Lo Stretto di Messina, o di Scilla e Cariddi (secondo il prof. Amato) o ancora di Odisseo (come suggerito dal dr. Vitale) con una ridenominazione che da un registro puramente geografico si riposizionerebbe su di un piano mitologico e letterario, comunque lo si voglia chiamare, è un unicum particolarissimo dal punto di vista della biologia marina. Tralasciando la sua storia e i suoi miti, quindi limitandoci alla geografia, è un punto di contatto, e di congiunzione e scambio tra due bacini marini, quello ionio a sud e quello tirrenico a nord, con diverse caratteristiche geomorfologiche dei loro fondali e anche diversità fisico-chimiche delle loro acque. Da ciò derivano tutti quei fenomeni correntizi e di instabilità che rendono suggestiva e precaria la navigazione a vela, come anche la particolarità della fauna acquatica e il fenomeno dello spiaggiamento di specie abissali. Ormai si conosce quasi tutto del nostro Stretto, ma non è una conoscenza diffusa: nel senso che l’abitante delle sue sponde, pur ammaliato dal suo paesaggio e cullato dalla sua storia e dai suoi miti, non ha sviluppato una vera cultura del mare. L’espressione “città sul mare ma non città di mare”, per quanto abusata e usata spesso a sproposito, in effetti contiene una verità sconfortante.
Queste considerazioni possono essere poste a punto di partenza del percorso culturale che ha determinato la firma di un protocollo d’intesa tra la Sezione di Reggio Calabria della Lega Navale Italiana e la Fondazione Mediterranea per lo sviluppo di studi e ricerche sulla biologia marina nell’Area dello Stretto. Naturalmente il protocollo non si limita alla promozione della ricerca, vista in funzione anche divulgativa e didattica, ma prevede che tutto quanto prodotto si trasformi in un vantaggio territoriale sotto forma di impulso a tutte le attività, sociali o commerciali, che abbiano attinenza con la cultura del mare. La stipula si è concretizzata con la firma apposta in calce al documento da parte di Antonino Nicolò, presidente della Sezione reggina della Lega Navale, e Vincenzo Vitale, presidente della Fondazione Mediterranea.
Volutamente dagli obiettivi del protocollo è stato eliminato qualsiasi accenno al problema dei trasporti sullo Stretto e a quello del suo attraversamento stabile. Non per disinteresse al tema, attualissimo e fondamentale, ma per evitare che la sua forza attrattiva distolga l’attenzione dal vero scopo della partnership. Di durata quadriennale e rinnovabile, il protocollo prevede la nascita di un Comitato, di durata biennale e rinnovabile, pariteticamente composto da rappresentanti della Lega e della Fondazione, con la presidenza assunta dalla Lega e la segreteria operativa dalla Fondazione.