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“Restanza. Il futuro che scegliamo”: a Catanzaro dati, idee e testimonianze per trasformare il restare in sviluppo concreto

Che cosa significa, oggi, scegliere di restare? E come può la restanza smettere di essere uno slogan identitario per diventare una scelta concreta, capace di generare lavoro, innovazione e futuro?
A queste domande ha provato a dare risposte l’incontro “Restanza: il futuro che scegliamo”, promosso dal Movimento Giovani Imprenditori di Confartigianato Calabria, svoltosi mercoledì 17 dicembre presso il Complesso Monumentale San Giovanni di Catanzaro.
Un pomeriggio di confronto partecipato che ha riunito giovani imprenditori, influencer, amministratori locali, esperti e rappresentanti del mondo produttivo, con l’obiettivo di ridefinire il significato del restare come scelta attiva, consapevole e generativa, soprattutto nei piccoli comuni e nelle aree interne della regione.
I lavori sono stati aperti dal Presidente del Movimento Giovani Imprenditori di Confartigianato Calabria, Ivan Muraca, che ha introdotto il tema della restanza come una responsabilità collettiva e una scelta imprenditoriale consapevole. Muraca ha sottolineato come l’artigianato e le micro e piccole imprese rappresentino un presidio fondamentale nei territori, soprattutto nelle aree interne, e come la sfida oggi sia passare dal racconto delle difficoltà alla costruzione di condizioni reali per consentire ai giovani di restare, investire e innovare.
A seguire, l’analisi su “I giovani imprenditori in Calabria”, a cura di Licia Redolfi, dell’Osservatorio MPI di Confartigianato Calabria, ha restituito una fotografia aggiornata del contesto economico e demografico regionale. È emerso un quadro segnato da crisi ricorrenti, da una forte incertezza strutturale e da una preoccupante glaciazione demografica, che incide sulla disponibilità di forza lavoro, sul ricambio generazionale e sulla capacità delle imprese di reperire personale qualificato. Allo stesso tempo, è stata evidenziata però la forte propensione dei giovani calabresi a fare impresa, superiore alla media nazionale.
Cuore dell’incontro è stato il panel “Restanza: rimanere per creare valore. Le imprese che restano”, dedicato al dialogo tra innovazione e tradizione, tra scelte individuali e responsabilità collettive, e alle opportunità concrete che la Calabria può offrire a chi decide di investire nei propri luoghi d’origine.
Il dibattito, moderato dalla giornalista Giulia Zampina, ha messo in evidenza la necessità di costruire ecosistemi territoriali in grado di sostenere l’impresa giovanile, favorendo connessioni tra pubblico e privato, locale e globale, tradizione e innovazione.
Noemi Spinetti, seguitissima content creator, ha portato una testimonianza personale e generazionale, raccontando il valore del rientro e della costruzione di un percorso professionale in Calabria. La sua esperienza ha messo in luce come il digitale e i nuovi linguaggi possano diventare strumenti efficaci per raccontare il territorio in modo autentico, superando stereotipi e creando nuove opportunità economiche e culturali. La restanza, in questo senso, si configura come una scelta capace di coniugare identità, creatività e visione.
Dal punto di vista delle istituzioni locali, Davide Zicchinella, Sindaco di Simeri Crichi, ha evidenziato il ruolo centrale dei Comuni nel rendere possibile la restanza. Servizi, infrastrutture, semplificazione amministrativa e ascolto delle imprese sono elementi fondamentali per costruire contesti favorevoli a chi sceglie di restare. Le amministrazioni locali, ha sottolineato, devono agire come alleate dei giovani imprenditori, accompagnandoli in percorsi di crescita che rafforzino le comunità e contrastino lo spopolamento.
Giusi Crimi, amministratore di Entopan, ha illustrato come l’impresa innovativa e responsabile possa svolgere un ruolo decisivo nello sviluppo territoriale. L’esperienza di Entopan dimostra che è possibile fare impresa in Calabria con uno sguardo internazionale, investendo su capitale umano, competenze e reti collaborative. In questa prospettiva, la restanza diventa un modello concreto di sviluppo sostenibile, capace di generare impatto sociale oltre al valore economico.
A chiudere il panel, il presidente Muraca che nel suo intervento ha ribadito come la restanza non debba essere interpretata come una rinuncia, ma come una strategia di sviluppo. Restare significa scommettere su qualità, filiere locali, sostenibilità e relazioni, costruendo imprese capaci di competere senza rinnegare il legame con il territorio. In questa prospettiva, l’impresa artigiana diventa un laboratorio di innovazione diffusa e un motore di coesione sociale.
Un contributo centrale alla riflessione è arrivato dal sociologo Chico Piterà, che ha guidato il talk “Le parole della Restanza”, aprendo il confronto con gli imprenditori presenti, proponendo una lettura della restanza come rivoluzione culturale, prima ancora che economica.
Piterà ha sottolineato come scegliere di restare sia spesso una decisione emotiva e identitaria, ma affinché diventi sostenibile deve trasformarsi in una scelta consapevole, supportata da relazioni, competenze e reti. In un contesto segnato da dati demografici ed economici preoccupanti, la restanza non può essere affidata al sacrificio individuale, ma deve diventare un progetto collettivo.
Secondo Piterà, fare rete, non sentirsi soli, costruire alleanze tra imprese, istituzioni e comunità è la condizione necessaria per trasformare la permanenza in opportunità.
La Calabria può ribaltare la propria narrazione, valorizzando ciò che funziona e costruendo un modello di sviluppo originale, non basato sull’inseguimento di altri territori ma sulle proprie peculiarità.
Le conclusioni sono state affidate a Ivan Muraca, che ha ribadito come la restanza non sia un atto romantico o nostalgico, ma una scelta progettuale che richiede politiche mirate, infrastrutture adeguate, formazione e una forte alleanza tra istituzioni, imprese e territorio.
«La restanza è il coraggio di trasformare le radici in futuro, costruendo comunità, opportunità e innovazione nei luoghi che scegliamo di abitare».
L’esito dell’incontro è chiaro: le energie e le competenze ci sono, così come la volontà dei giovani di restare o tornare. La sfida ora è creare le condizioni strutturali affinché questa scelta diventi sostenibile, generando sviluppo, lavoro e coesione per la Calabria di domani.

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