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Torino, 44 anni dopo il sequestro di Lorenzo Crosetto: memoria e giustizia da tramandare nelle nostre scuole

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani ricorda oggi la figura di Lorenzo Crosetto, imprenditore torinese, vittima di un sequestro di persona conclusosi tragicamente il 14 agosto 1981. La sua vicenda si inserisce a pieno titolo tra le pagine più dolorose della storia criminale italiana, costituendo al tempo stesso un monito civile e un caso di studio di grande rilevanza per l’analisi dei diritti umani violati.
Crosetto, uomo di origini umili che aveva costruito con determinazione e intraprendenza una solida impresa nel settore edile e stradale, fu rapito la sera del 3 luglio 1981 in un bar di Torino, mentre giocava a carte con amici di vecchia data. La brutalità dell’azione, l’assenza di scrupoli dei rapitori, la lunga e vana trattativa per il pagamento del riscatto e, infine, il silenzio assoluto che seguì, rivelarono una logica criminale spietata, in cui la vita umana era ridotta a semplice merce di scambio. La detenzione in condizioni estreme, all’interno di un capanno di lamiera in piena estate, portò in poche settimane al collasso fisico dell’uomo, che morì tra il caldo insopportabile e la privazione di cure.
Il sequestro Crosetto si colloca nella fase storica in cui l’Anonima sequestri, in particolare la ’ndrangheta operante nel Nord Italia, stava perfezionando tecniche di segregazione e negoziazione basate sulla coercizione psicologica e fisica delle vittime. Dal punto di vista criminologico, questa tipologia di reato aveva effetti che travalicavano il danno individuale, incidendo profondamente sul tessuto economico e sociale: creava insicurezza diffusa, ostacolava l’attività imprenditoriale e alimentava la sfiducia nelle istituzioni. Nel caso Crosetto, il ritrovamento del corpo avvenne solo nel maggio del 1983, grazie alla collaborazione di un pentito, e segnò una frattura significativa nel muro di omertà che fino ad allora aveva protetto le strutture criminali responsabili.
Questa vicenda, oltre alla sua dimensione umana e familiare, costituisce un’importante occasione di riflessione per il mondo della scuola. Studiare il caso Crosetto permette di comprendere in che modo la violazione sistematica dei diritti fondamentali, in primis il diritto alla vita, alla libertà e alla dignità, non sia solo un dramma individuale, ma anche un attacco all’intera comunità. Analizzare episodi come questo con metodo storico e scientifico contribuisce a sviluppare consapevolezza e senso critico, strumenti indispensabili per prevenire il ripetersi di simili tragedie.
Ricordare Lorenzo Crosetto significa quindi non solo onorare la memoria di un uomo ingiustamente privato della libertà e della vita, ma anche riaffermare il principio secondo cui la memoria storica, quando è sostenuta da un’analisi rigorosa, diventa il primo argine contro la violenza organizzata. È un atto di giustizia verso le vittime e una lezione di responsabilità civile per le generazioni presenti e future.
“Non si può più essere felici veramente se hai vissuto tutto questo orrore, tutto questo dolore di quelli che rimangono.” (Letizia Battaglia)

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