di Roberta Mazzuca – Continuano proteste e malcontenti avanzati da commercianti e residenti che, ogni giorno, popolano le strade di via XXIV Maggio, nella ormai “impraticabile e pericolosa” città di Cosenza. Già, perché se proprio così viene definita la zona dagli stessi cittadini che la abitano, non diversamente potrebbe essere apostrofata la città intera, in cui problemi, disagi, e cattiva gestione si ripropongono sempre uguali a se stessi e con le medesime modalità. Cambia il luogo, ma l’esasperazione rimane. E a manifestarla, nel pomeriggio di ieri, un gremito gruppo di cittadini, nuovamente a confronto con la Commissione Quartieri del Comune di Cosenza. Presenti all’incontro, dunque, la presidente della Commissione Alessandra Bresciani, e diversi consiglieri, come la delegata alla Cultura Antonietta Cozza, il capogruppo del PD Francesco Alimena, l’opposizione di Bianca Rende. A tornare nel suo ruolo di assessore e mostrare subito la sua partecipazione ai disagi dei cittadini anche Francesco De Cicco, recentemente coinvolto nell’inchiesta “Reset” e appena scarcerato dagli arresti domiciliari. Avvicinato dai nostri microfoni, non ha inteso rilasciare alcuna dichiarazione, certo che “sarà il tempo a parlare al posto mio”.
Rifiuti, decoro urbano, buche, viabilità, e mille altre criticità sono state messe in evidenza in una sorta di “tour del quartiere”, che ha avuto inizio nel punto d’incontro simbolo di malaffare e degrado, l’Hotel Centrale. Chiuso ormai da anni dopo le inchieste della magistratura che hanno coinvolto il suo proprietario Mimmo Barile, è oggi simbolo non soltanto di una “Cosenza del malaffare”, ma anche del degrado e dell’abbandono di cui la città è già maestra. Non stupiscono, dunque, le carcasse di rifiuti ammassate attorno alla struttura, mentre passanti e giovani con i loro amici a quattro zampe vi giocano in mezzo senza scomporsi di una virgola, come bambini in territorio di guerra abituati a divertirsi su detriti e distruzione. Il degrado come normalità e abitudine, la sporcizia come compagna di vita, l’inciviltà ma anche la cattiva gestione pubblica come tema ricorrente. Non stupiscono, dunque, neanche le condizioni in cui l’ormai fatiscente struttura versa, pericolante, pericolosa, e discarica abusiva essa stessa. Accanto, un capannone abbandonato e fatiscente anch’esso, ricolmo, ancora una volta, di rifiuti di ogni sorta.
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Un tour, insomma, che ripropone, quasi allo sfinimento per occhi, orecchie e olfatto, gli stessi atavici problemi di sempre. Un tour che non parla di nulla di nuovo, se non della totale inciviltà che regna sovrana in territorio bruzio, della totale noncuranza delle amministrazioni vecchie e nuove, della totale mancanza di prospettiva di una città che sprofonda sempre più nel suo disagio. E a pagarne le conseguenze, in termini di benessere, di lavoro, e di serenità, sono proprio i suoi cittadini. Come una commerciante, esasperata ma agguerrita, che lamenta, oltre a tutto il resto, anche la totale mancanza di controlli da parte delle forze dell’ordine rispetto alla sosta selvaggia, altra sovrana impunita del mondo bruzio: “Quando chiamiamo la polizia, non rispondono quasi mai”.
E scoppia la querelle con alcuni membri della polizia municipale presenti all’incontro: “Le sue sono polemiche sterili, non voglio ascoltarla”. “La polizia municipale non fa il suo dovere”, ribatte animatamente la signora, che denuncia le continue chiamate e richieste rimaste sempre inascoltate. E se è vero che la polizia di Cosenza versa anch’essa in una tragica condizione che la vede priva di risorse e personale, è pur vero che rimane compito del Comune e delle forze dell’ordine assicurarsi che in una città vengano rispettate le regole senza che a pagarne debbano essere i cittadini onesti e civili.
E se è pur vero che la polizia lavora oggi in condizioni di grandissima difficoltà, con “sole 30 persone che girano in 4 turni”, precisa il poliziotto, è anche vero che, come quotidianamente raccontano alla nostra testata diversi cittadini, capitano non di rado situazioni in cui, chiamati finanche da persone disabili che trovano auto parcheggiate negli spazi a loro riservati, il modus operandi non è multare, ma “avvisare” chi le regole ha trasgredito di “non farlo più”. E forse sta proprio qui quella mentalità “giustificazionista”, che fa sì che chiunque trasgredisca anche le più basilari regole possa sentirsi impunito e al sicuro, certo che “cavarsela” è parola d’ordine di questo grande e tortuoso ecosistema bruzio.
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Ed è sufficiente documentare, anche solo osservare, ad esempio, l’infinità di auto in divieto di sosta parcheggiate in ogni dove e, ovviamente, prive di multe se non in rari casi. E se è pur vero che l’inciviltà e la maleducazione non sono certo responsabilità dell’amministrazione, è anche vero che a quella stessa amministrazione tocca l’arduo compito di punire e, al contempo, sensibilizzare l’intero territorio al rispetto delle regole. “Siamo perfettamente d’accordo che siamo incivili, ma il controllo dov’è?”, afferma un signore. E arriva pronta la risposta della polizia municipale: “Se non abbiamo le telecamere non possiamo accusare nessuno, bisogna cogliere in flagrante”. “Abbiamo previsto nel nuovo piano dei rifiuti 54 fototrappole” – prende la parola il consigliere Francesco Alimena. “Sono piccole e invisibili, si piazzano a turno e si spostano. Stiamo aspettando l’approvazione del regolamento della Privacy. Il settore ha chiaro quali siano i punti da attenzionare, perché vengono chiamati continuamente per le bonifiche”.
“Bonificare e bonificare” anche la parola d’ordine dell’assessore De Cicco che, per quanto apprezzabile, non rappresenta la soluzione del problema. Ciò che principalmente è emerso, difatti, da questo lungo e dibattuto tour, è la mancanza di soluzioni immediate e incisive da parte dell’amministrazione. In una città in cui, peraltro, è presente un’emergenza igienico-sanitaria non di scarsa rilevanza che tutti sembrano non vedere, con topi di fogna e animali che hanno davvero preso il controllo di un territorio sovrastato dai rifiuti e da problemi che vanno ben oltre l’inciviltà di gettare una cicca di sigaretta per strada, come da questa testata ampiamente documentato, bonificare, fare sopralluoghi, dire “ce ne occuperemo” non elimina la fonte del problema.
Non risolve il fenomeno criminale dell’abbandono dei rifiuti, né la presenza di ratti portatori di malattie, non toglie dalle strade interi soggiorni, bagni, e cucine scaricati lungo le vie, non insegna il rispetto delle regole, non sensibilizza ma, al contrario, lascia gli impuniti liberi di riproporre la loro criminalità, che verrà poi, dopo settimane e settimane, bonificata per lasciarne spazio a una nuova ma identica. “Dobbiamo risolvere dalla fonte”, dice infatti un cittadino. E la dice lunga, sulla condizione di onestà e integrità a cui la città bruzia è stata abituata, il fatto che soltanto il 20% dei cittadini versi i tributi. La dice lunga la presenza di abusivismo in ogni campo: dagli allacci dell’acqua che sarebbero quasi tremila, ai parcheggiatori, ai venditori abusivi: “Qui esiste il divieto di vendita ambulante su isola pedonale. Siamo arrivati all’apoteosi, l’ambulante che minaccia chi ha l’autorizzazione a scaricare le merci con frasi del tipo ‘te ne devi andare, questo è il posto mio’”, denuncia ancora la signora. E prosegue: “Non abbiamo modo di attraversare con quel banchetto che sporge alla Credem. Abbiamo prodotto fotografie, commissioni, abbiamo fatto di tutto, abbiamo chiesto di intervenire e trovare una sistemazione a tutti gli ambulanti. Ad oggi non abbiamo risposte. Ad oggi si sono quadruplicati. Ad oggi è difficile perfino transitare”.
“A questo punto abbiamo deciso, noi 83 partite IVA, di aspettare un po’ di tempo, dopodiché ci mettiamo con i nostri banchetti davanti alle nostre vetrine a vendere il prodotto, senza emissione di scontrino fiscale e occupando il suolo pubblico abusivamente. Spegniamo le luci, usufruiamo delle luci pubbliche, e così siamo alla pari”, conclude provocatoriamente, in un ragionamento che non fa assolutamente una piega.
All’attenzione anche l’impraticabilità della strada, stretta e invasa dal traffico e dagli ennesimi parcheggi in doppia fila, e di cui i cittadini lamentano come conseguenza un assordante inquinamento acustico: “Quando il bus non riesce a passare a causa delle macchine che sostano in doppia fila, sentiamo clacson ininterrottamente anche per venti minuti di fila. È una situazione insostenibile”. E, neanche a farlo apposta, la scena si materializza davanti ai nostri occhi proprio mentre i cittadini la raccontano, producendo una prova inconfutabile e immediata.
Inciviltà, mancanza di personale, mancanza di controlli, e dunque mancanza di sicurezza. A questi problemi e a molti altri dovrà ovviare l’amministrazione Caruso, al timone ormai da un anno e che, in questi incontri, c’è da dirlo, dimostra se non altro l’intenzione di ascoltare i cittadini e occuparsi dei loro disagi. Disagi, però, manifestati troppe e troppe volte, da troppi e troppi anni, e che oggi necessitano di risposte concrete, repentine, incisive. Ci sarà davvero la volontà politica di rendere Cosenza una città civile o rimarranno bellissime promesse? Anche in questo caso, “il tempo parlerà al nostro posto”.