di Roberta Mazzuca – Prende il via il nuovo anno accademico dell’Unical, e lo fa con il botto, tra fastose presentazioni e incubate speranze, polemiche, contestazioni e voci di dissenso. Due i campi di battaglia, due le visioni, due le facce di un’unica e opacamente luccicante medaglia.
Così, questa mattina, mentre da un lato, al chiuso delle mura dell’Aula Magna nel Centro congressi “Andreatta”, figure di spicco della politica nazionale, regionale e cittadina, insieme alle autorità ecclesiastiche, civili, ed accademiche, presentavano e presenziavano all’inaugurazione del nuovo anno, fuori da quelle mura, sul Ponte Bucci, gli attivisti cosentini di “La Base”, del “Fronte della Gioventù Comunista” e dell’”Aula Studio Liberata” urlavano il loro dissenso, rispetto ad una “narrazione – hanno affermato – che vuole l’Unical come ateneo di riferimento e università leader nel Sud Italia”. Così l’hanno, difatti, descritta e raccontata il rettore Nicola Leone, insieme al ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, e alle altre personalità a cui è stata data voce durante la cerimonia. Una narrazione che i manifestanti, anch’essi studenti e ragazzi che ben conoscono e vivono le tante problematiche dell’ateneo, non hanno per niente condiviso, rifuggendo soprattutto da quelle “passerelle”, così le hanno definite, di un Governo dal quale non si sentono rappresentati.
Un campus internazionale e aperto al territorio: questi i due aspetti che il rettore Leone ha sottolineato durante il suo intervento, nel quale ha ribadito gli “straordinari risultati raggiunti dalla nostra Università e dalla Regione tutta”. 52 anni in cui l’Unical – ha sostenuto il Rettore – “svolge una missione sociale, di progresso, prima nella classifica CENSIS per servizi, prima in Italia per alloggi in corso, attenta alla sostenibilità ambientale, insomma un luogo ideale per lo studio, la ricerca e la vita studentesca”. Un’università aperta al mondo, ma che sostiene il territorio: “Siamo il primo ateneo del Mezzogiorno in quanto studenti stranieri iscritti. Ci impegniamo ad attirare personalità internazionali di spicco, come quella del professor Georg Gottlob, che diventerà da quest’anno professore di ruolo all’Università della Calabria. E ancora, abbiamo 47 spin-off attivi, il progetto ‘Tech4You’, ‘Cosenza open incubator’, ‘Unical per la sanità'”. Un lungo elenco, dunque, fatto sicuramente di risultati eccellenti, progetti ambiziosi, e nuove prospettive, che vanno dallo sport, alla cultura, alle offerte formative, con l’apertura dei nuovi corsi di Medicina e Infermieristica, e l’istituzione della prima Scuola di Specializzazione della Calabria, che il Rettore ha annunciato in anteprima nel corso del suo intervento.
Un elenco che rende orgogliosi e che fa luccicare gli occhi. Non è tutto oro, però, ciò che luccica. E, difatti, a questo racconto idilliaco si è contrapposto quello di studenti e manifestanti che, di tutta risposta, in questa controversa presentazione dibattuta in due differenti ring, hanno affermato: “Conosciamo bene la propaganda della governance guidata dal rettore Leone, che dipinge il nostro Ateneo come una delle migliori università per servizi offerti agli studenti, ma queste narrazioni cozzano con quella che è la realtà materiale, sia all’Unical che nel resto d’Italia. Con un sistema universitario in netta difficoltà, in cui il diritto allo studio è sempre più precario, in cui numerosissimi studenti delle classi popolari sono costretti ad abbandonare gli studi per il peso del carovita sulle spalle delle famiglie, i governi nazionali che si sono succeduti negli anni hanno sempre preferito tagliare fondi anziché aumentare le risorse destinate all’istruzione universitaria”.
“Gli effetti di queste manovre – hanno proseguito – sono davanti agli occhi di tutti: negli Atenei si registrano ritardi nello stanziamento delle borse, disagi nell’assegnazione degli alloggi e nessun tipo di aiuto agli studenti proletari, che non possono sostenere il costo di un’istruzione sempre più di classe, restandone di fatto esclusi. L’attacco alle fasce più deboli della popolazione da parte del governo, che ha raggiunto l’apice nell’ultimo periodo con il taglio del reddito di cittadinanza, rende sempre più vulnerabili i giovani che, complice la retorica di legittimazione nei confronti dei padroni, hanno sempre più difficoltà a trovare contratti regolari e lavoro non precario, vedendosi costretti ad emigrare o accettare salari da fame. L’Università non è fuori da queste dinamiche, si vede infatti una sempre più marcata differenziazione in Atenei di serie A e atenei di serie B, tramite l’assegnazione dei cosiddetti fondi premiali, stanziati alle università i cui progetti di ricerca soddisfano di più le necessità delle grandi aziende. Questo si traduce inevitabilmente in una maggiore precarietà dei lavoratori della ricerca, costretti ad adeguare i loro progetti sulla base di ciò che richiede il mercato”.
A chiudere l’arringa del Rettore un appello al ministro Bernini e al presidente della Regione Occhiuto, entrambi presenti in sala: “L’università della Calabria opera in un contesto svantaggiato, e gli viene chiesto di fare di più con meno risorse rispetto ad altri atenei. Nonostante ciò, sta raggiungendo risultati notevoli. I segnali positivi sono importanti, e anche l’arrivo del professor Gottlob è uno di questi. So bene che uno scienziato da solo è una goccia, ma uno scienziato di fama mondiale che migra al contrario da Oxford alla Calabria ha una valenza simbolica enorme, ci dà fiducia e ulteriore energia. L’appello è di sostenere le università della Calabria, la ricerca, e garantire le borse di studio a tutti gli studenti idonei, con una nuova legge regionale sul diritto allo studio”.
“Sono molto legata a quest’Università, – ha preso poi la parola il ministro Bernini – di cui sentivo parlare da bambina, e ricordo questo intento visionario, di fare dell’università un ecosistema che valorizzi e metta a regime tutti i talenti e i desideri di crescita che animano il grande mondo dell’innovazione e della ricerca. Un’università incardinata nel territorio che occupa, ma con la voglia di andare oltre. Tutto questo ho colto dall’orgoglio del rettore Leone e di Gottlob, che definisco i nuovi Argonauti. Per quanto ci riguarda, noi abbiamo fatto un censimento e abbiamo ottenuto la disponibilità di 400 immobili per un totale di 80.000 posti letto per le università italiane. È sicuramente qualcosa da cui partire, e attraverso cui il concetto di diritto allo studio passa da parola a percorso di realtà. Lavoreremo anche sulle borse di studio, in particolare sugli idonei non beneficiari, una categoria non coperta per motivi nobili, perché aumentando la soglia ISEE e l’ammontare delle borse abbiamo messo in difficoltà alcune regioni, che non riescono a coprire le spese.
Vorrei ringraziare il presidente Occhiuto, che dà alla Calabria una dimensione positiva, dinamica e vincente. Una Calabria che si racconta in maniera dinamica e vincente, rende positivo, dinamico e vincente tutto ciò che agisce al suo interno”.
“Non abbiate paura di sbagliare, – ha concluso il ministro – perché dagli errori nascono le soluzioni più creative. Sognare in piccolo non serve a niente. Citando Pupi Avati, vi dico che bisogna sognare in grande, perché i sogni grandi si realizzano, i piccoli sogni no. Non bisogna avere mai un piano B, ma avere un piano A e concentrarsi su quello, altrimenti la vostra vita sarà un piano B”.
Un discorso che, però, per i manifestanti è risultato carico di smielata retorica: “La retorica del merito, di cui la Bernini è tra i più strenui sostenitori, non è altro che un goffo tentativo di celare l’ennesimo pacchetto di misure classiste, di cui pagheranno le spese le classi popolari.
Proprio per questo la visita della ministra in Università si pone in perfetta continuità con quella che è l’agenda del Governo: un modello di università sempre più esclusiva e assoggettata agli interessi dei padroni. Non di secondaria importanza gli effetti di questa retorica sulle vite degli studenti i quali, a causa della narrazione odierna secondo cui i meritevoli sono quelli che riescono a laurearsi nel minor tempo possibile e con i voti migliori, vivono la propria carriera con l’ansia di andare fuoricorso, perché significherebbe aumentare ulteriormente la mole di tasse da pagare per proseguire i propri studi. Abbiamo assistito a numerosi suicidi negli ultimi mesi e sappiamo bene di chi è la responsabilità.
Non possiamo restare indifferenti davanti a tutto questo e infatti rivendichiamo finanziamenti che possano dare la possibilità a tutti e tutte di studiare senza il timore di finire fuoricorso, rivendichiamo che il nostro diritto allo studio sia realmente rispettato e ci poniamo in netto contrasto con la retorica classista del merito, rifiutando le passerelle istituzionali di chi ci vorrebbe fuori dagli Atenei.
No alle passerelle del Governo all’Università. Organizziamoci contro le loro politiche antipopolari!”.
Il racconto e, insieme, lo scontro che si è consumato questa mattina, dunque, si è mosso tra due poli opposti e complementari, quello di chi l’università tenta di costruirla e quello di chi, però, di quel che è stato costruito fa esperienza quotidiana. Da un lato dati, risultati, statistiche, e obiettivi. Dall’altro, esperienze di vita quotidiana, fatica, problemi, insoddisfazione. Nel mezzo, grandi sogni e speranze, di chi incita a sognare e chi, però, per poter sognare sul serio è ancora costretto a partire e andare altrove, in posti in cui merito, competenza e passione sono le vere parole d’ordine. A queste latitudini, purtroppo, a farla da padrone ancora troppo spesso sono amicizie, conoscenze, raccomandazioni, e sfruttamento. Forse, non all’Unical. Ma, su quel ponte che dallo studio proietta nel mondo del lavoro, è lì che bisogna stare attenti a non cadere, e a far sentire senza alcun timore la propria voce. La stessa voce di chi, questa mattina, ha urlato, da uno stesso ponte, una realtà diversa. La realtà di una medaglia che luccica a differenti intensità, da un lato e poi dall’altro.
E quell’intensità, sfocata e un po’ artefatta, è stato facile distinguerla anche nell’aspetto più banale. Nel racconto di un’università prestigiosa ed internazionale, ricca di servizi e possibilità, nel giorno in cui a riempire quel racconto si radunano le più alte personalità nazionali, regionali, e cittadine, nonché l’importante ospite d’onore Georg Gottlob, l’arrivo, banalmente, è disastroso. Nel parcheggio accanto all’Aula Magna, infatti, una raccapricciante discarica a cielo aperto accoglie gli ospiti di alto rango e quelli di minor rango. Come chi scrive, che non può far altro che raccontare ciò che vede e sente. E, facendolo, racconta un’altra storia. Una storia che le comprende tutte, una storia di eccellenza ma anche di disservizi, una storia di speranze ma anche di rassegnazione, una storia di competenze, ma anche di incapacità. Una storia di diritti, in cui figurano anche quelli negati.