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Inchiesta “Ikaros” su immigrazione clandestina: Cassazione riqualifica accuse in “tentato favoreggiamento” a quattro avvocati di Crotone

La Corte di cassazione ha reso definitiva la condanna per quattro avvocati di Crotone per associazione a delinquere nell’ambito dell’operazione “Ikaros”, scattata il 17 febbraio 2021 su indagini della Squadra mobile di Crotone. Annullate invece diverse accuse di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, riqualificate in “tentato favoreggiamento”, con un conseguente ridimensionamento delle pene.

L’inchiesta, che ha coinvolto quattro avvocati del foro di Crotone, mediatori culturali, funzionari della Prefettura e cittadini stranieri, aveva svelato un sistema di falsificazione della documentazione per fare ottenere permessi di soggiorno. Secondo l’accusa, i professionisti – Salvatore Falcone, Irene Trocino, Sergio Troilo e Gabriella Panucci – avrebbero presentato pratiche per il rilascio di permessi a persone non presenti in Italia, grazie a firme false e certificazioni contraffatte.

In primo grado gli avvocati erano stati condannati a pene tra i 4 e i 10 anni per associazione a delinquere e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina; condanne confermate a maggio 2024 dalla Corte d’Appello, che aveva però dimezzato la pena a Falcone (a 5 anni e 6 mesi) e ridotto quella di Panucci (4 anni, 6 mesi e 15 giorni). La Suprema Corte nella sentenza arrivata nella tarda serata di ieri, ha confermato l’associazione a delinquere ma, accogliendo in parte le argomentazioni difensive, ha stabilito che non vi fu un effettivo favoreggiamento dell’ingresso irregolare, poiché i presunti migranti non erano mai giunti in Italia.

Per questo l’accusa è stata derubricata in tentato favoreggiamento, con rinvio in Appello per il riesame anche dei reati di falso. Analoga decisione per gli stranieri e i mediatori coinvolti: Mohammed Khasro e Lebkachi Rachida.

Rideterminata la condanna per Mahmoudzadeh Edris a 3 anni e 10 mesi mentre sono stati respinti i ricorsi della Procura generale, di Intzar Ahmed (condannato a 1 anno e 6 mesi) e Alfonso Bennardis (9 mesi). La pronuncia della Cassazione comporterà una sensibile riduzione delle pene, evitando così la detenzione effettiva per la maggior parte degli imputati.

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