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Reggina e Siracusa come Atene e Sparta: 66 giorni all’alba, l’entusiasmo farà la differenza

di Paolo Ficara – Origini magno-greche in comune. Fondate a distanza di quattro anni l’una dall’altra, Siracusa e Reggio Calabria sono oggi a tre lunghezze nello sport più popolare. Mancano di fatto 66 giorni al termine del campionato di Serie D, il cui ultimo turno è in programma il prossimo 4 maggio. In Serie C ne andrà solo una, sul campo. Ed in questa fase il confronto tra Reggina e Siracusa, è come quello antico tra Atene se Sparta: se l’una piange, l’altra non ride.

Agli aretusei mancheranno i due attaccanti di peso per i prossimi due turni – salvo ricorsi – viste le squalifiche contemporanee di Maggio e Sarao. Ironicamente, potremmo aggiungere che gli amaranto saranno privi di Denis e Montalto. Dato che da tre anni, sulla sponda calabrese dello Stretto, manca uno sfondatore degno della titolarità.

Quelle di Siracusa e Reggina sono due società in difficoltà, la cui battaglia per il primo posto si traduce in una guerra di sopravvivenza in vista della prossima stagione. Le rivali si sono praticamente autoeliminate. La Vibonese era prima, salvo liquefarsi dopo aver perso in casa proprio con la Reggina. Il Sambiase, nel momento in cui aveva piegato la squadra di Turati anche al “De Simone”, sembrava in corsa a pieno titolo per la promozione. Ma ha frenato, perdendo anche contro la Scafatese oggi rimasta come terzo incomodo.

La Reggina non è mai stata davanti. Non ha vinto uno scontro diretto, eccezion fatta per quello di Vibo. Non ha nel proprio organico un solo giocatore che guadagni 100.000 euro, persino i più esperti non si avvicinano nemmeno a tale cifra. Mentre di certi ingaggi ce ne sono almeno tre sia a Siracusa che a Scafati. Però in questa fase ha dalla propria parte l’entusiasmo di una piazza che ci crede ancora.

Domenica a Paternò, la Reggina dovrà scendere in campo con nelle orecchie il boato del proprio pubblico, emesso al “Granillo” dopo aver appreso del definitivo 2-1 di Acireale-Siracusa. Il settore ospiti sarà come sempre gremito. Non bisogna guardare il calendario, bensì affrontare un avversario per volta come se fosse il Liverpool.

Nessuno può conoscere la caratura delle formazioni che faranno parte della prossima Serie D. Nell’area geografica che può rientrare nel girone I, esistono un paio di club professionistici che appaiono in crisi calcistica e/o societaria. In più, la riforma della Serie C sembra ormai inevitabile in virtù del probabile collasso di alcuni club. Una riduzione della terza serie da 60 a 40 squadre nel prossimo triennio, comporterebbe la creazione di una categoria cuscinetto simile alla vecchia C2.

Significherebbe che, dalla Serie D, per tornare nel professionismo bisognerebbe vincere due campionati.

La Reggina si gioca la vita. In tanti preferiremmo giocarcela con una società presentabile. Ma a due mesi dal termine, il pubblico si deve concentrare solo sulla squadra e viceversa. L’uno sarà la forza dell’altra. Non esiste più tattica, competenza o capacità economica. Esiste solo la voglia di raggiungere un obiettivo. E nonostante i grossi limiti di Atene, la vita di Sparta potrebbe essere più corta.

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