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La Reggina e la filosofia del numero 10: si ritira Nakamura, icona intercontinentale degli anni migliori

di Paolo Ficara – Il Baggio d’Oriente. L’epopea calcisticamente migliore della Reggina, legata ai nove anni di Serie A, è caratterizzata dalla innata passione del patron Lillo Foti per i numeri 10. Merce sempre più rara nel calcio attuale, dopo la sovrabbondanza di anni ’90 ed inizio secolo.

Tra i numeri 10 di “provincia”, spicca Ciccio Cozza. Abbiamo avuto anche Franco Brienza. Qualche tempo prima, in Serie B e per pochi mesi, fu Totò Criniti ad accendere la fantasia. Andrea Pirlo, preso 20enne in prestito nel 1999 quando agiva appunto da fantasista, rappresenta l’anello di congiunzione tra il 10 da provincia e la star assoluta nella storia della Reggina. Quella star inseguita per l’intera estate del 2000, con Roberto Baggio. Qualche anno dopo toccò ad Antonio Cassano, più in sordina.

L’unica star da copertina, inseguita e portata con convinzione a Reggio Calabria da Lillo Foti, è Shunsuke Nakamura. Appena ritiratosi all’età di 44 anni.

Circa il viaggio in Giappone si è detto tanto. Il presidente che si rivolge in dialetto ad un 24enne fino a pochi mesi prima opzionato dal Real Madrid. L’abbraccio con il massimo dirigente degli Yokohama Marinos, che manda in ambasce il servizio di sicurezza. Poi l’arrivo a Milano, con Massimo Giletti che presenta Nakamura alla stampa nazionale. Il volto all’epoca di Raiuno scende poi in Calabria, per far pronunciare al talento giapponese le parole “mi scialai davanti al pubblico del Granillo in visibilio, in occasione dell’amichevole tra Reggina e Dinamo Zagabria.

Ciò che Nakamura ha dato alla Reggina va molto oltre il Roberto Baggio inseguito e non preso, due estati prima. Una sala stampa lunga e strettissima, al centro sportivo Sant’Agata, viene immediatamente allargata per far posto al massiccio afflusso di giornalisti giapponesi, e dotata per la prima volta di una connessione internet. La curiosità della stampa nipponica si spinge al punto da realizzare un servizio circa l’installazione di una scala, che tutt’oggi conduce verso il tetto della medesima sala stampa.

Un vissuto quotidiano di quelle settimane, decisamente minuscolo rispetto alla fama acquisita dal marchio Reggina nel Sol Levante. Una nazione che fino a quel momento, nel calcio, era famosa solo per la produzione del cartone animato Holly e Benji e di qualche videogioco, vedeva il massimo simbolo del proprio talento sbarcare in Europa. E confrontarsi con i giganti di quello sport.

In tutto ciò, non sarebbe corretto evitare di soffermarsi sull’aspetto tecnico. Parlando di Shunsuke Nakamura, spesso si è fatto riferimento alla collocazione non chiara in campo. Forse soltanto Gigi De Canio ne ha esaltato le doti, collocandolo in mezzo al campo per lanciare le frecce Diana, Falsini o Di Michele. Centrocampista, trequartista o mezzapunta esterna, ma il concetto principale rimane uno: quello di Nakamura è il più forte piede sinistro mai visto con la casacca della Reggina.

L’operazione tecnica e commerciale più azzeccata in 108 anni (e mezzo) di storia.

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