“Un altro mondo in questo mondo” è quanto rappresenta ed ha testimoniato il giudice Rosario Livatino durante la sua esistenza ed impegno di magistrato nel sociale per il bene di tutti, mostrando credibilità e coerenza tra fede cristiana e vita nonché unità della persona in ogni ambito e momento dell’esistenza. E tale unità vissuta in pieno da cristiano– come spiega l’introduzione della mostra- convinse i suoi avversari che l’unica possibilità che avevano per uccidere il giudice era quello di uccidere il cristiano.
Ecco perché Papa Giovanni Paolo II lo definì “martire della giustizia e indirettamente della fede” e per questo viene commemorato ogni 29 ottobre nel martiriologio. “Il suo esempio – come disse, poi, Papa Francesco, il quale autorizzò il 21 dicembre del 2020 la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto riguardante il martirio del giudice, aprendo la strada della sua beatificazione – sia per i magistrati stimolo a essere leali difensori della legalità e della libertà”.
Con questo piglio il Centro Culturale di Castrovillari “Angeloni”, con il patrocinio del Comune in collaborazione con la “Fondazione Meeting per l’Amicizia fra i popoli”, il Tribunale di Castrovillari, la Diocesi di Cassano, proporrà dal 6 al 12 dicembre, nel salone delle adunanze consiliari del palazzo municipale, la mostra itinerante “Sub Tutela Dei – Il giudice Rosario Livatino“- presentata all’edizione 2022 del Meeting di Rimini– che da alcune settimane sta già interessando e segnando più Città della Calabria coinvolgendo ed interrogando magistrati, avvocati, cittadini e studenti. “Sotto la tutela di Dio”: in queste tre parole (sintesi della mostra e sigla scritta a mano da Livatino sul frontespizio della tesi nelle agende) è riassunto pure il senso religioso, l’ideale di vita e di amministrazione della giustizia del “giudice ragazzino”, forte nel suo rigore morale dettato dalla fede.
Il percorso espositivo verrà presentato nella Sala consiliare del Palazzo di città del Comune del Pollino il 9 dicembre, alle ore 17, con l’introduzione del presidente del Centro culturale, Carla Bonifati, ed il saluto del Sindaco, Domenico Lo Polito.
Interverranno, per l’occasione, il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Castrovillari, Alessandro D’Alessio, gli avvocati dello stesso Foro: Irene Cesena e Francesca Straticò, Don Giovanni Maurello, parroco della Chiesa di San Girolamo, ed il Vescovo della Diocesi nonché Vicepresidente per l’Italia meridionale della Conferenza Episcopale Italiana, monsignor Francesco Savino.
I contributi ripercorreranno, come offre la mostra, la vicenda umana di Livatino assassinato brutalmente, a soli 37 anni, a colpi di pistola, per mano di sicari assoldati dalla Stidda (organizzazione mafiosa agrigentina che in quegli anni si opponeva all’egemonia di Cosa Nostra), il 21 settembre 1990 sulla Strada Statale 640 Caltanissetta-Agrigento mentre si recava, senza scorta, con la sua Ford Fiesta, in tribunale, e proclamato Beato, per martirium fidei, il 9 maggio 2021.
Il Suo sacrificio ha suscitato anche un percorso di conversione in uno dei killer, Gaetano Puzzangaro, che, in carcere, incontra nel 1993 Giovanni Paolo II con i genitori del giudice e al processo di beatificazione testimonia: “Non sapevo neanche chi fosse Rosario Livatino. Quella mattina speravo che non uscisse di casa o cambiasse strada. Eravamo poco più che ventenni. Ci avevano detto che il magistrato lavorava contro noi giovani. Soltanto dopo ho capito che quell’uomo stava lavorando per il nostro futuro”.
La mostra, il cui ingresso è libero, aperta dal 6 al 12 dicembre, si potrà visitare ogni giorno dalle ore 17 alle ore 19. Per le scuole saranno dedicati il 6,7,11 e 12 dicembre dalle ore 9,30 alle ore 12,30.
Le varie sezioni mostrano, a partire dal giorno dell’agguato e della sua uccisione, la sua educazione personale ed umana con riferimento alla sua famiglia, al contesto storico del suo tempo e alla sua profonda religiosità.
Si descrive pure la formazione e il suo operato come giudice, rilevando come al difficile contesto sociale ed alla scarsità di mezzi egli abbia risposto mettendo tutta la sua intelligenza, la sua passione, il suo impegno ed il suo estremo rigore professionale nella ricerca della verità e della giustizia al servizio del bene comune, tanto da attirare l’attenzione della mafia che decise, così, di sopprimerlo.
Nel suo lavoro Livatino era una persona che si interrogava molto: si chiedeva quotidianamente se aveva agito secondo gli ideali di fede. Una sua frase indimenticabile è: “Quando moriremo non ci sarà chiesto se eravamo credenti, ma credibili”. Ed ancora- per comprendere ancor più il suo operato- in una conferenza tenuta nell’aprile del 1986 su “Fede e Diritto” tra l’altro afferma: “Il compito del magistrato è quello di decidere. Orbene, decidere è scegliere e, a volte, tra numerose cose o strade o soluzioni. E scegliere è una delle cose più difficili che l’uomo sia chiamato a fare. Ed è proprio in questo scegliere per decidere, decidere per ordinare, che il magistrato credente può trovare un rapporto con Dio.... Un rapporto indiretto per il tramite dell’amore verso la persona giudicata… Il magistrato non credente sostituirà il riferimento al trascendente con quello al corpo sociale, con un diverso senso ma con uguale impegno spirituale.”
Nell’allestimento espositivo l’eredità consegnata dal magistrato senza dimenticare l’importante ruolo della Chiesa nella resistenza alla ndrangheta come rilancia un video di testimonianze di donne e uomini che in vari modi hanno conosciuto ed incontrato (chi fisicamente e chi attraverso i suoi scritti) Rosario Livatino.
Un’esistenza quella del giovane giudice siciliano piena, ricca di speranza con una intensa dedizione alla professione, vissuta in modo coerente e con una fede profonda e concreta, connotata da un alto e saldo senso civico nonché del dovere che riguardava pure la lotta quotidiana contro il malaffare.
Tutto, comunque, avvolto in uno sguardo compassionevole sull’Umano e sul limite che l’affligge, ma che la fede fa concepire in modo diverso creando un’esperienza di umanità diversa proprio come Livatino la verificava quotidianamente nella realtà.
L’augurio ed il messaggio, allora che si leva da quì- come è stato precisato da un magistrato durante una delle esposizioni della mostra in Italia-, è che possa accadere anche a noi quanto è avvenuto a molte persone le quali, pur in situazioni diverse (e talvolta opposte), si sono imbattute in Livatino: “precisamente vivere l’esperienza di un cambiamento, di una maggiore profondità di sguardo e di coscienza nonché di un più grande coraggio nell’affermare la verità, nell’affrontare i problemi e le sfide che pone il quotidiano.”