«Tra le nostre missioni, oltre a stare vicini alle famiglie e alle vittime della strada, c’è quella di trasmettere messaggi sulla sicurezza stradale. La nostra battaglia è orientata a fare finire questa strage quotidiana. Per questo siamo lieti ogni volta che alla nostra voce si unisce quella di qualche altra associazione». Così Alberto Pallotti e Biagio Ciaramella, rispettivamente presidente e vicepresidente dell’Associazione Unitaria Familiari e Vittime della Strada ODV e dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada ODV, ed Elena Ronzullo, presidente dell’Associazione Mamme Coraggio e Vittime della Strada ODV, che aggiungono: «Siamo onorati di ospitare nella prossima diretta su Facebook, Youtube e Linkedin il presidente dell’associazione Basta vittime sulla strada Statale 106, Fabio Pugliese».
La diretta si terrà l’1 marzo, alle 21.30. Sotto la regia di Biagio Ciaramella, il giornalista Dino Stefano Frambati modererà il dibattito, che avrà per oggetto la situazione della Strada Statale 106 jonica, che si estende per 480 km da Reggio Calabria a Taranto, percorrendo tutta la costa jonica di Calabria, Basilicata e parte di quella pugliese. In Calabria è conosciuta come la “strada della morte”, a causa dei terribili incidenti stradali che puntualmente la insanguinano. Di recente l’Associazione Basta vittime sulla strada Statale 106 ha presentato un rapporto dal quale emerge che dall’1 gennaio del 2013 al 31 dicembre del 2022 su quella maledetta strada sono morte 225 persone, tra le quali 156 uomini e 49 donne. Maglia nera è la provincia di Cosenza con 67 vittime. Seguono Reggio Calabria con 57, Catanzaro con 46 e Crotone con 35. Le fasce di età più coinvolte sono quella che va dai 16 ai 25 anni e quella con soggetti con età superiore ai 66 anni.
«Il comitato scientifico del Centro studi analisi e ricerca della organizzazione di volontariato “Basta vittime sulla strada Statale 106” ha donato alla Calabria, e in particolare agli amministratori tutti, uno strumento straordinario che fa il punto, con una serie di dati, su quelli che sono in assoluto i posti più pericolosi della strada Statale 106», spiega Fabio Pugliese, presidente dell’associazione Basta vittime sulla strada Statale 106, «Questo rapporto rappresenta un valore informativo importantissimo per gli enti e le istituzioni, che dovrebbero compiere tutte le azioni necessarie per risparmiare le vite delle persone. Ma è anche la prova conclamata che l’associazionismo più virtuoso funziona e costituisce un bene prezioso per la collettività».
«Fabio Pugliese e la sua associazione fanno un grande lavoro per la sicurezza stradale del loro territorio», dicono Pallotti, Ciaramella e Ronzullo, «Siamo lieti di ospitare nelle nostre trasmissioni lui e tutte le persone che lottano per la sicurezza stradale in tutta Italia. Più se ne parla e meglio è».
«La nostra forza è avvisare la gente di quello che accade sulle strade italiane», aggiunge Biagio Ciaramella, «lo facciamo con tutti i mezzi a nostra disposizione: con articoli di giornale, le trasmissioni, andando nelle scuole o ai convegni e così via. A volte, però, troviamo tanta indifferenza. Forse perché, purtroppo, siamo sempre gli stessi a parlare. E anche perché la gente pensa che le tragedie capitino sempre agli altri. Noi sappiamo cosa significa perdere un proprio caro sulla strada, cosa succede dopo, sappiamo che è un tunnel senza uscita e siamo condannati all’ergastolo del dolore. Sappiamo anche che, in quei momenti brutti, si avvicinano tante persone il cui unico pensiero è lucrare sulla disgrazia. Per questo ci battiamo perché le strade diventino sicure e le norme del codice della strada e sull’omicidio stradale vengano applicate», continua, «Ci costituiamo parte civile nei processi a spese nostre, ma così riusciamo a stare accanto alle famiglie e alle vittime della strada e lottare insieme a loro per la giustizia. Il nostro progetto è fare in modo di non vedere tanti morti sulle strade. Ma in questo ci sentiamo un po’ inermi, perché chi dovrebbe stare a sentire la nostra voce, e cioè la gente e lo Stato, non ci ascolta. Eppure, un morto sulla strada costa di più che aggiustare una buca o fare dei lavori per mettere la viabilità in sicurezza. Allora, perché non prevenire? Inutile aspettare che muoia qualcuno e poi fare una battaglia contro la sua famiglia, in modo che il morto abbia sempre torto. È ora che tutti, cittadini e istituzioni, si attivino per mettere fine a queste tragedie».