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Sciopero dei Direttori della Giustizia Proclamato per il 20 Settembre: Anche il Distretto di Reggio Calabria Parteciperà

Il 20 settembre è la data fissata per lo sciopero dei direttori giudiziari, una mobilitazione che vedrà coinvolti tutte le unità su scala nazionale. Anche i direttori del distretto di Reggio Calabria si uniranno alla protesta, segno della diffusa insoddisfazione che attraversa l’intero comparto.

Questi professionisti, laureati e specializzati, svolgono funzioni di grande responsabilità e sono considerati una vera e propria “cerniera” tra i dirigenti e il resto del personale giudiziario. Il loro ruolo, definito dal decreto ministeriale del 9 novembre 2017, include mansioni cruciali come la direzione e il coordinamento del personale, attività ispettive, rappresentanza degli interessi dell’amministrazione e molto altro. Tuttavia, le ragioni della protesta affondano le radici nella recente decisione ministeriale di far confluire i direttori nella stessa area funzionale dei funzionari giudiziari, eliminando di fatto il profilo professionale del direttore.

La proposta di riforma, delineata nella bozza del 25 luglio 2024 dell'”Ordinamento professionale del personale non dirigenziale dell’amministrazione giudiziaria”, comporterebbe un accorpamento che non terrebbe conto delle specifiche competenze e funzioni dei direttori. Questi verrebbero inglobati nella famiglia dei servizi amministrativo-contabili dell’area funzionari, con il rischio di una sostanziale dequalificazione.

La vicenda ha suscitato grande preoccupazione all’interno della categoria, che in data 11 Settembre 2024 si è ritrovata a manifestare davanti alla Corte di Cassazione, soprattutto perché sembra violare il principio di professionalità previsto dall’art. 52 del decreto legislativo n. 165 del 2001, che garantisce ai lavoratori il diritto di mantenere le mansioni per le quali sono stati assunti. Inoltre, il contratto collettivo del comparto “funzioni centrali” per il triennio 2019-2021, invece di tutelare i direttori, li ha relegati alla terza area (quella dei funzionari), mentre la quarta area, destinata alle elevate professionalità, è rimasta vuota. Il paradosso sta nel fatto che i cancellieri, precedentemente inquadrati in seconda area, sono stati promossi a “funzionari”, equiparandosi di fatto ai direttori, con la conseguente frustrazione della categoria.

Al centro della protesta, oltre alla questione dell’inquadramento, vi è anche la mancata possibilità di riconoscere adeguate indennità di posizione organizzativa, previste dall’articolo 15 del contratto collettivo, e spesso negate ai direttori all’interno del Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria.

Questa mobilitazione non riguarda solo il riconoscimento economico, ma rappresenta una battaglia per la tutela della professionalità e delle competenze acquisite dai direttori giudiziari nel corso degli anni. I principi del pubblico impiego dovrebbero puntare sulla valorizzazione del merito e sull’incentivazione della qualità delle prestazioni lavorative, ma la riforma sembra andare in direzione opposta, omologando ruoli e funzioni diverse in un unico calderone.

L’interrogativo che molti si pongono ora è se il Ministero della Giustizia interverrà per salvaguardare il ruolo dei direttori e se verranno trovate le risorse necessarie per il loro giusto inquadramento.

 

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