Sulla ricerca avviata dal Centro studi Cresesm sulla devianza giovanile contemporanea interviene Franco Leone, sociologo presso l’Azienda Sanitaria Provinciale, già operatore nel Servizio Educazione Socio-sanitaria.
A cosa è imputabile il disagio giovanile?
<Certamente il disagio giovanile attuale è imputabile alla serie di fattori: credo che il disagio psichico, in età adolescenziale, si caratterizzi come problema multifattoriale. Esso riguarda ambiti legati alla sfera della realtà personale e socio-ambientale in cui il giovane vive e sviluppa la propria personalità>.
Quali sono le cause che fanno esplodere la violenza di adolescenti e giovani?
<Il fenomeno dell’agire violento da parte di alcuni giovani va inquadrato in ambito personale e sociale. Solitudine, mancanza di riferimenti, paura del confronto paritetico con l’altro sesso, subcultura patriarcale, stimoli negativi dai media, dilagare della pornografia, cultura dell’avere tutto e subito, disagio genitoriale, disvalori sociali; e inoltre consumismo affettivo, superficialità relazionale, agenzie educative primarie e secondarie silenti o inadeguate, che arrancano dietro a uno sviluppo repentino delle mode e dei consumi, guerre e offese alla natura e al creato, costituiscono i fattori di rischio in cui si innesta l’agire violento in generale>.
Vi sono altre concause?
<Una specifica attenzione va riservata al mondo dei social. Le nuove generazioni sono sottoposte a notevoli e molteplici impulsi negativi veicolati ad una velocità sorprendente dai mezzi tecnologici. A portata di pochi clic un mondo feroce e insano, deforme e bugiardo, disfunzionale e disvaloriale si offre alla mente dei giovani, deturpandone lo sviluppo e la coscientizzazione dei processi conoscitivi che prima avvenivano con gradualità e con l’accompagnamento di adulti e figure parentali-educative di riferimento>.
Vi sono giovani che fanno uso di sostanze allucinogene: spesso si registra la presenza di cani antidroga nelle vicinanze di alcuni istituti scolastici.
<L’uso di sostanze allucinogene stimola il bisogno di emulare i componenti del gruppo ed un senso innato di gregarietà per non distinguersi dal gruppo dei pari, rappresentano un enorme stimolo all’agire scorretto e autolesionista tipico di chi fa uso di sostanze psicotrope. Quindi, più che rafforzare, le droghe tendono a indebolire la rappresentazione del sé>.
Le agenzie educative svolgono un ruolo importante nella formazione dell’adolescente-
<Le agenzie educative primarie (famiglia) e secondarie (scuola, gruppi, associazioni, mondo religioso, ecc.) annaspano dinanzi alla velocità dei cambiamenti e delle mode. Senza demonizzare le tecnologie e gli stessi giovani, le agenzie educative devono confrontarsi con loro e accompagnarli con amore e con lo sforzo di capire i contenuti di cui essi si cibano, cercando di indirizzare la loro voglia di vivere verso mete nobili. Se i giovani hanno difficoltà a inserirsi armonicamente nella società forse è anche perché noi adulti gli stiamo costruendo un modo disvaloriale. Quindi bisogna fare anche un’onesta autocritica da parte nostra>.
In pratica gli adolescenti e i giovani vanno alla ricerca di cosa?
<La contrapposizione generazionale dovuta all’incomprensione crea un disagio comunicativo. Criticare sempre e solo, senza capire, ascoltare, cercare il buono e il bello che c’è nel cuore di tutti i giovani significa dichiarare guerra e rinchiudersi in una sterile autodifesa che a sua volta ricrea il circolo vizioso della incomunicabilità fra generazioni>.
Le agenzie educative si impegnano adeguatamente per la costruzione della persona?
<La scuola spesso viene indicata come il capro espiatorio su cui sfogare le delusioni e l’impotenza di noi adulti quando constatiamo il fallimento dell’approccio educativo. Certo, la scuola ha la finalità di formare informando, ma al tempo stesso ha quella di liberare le capacità dei singoli costruendo sulle potenzialità individuali, sfuggendo alla tentazione della rigidità dei programmi e dei comportamenti. La sfida sta tutta in questi termini: informare, rispettare, accompagnare, liberare. Se ai giovani non viene parlato questo linguaggio essi tenderanno sempre più a isolarsi, ad avere atteggiamenti autolesivi o di aggressione verso il gruppo dei pari e verso le figure considerate come “altre da sé “>.
La famiglia, la scuola e la pandemia cosa hanno provocato fra i giovani?
<Le figure degli specialisti sono fondamentali ma non devono sostituirsi alle figure parentali. Devono accompagnarsi vicendevolmente e stabilire strategie condivise fra scuola e famiglia, per aiutare il giovane a ricercare quell’equilibrio perduto. La pandemia ha notevolmente contribuito a creare solitudine e senso di spaesamento soprattutto negli adolescenti che maggiormente hanno bisogno di relazioni e integrazione nel gruppo dei pari>.
Gli adulti sono “incapaci” di dare ai giovani il buono esempio?
<Nessuno può dire di non essere all’altezza di un compito educativo insito nella natura umana. Intelligenza, umiltà, ascolto, proposta e testimonianza di valori vissuti e praticati da parte degli adulti sono sempre possibili. I giovani ci guardano sempre e ci giudicano dalla nostra coerenza e serietà. Si sentono traditi quando tra il dire e il fare si frappone sciatteria e noncuranza da parte degli adulti. Non si tratta quasi mai di salute mentale, ma di disagio personale e sociale. I disvalori tendono a suggerire di avere tutto e subito, a scapito dell’essere individuo di senso e di significato. La subcultura del possesso, la fragilità nell’accettare un rifiuto, la violenza verbale in famiglia e nel mondo dei media, tendono a scatenare l’agire violento>.
I cellulari, i social, gli smartphone sviluppano dipendenza fra i giovani?
<Stabilire ex-cattedra un orario per l’uso degli strumenti tecnologici è sciocco e controproduttivo oltre che impossibile e illusorio. Decidere insieme un uso adeguato e in momenti adeguati è molto più possibile e corretto. Confrontarsi poi sui contenuti appurati in rete dai giovani e dagli stessi adulti con cui convivono sarebbe poi un degno elemento di armonia esperienziale fra generazioni. I social sono per i giovani ciò che per noi era il telefono fisso o la corrispondenza cartacea qualche decennio fa. Ogni epoca ha le sue peculiarità positive e negative. Non bisogna criminalizzare il presente solo perché stupidamente ne abbiamo paura non riuscendone a leggere i contenuti in quanto precari nella formazione informatica. Lo psicoterapeuta -secondo me- senza il dialogo con le figure adulte parentali e non di riferimento del giovane, può essere utile ma non risolutivo>.
La sfera affettiva e sessuale come viene vissuta dai giovani?
<Quando tutta una cultura dilagante propone al giovane una visione dell’amore come cosa da ottenere, sempre e comunque, e non come progetto da costruire e condividere con un essere paritetico, allora si creano gli squilibri di cui la cronaca si riempie in questi tempi. All’amore inteso come donazione e incantamento stiamo sostituendo una visione dell’amore inteso come possesso e sfruttamento. La colpa di questo credo sia più degli adulti che dei giovani ai quali si propone una subcultura del successo, dell’avere, del piacere subito e comunque. Credo comunque che ogni epoca ha in sé gli strumenti per riprendersi e per non sprofondare completamente nel nulla>.