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I Cavalieri Templari e i Cavalieri di Malta nella storia di Reggio, con gli “Amici del Museo”

Sono ripresi, nella sede sociale dell’Associazione “Amici del Museo di Reggio Calabria” in via della Giudecca, 18, gli incontri del ciclo «Storia, Archeologia, Territorio”.. Il primo di questi incontri è stato tenuto dal presidente dell’Associazione, prof. Francesco Arillotta, con una conversazione sul tema “i Cavalieri Templari e i Cavalieri Gerosolimitani a Reggio”.

Il relatore ha in iniziato ricordando la storia gloriosa e drammatica dell’Ordine dei Cavalieri del Tempio, fondato a Gerusalemme, nel 1118, da Ugone da Pagani, che aveva lo scopo di difendere i luoghi consacrati alla Cristianità, ma anche di aiutare e si proteggere una le migliaia di pellegrini che da ogni parte d’Europa si dirigevano verso la Città Santa. Arillotta ha evidenziato come questo quest’Ordine che ben presto diventò una autentica potenza militare ed economica. Finché, agli inizi del XIV secolo, re Filippo il bello di Francia, sollecitato da sue esigenze soprattutto finanziarie, non decise di contrastarlo, fino ad arrivare al suo scioglimento. Accusati di ogni ignominia, ma soprattutto di eresia, i Cavalieri Templari in tutta Europa furono perseguitati ed in molti casi condannati al rogo, come avvenne 18 marzo 1314, quando il Gran Maestro dell’Ordine, Jacques de Molay, e altri alti dignitari, a Parigi, furono arsi vivi.

Con il consenso, per motivi politici, di Papa Clemente V.

Entrando in nel vivo del tema, Arillotta è partito dalla constatazione, sostenuta dagli studi di eminenti ricercatori (Bianca Capone, Gaetano Lamattina: e altri), che i Cavalieri Templari usavano realizzare, nelle città in cui operavano, una mansio interna al centro urbano, destinata all’assistenza dei pellegrini, ed una esterna, con funzioni di mercato. E gli stessi studiosi affermano che la prima era quasi sempre dedicata alla loro protettrice Santa Margherita d’Antiochia, e la seconda a San Pietro o San Marco.

Rifacendosi alla storia urbanistica medievale di Reggio, sono stati presentati due tratti dell’area urbana, una al centro dell’antica città, dove è attestata la presenza di un ospedale, che poteva anche accogliere persone di passaggio. E questa struttura era intitolata a Santa Margherita d’Antiochia, ed è rimasta in funzione fino al terremoto del 1783. L’altra era una chiesa dedicata a San Marco, posta immediatamente fuori la cinta muraria, all’uscita da Porta Mesa.

Queste due realtà, secondo Arillotta, sono da ascriversi all’iniziativa dell’Odine dei Templari.

Allargando lo sguardo al territorio provinciale, Arillotta ha segnalato che il santo patrono dell’Ordine era Giovanni Battista, e che i due approdi a nord e a sud della città, le due ‘Fossa’ erano entrambe intitolate a questo Santo. Altra significativa testimonianza la troviamo a Seminara, centro nevralgico a cavallo della Via Popilia, che presenta, all’interno dell’antico centro urbano, un ospedale, e all’esterno, anche qui, una chiesa dedicata a San Marco. Ma l’elemento più importante è costituito dal fatto che l’antico paese, andato distrutto nel 1783, era caratterizzato da solo tre porte in direzione est, ovest e sud, ed attraversato da due strade che formavano in maniera molto singolare, una grande T: il TAU adottato dai Templari come loro simbolo?

Passato a ricordare i Cavalieri di Malta reggini, Arillotta ha presentato gli stemmi di alcune di queste famiglie: Barone, Bosurgi, Laboccetta, Melissari, Monsolino, Diano, Parisio, Logoteta, eccetera ed ha ricordato in particolare le figure del Grand Priore Giovanni Bosurgi e del Gran Balì Antonio Nesci.

Ultimo ricordo: la statua funeraria del capitano della cavalleria maltese, frà Giuseppe Monsolino, una volta presente nel complesso funerario della famiglia nella chiesa dell’Eremo, ed oggi posseduta, in maniera controversa, dagli eredi di Francesco Maria Ricci.

 

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