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Strage di Cirò Marina (KR) del 2007: quattro misure cautelari

Tra Ciro’ Marina, nel Crotonese, e istituti di pena italiani, il Ros dei carabinieri ha eseguito una ordinanza cautelare in carcere emessa dal gip di Catanzaro nei confronti di 4 indagati che devono rispondere della strage del 5 agosto 2007 a Ciro’ Marina (KR), veniva assassinato il reggente di una cosca di ‘ndrangheta, Vincenzo Pirillo, e reati tecnicamente definiti satellite. Le indagini, partite dalla messa a sistema delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, e di altri elementi indiziari acquisiti in altre vicende giudiziarie, tra cui il riascolto di intercettazioni prima e dopo la suddetta strage, hanno ricostruito un quadro indiziario nel solco di precedente procedimento penale su quell’evento, maturato nel contesto degli equilibri all’interno della cosca di ‘ndrangheta Farao-Marincola.

Il mandante della strage, il boss Cataldo Marincola, ha gia’ avuto una condanna in primo grado. Quel giorno di agosto di 18 anni fa, nei pressi del ristorante Eko di Ciro’ Marina (KR), Pirillo, all’epoca al vertice dei Farao-Manricola, venne colpito mentre si trovava all’interno di un esercizio commerciale colmo di avventori, e vennero ferite altre sei persone, tra cui una ragazzina minorenne.

Pirillo, dicono gli inquirenti, che gestiva la ‘ndrina per conto dei boss latitanti, aveva esteso eccessivamente la sua ingerenza negli affari illeciti della cosca, perseguendo anche interessi propri. Per questo i capoclan decretarono la sua morte, e vollero una azione eclatante, proprio per ripristinare il perimetro della effettiva leadership ‘ndranghetistica nel territorio.

L’indagine attuale ha consentito di ricostruire le responsabilita’ di altre 4 persone coinvolte nel delitto, con i diversi ruoli: uno dei presunti esecutori materiali, l’uomo che ha tenuto le comunicazioni tra il mandante e gli esecutori, colui che ha monitorato gli spostamenti della vittima, e colui che si sarebbe occupato di fornito le armi.

Gia’ nel maggio 2019, a conclusione di una indagine della Dda di Catanzaro, erano stati accusati dell’omicidio i vertici del clan: Cataldo Marincola, i fratelli Giuseppe e Silvio Farao e Giuseppe Spagnolo, quest’ultimo inizialmente indicato come esecutore materiale, gli altri quali mandanti. Nel processo che ne scaturisce, Marincola e Silvio Farao scelgono di essere giudicati con il rito ordinario, mentre Spagnolo e Giuseppe Farao optano per il rito abbreviato davanti al gup.

Nel primo caso la corte d’assise ritiene Marincola uno dei mandanti del delitto e lo condanna all’ergastolo, ma assolve Silvio Farao. Nel rito abbreviato a carico di Spagnolo e Giuseppe Farao entrano in scena tre collaboratori di giustizia e alla luce delle loro dichiarazioni il pubblico ministero chiede la condanna all’ergastolo per Peppe Spagnolo, ma anche l’assoluzione per Giuseppe Farao.

Tuttavia, alle dichiarazioni dei pentiti si aggiunge quella di Gaetano Aloe, fresco di collaborazione con la giustizia, che ribalta le carte e si autoaccusa dell’omicidio Pirillo asserendo di essere lui il killer del ristorante. Conferma, allo stesso tempo, che a dargli il mandato omicidiario e’ stato Spagnolo insieme a Marincola.

I difensori a quel punto sostengono che nessuno dei pentiti e’ credibile. Anzitutto perche’ attribuiscono a Spagnolo il ruolo di esecutore materiale mentre in realta’ il 5 agosto 2007 si trovava agli arresti domiciliari e aveva persino subito un controllo dei carabinieri.

Alla fine il giudice manda assolti sia Spagnolo che Giuseppe Farao.

Erano già detenute tre delle quattro persone a carico delle quali é stata eseguita l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip distrettuale di Catanzaro, su richiesta della Dda, nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio del boss di ‘ndrangheta Vincenzo Pirillo, di 50 anni, reggente della cosca di Cirò, ucciso nel 2007 mentre cenava insieme ad alcuni familiari ed amici in un ristorante del centro del Crotonese. Nella stessa occasione, sei persone che si trovavano nel locale rimasero ferite, tra cui una bambina di 11 anni.

Il provvedimento restrittivo é stato notificato in carcere a Vito Castellano, di 61 anni, Martino Cariati, di 45, e Salvatore Siena, di 68. É stato arrestato, invece, perché era libero, Franco Cosentino, di 51 anni.

Le indagini, svolte dai carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Crotone, si sono basate sulle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Gaetano Aloe, figlio dello storico capocosca di Cirò Nick Aloe, che si è autoaccusato del delitto asserendo di essere stato l’esecutore materiale dell’omicidio di Pirillo insieme a Franco Cosentino. Le altre tre persone destinatarie dell’ordinanza di custodia cautelare sono accusate di avere dato supporto ai due esecutori dell’omicidio, seguendo Pirillo nei suoi spostamenti, trovando le armi utilizzate per compiere l’agguato e mantenendo i contatti con l’allora latitante Cataldo Marincola, accusato di essere stato il mandante dell’assassinio di Pirillo e già condannato all’ergastolo.

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