindi il grande merito è spendere e spendere bene delle risorse che ci sono. Il 2026, che coincide con la fine dei cantieri CIS e Agenda Urbana, potrebbe essere l’anno zero, dove la cultura diventa al centro delle scelte politiche e della comunità. Non più un orpello. Si vinca, o non si vinca, sicuramente cambierà il volto della città”.
Il dossier parte, dunque, dalla storia di Cosenza, e la affronta secondo lo schema del numero 7, “ispirandoci ai 7 colli della città”. La storia è raccontata con 7 tematiche che fanno riferimento a 7 assetti della cultura cosentina. Poi si affrontano i grandi lavori dei finanziamenti, incasellati in questi 7 ambiti, “una sorta di opera di raccordo dei progetti culturali, che in questo momento hanno il potere di riqualificare l’assetto della città e del centro storico”. Dopo questa rassegna, si presentano le progettualità per il 2026, divise in due parti: la prima contiene quelle progettualità in continuità con i programmi storici e culturali della città, come le stagioni del teatro Rendano, il premio della Fondazione Cassa di Risparmio, le attività della Fondazione Giuliani, e “tutto ciò che è radicato e riconosciuto come prodotto e produzione culturale”.
Poi, però, ci sono anche idee nuove che, nelle parole di Mangini, “solo a Cosenza si possono realizzare, perché, ad esempio, voi avete un centro storico che sembra un pezzo di campagna”: su questa idea è stato costruito il progetto “Giardini urbani diffusi”, grazie al quale il centro antico diventa una sorta di passeggiata naturalistica. Su questo progetto è stato costruito, spiega Mangini, il “Festival degli orti e dei giardini diffusi”, che prevede di dedicare ogni stagione a un problema di cambiamento climatico, con artisti, attività diffuse, laboratori di co-progettazione. Poi, ancora, “per la prima volta in Calabria ci sarà un format di ‘momenti aperti’, migliaia di studenti che diventano dei ciceroni della propria storia”.
Due, infine, i principi fondamentali alla base del dossier: uno è quello delle ‘Invasioni’, che “non sarà ripetuto come evento nella sua forma storica, ma tutto il 2026 sarà un’invasione, di progetti che partono dal centro antico e si sviluppano in tutta la città, anche nelle zone periferiche, invadendo tutti gli spazi urbani e la vita della comunità”. Il secondo principio riguarda i cosiddetti “eventi di prossimità”, ad esempio le feste di quartiere, gli eventi quotidiani, che diventeranno tutti eventi di prossimità.
Dal punto di vista finanziario, il progetto ha un valore di 4 milioni di euro. Il comune avrà dal Ministero, in caso di vittoria, il 25%, quindi 1 milione di euro. Il 50% sarà poi sostenuto dalla Regione Calabria, dai privati, dai cittadini che pagano per consumare cultura, e dall’imprenditoria che assicura la programmazione culturale. “La vera vittoria è presentare un dossier solido, serio, capace di generare un piano strategico. E questo dossier è già una bozza di piano strategico: indirizza le scelte della politica, e libera la cultura dalla politica” – conclude Rocco Mangini.
I parlamentari “arruolati” che sposano la causa: “La cultura è liberazione, non ha colore politico”
“La cultura non ha colore politico, è una forma di liberazione, deve renderci persone libere, e allora non potevo, come membro della Commissione Cultura, non partecipare” – afferma Simona Loizzo. “Il dossier non l’ho letto, ma ne avverto tutti i suoni. Cosenza è una città dotta e colta, a volte noi dimentichiamo questa nostra capacità culturale che è nella nostra genetica, perché siamo figli di una grande eredità socialista. Io ci sarò, e mi piacerebbe che ci fosse sempre questa omogeneità e questa apertura a spingere perché la città riacquisti quel ruolo di guida nel Mediterraneo”.
“Noi siamo qui come parlamentari, ci possiamo dividere in Parlamento, ma ci unirà sempre Cosenza” – le parole di Alfredo Antoniozzi. “Abbiamo l’imperativo categorico di essere arruolati. E aggiungo che Cosenza ha questa straordinaria storia, bellezza, se penso a un uomo di cultura come Vittorio Sgarbi che ha dichiarato che Cosenza ha uno dei centri storici più belli del mondo. Mi sento arruolato in questa squadra, al di là dei luoghi, l’importante è che si partecipi. Essere tra le 16 città italiane selezionate è già una mezza vittoria. Storicamente Cosenza ha sempre elaborato pensieri e critiche, non è una città facile, ma una città vivace, non morta. Tutto questo contribuirà al rilancio culturale, economico, sociale e umano che Cosenza ha nel suo DNA”.
“Sono convinta che questa candidatura sia un ulteriore tassello per dare slancio a un percorso che mi auguro sia iniziato con quella firma del contratto istituzionale di sviluppo” – conclude Anna Laura Orrico. “Quando ho preso in mano il dossier del CIS centro storico di Cosenza, aveva poco e nulla. Quindi si è fatto un percorso simile con quello che si vuole avviare con questa candidatura. Una rivoluzione che deve abbracciare tutta la città di Cosenza e tutte le aree che si affacciano a Cosenza. La vera innovazione è fare della cultura quella leva di crescita sostenibile sul piano sociale”.
Cosenza è pronta al turismo culturale?
Un progetto, dunque, ambizioso, azzardato, rischioso, e forse un tantino irreale. Un progetto degno del rispetto e del valore che la cultura, la storia, la capacità di resilienza di una città come Cosenza merita. Ma un progetto che solleva anche dubbi e perplessità. Capitale della cultura significa, difatti, anche turismo culturale: significa qualificarsi, proiettarsi nel mondo, aprire le proprie porte, la propria storia e il proprio fermento a chiunque voglia conoscerlo e testimoniarlo. Significa avere in città turisti che vogliono e devono essere messi in condizioni di partecipare ad eventi e a quel fermento culturale a cui tutta la classe politica si è appellata. Significa, dunque, fornire servizi di trasporto, informazioni adeguate su quei servizi, fornire le condizioni necessarie per poter godere di una degna Capitale della Cultura. Significa, per di più, presentare i luoghi della cultura in maniera decorosa e rispettosa, significa non trovare materassi ricolmi di escrementi di fronte al Duomo, mucchi di rifiuti davanti ai teatri, o una piazzetta sequestrata, pericolosa e segno di degrado, affacciandosi al di fuori della bellissima Biblioteca Nazionale. Significa, al di là dei sogni e delle progettualità, dare concretezza e vivibilità. Perché se è vero che la cultura bisogna possederla, è vero anche che bisogna ancor di più preservarla e presentarla in maniera adeguata. E allora, chiediamo, Cosenza è davvero pronta al turismo culturale che da un tale riconoscimento deriverebbe?
“Non so se siamo pronti o meno, ma ci stiamo provando” – risponde il Sindaco. “Intanto il progetto parte dal concetto di comunità, e siamo comunità se lo siamo tutti quanti insieme, se tutti noi cittadini ci impegniamo a essere comunità e rispettiamo le regole del vivere civile. Abbiamo messo in campo un piano dei rifiuti, della manutenzione del verde, ma se non abbiamo l’aiuto della città, io credo che tutti i discorsi dell’amministrazione saranno vani. Il risultato sarà vano se non lo sapremo trasformare in impresa culturale. Noi siamo pronti certo, – ribatte poi – abbiamo creato l’Orchestra Sinfonica Brutia, ad esempio, ma abbiamo ottenuto anche un riconoscimento dal Ministero della Cultura per la programmazione della lirica dopo tanti anni nella nostra città, abbiamo prodotto grazie a Pino Citrigno e la sinergia tra pubblico e privato una stagione di prosa di un certo rilievo e spessore anche culturale. Noi ci crediamo”. “Dal sogno al segno di una rinascita culturale, non solo nel senso alto del termine, ma della diffusione di un modo di intendere la vita civile come comunità che coinvolge la responsabilità di tutti i cittadini e non solo degli amministratori”.
E sull’argomento chiediamo conto anche al consigliere Francesco Alimena, che risponde: “Si è sempre preparati ma mai pronti, nessuna città lo è. Però la sfida è questa, vince la città che sa trasformare le sue difficoltà in occasione di riscatto attraverso la cultura, è questo il significato di capitale della cultura. Quindi tutti i cosentini sono chiamati a essere volontari di questo progetto e questa sfida che noi lanciamo a noi stessi, anche per migliorarci. Abbiamo un centro storico che non è una bomboniera avulsa dal resto della città, è un luogo che è anche luogo del disagio sociale, quindi c’è la bellezza mista alla crudezza delle difficoltà del vivere quotidiano. E la vera sfida è trasformarle in possibilità di cambiamento e di rinascita.
Quello che noi vediamo, l’abbandono e i rifiuti, – conclude – sono anche l’espressione di un disagio di una cittadinanza a lungo lasciata abbandonata. Il nostro obiettivo è dare risposte e trasformare le criticità in possibilità di riscatto”.
E se tutto questo comunità e amministrazione saranno in grado di compiere lo dirà solo il tempo. Intanto, la sfida è aperta, e a contendersi il posto sono, insieme a Cosenza, altre 15 città: Agnone (Isernia), Alba (Cuneo), Bernalda (Matera), Gaeta (Latina), L’Aquila, Latina, Lucca, Lucera (Foggia), Maratea (Potenza), Marcellinara (Catanzaro), Rimini, Treviso, Unione dei Comuni Terre dell’Olio e del Sagrantino (Perugia), Unione dei Comuni Valdichiana Senese (Siena), Unione Montana dei Comuni della Valtiberina Toscana (Arezzo).