“Scuotendosi di dosso il giogo politico, la società civile si scuote di dosso i lacci che avvincevano il suo spirito egoista” - Karl Marx
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Di Grazia, andatevene

di Paolo Ficara – “Nell’attesa che il futuro compia il suo corso davanti a noi e ci collochi in una posizione meno sgradevole, io vegeto in una stolida posizione. Non so che decisioni prendere. E voi lo sapete: l’indecisione è la più penosa delle condizioni”. Camillo Benso, conte di Cavour.

Nel leggere questo pensiero attribuito al primo presidente del Consiglio del Regno d’Italia, risalente non si sa bene a quale fase della sua attività politica, alzi la mano chi non vi rivede l’attuale sindaco di Reggio Calabria. Nella speranza che al buon Giuseppe Falcomatà, almeno il paragone con Cavour risulti più gradito rispetto al parallelo tra lo scandalo Reggina e lo scandalo Miramare.

Perché ormai, si va dritti verso lo scandalo.

Abbiamo atteso parecchio, prima di commentare il comunicato emesso ormai sei giorni addietro da Palazzo San Giorgio. Al termine di una riunione privata tra il primo cittadino e gli esponenti politici a lui più vicini – tranne Brunetti, che era fisicamente più distante possibile – alcuni rappresentanti del tifo organizzato, ed al gran completo le gloriose teste attualmente al comando della Reggina.

A quanto si evince dal comunicato di giovedì scorso, Falcomatà ha atteso che fossero gli altri a prendere posizione. Facendo scrivere tutto ed il contrario di tutto, in quel comunicato. Al solito, senza assumersi la responsabilità. E soprattutto, senza decidere.

Il sindaco avrebbe potuto e dovuto chiedere al Bugiardino di consegnargli le chiavi. Ossia, mettergli in mano una carta firmata in cui sia lui che le altre teste di cui sopra, mettevano il 100% delle proprie quote a disposizione di qualsiasi soggetto imprenditoriale individuato dal Comune. Spingendoli, dunque, a farsi da parte. Possibilmente, dopo aver fatto presente l’attuale situazione debitoria.

In alternativa, cioè di fronte ai probabili tentennamenti della controparte, avrebbe dovuto essere categorico nel revocare all’istante o la concessione del centro sportivo, o almeno il benefit relativo al pagamento della corrente elettrica. Appannaggio della Città Metropolitana, fin dall’inizio, a titolo di anticipo spese. Nulla di tutto ciò.

Anzi, il ritiro della Reggina si svolgerà proprio al Sant’Agata. Un club che è sicuramente moroso per quanto riguarda l’uso di una struttura comunale, come lo stadio. Un club che, a questo punto, difficilmente non risulterà moroso almeno nei rimborsi di questa benedetta bolletta della luce, circa la struttura concessa dall’Ente Metropolitano.

Nulla di tutto ciò. Perché la città va tenuta appesa, chissà fino a quando, alla promessa che il Bugiardino farà lo squadrone.

Se il Paternò avesse effettuato gli acquisti fin qui messi a segno dalla Reggina, probabilmente si candiderebbe a potenziale sorpresa del campionato. Magari aspirerebbe ad un piazzamento playoff. Un club che invece a chiacchiere vuole vincere il campionato, insiste nell’operare al risparmio estremo in sede di campagna acquisti.

Ribadiamo quanto scritto la scorsa settimana. Un budget accettabile, che può risultare abbondante solo in assenza di grossi competitors, è di un milione e mezzo per il girone I della Serie D. Vista l’intenzione di approntare una rosa di soli 22 petali, significa che l’ingaggio di un over dovrebbe attestarsi su una media di circa 90.000 euro. E la media andrebbe ricavata, tenendo conto che gli attuali Paperoni in organico si attestano sui 60.000 euro.

Ne deriva che per arrivare al budget di cui sopra, bisognerebbe ingaggiare almeno tre titolari da 100 mila euro in su. E a Di Grazia, per quanto ci risulta, ne sono stati offerti 45.000 più i premi. Il Dispaccio lo ha scritto la settimana scorsa, che la trattativa si era arenata. Dato che al Siracusa ne guadagna più di 70.000. Però la nutrita classe giornalistica vicina alla società – e vi lasciamo libertà di conferire al termine “nutrita” l’accezione più adatta – ha continuato a martellare la tifoseria, fino a poche ore fa, sul fatto che Di Grazia fosse molto vicino. Senza verificare la notizia. Accontentandosi della sola versione bugiardinesca. Salvo poi, di fronte al fatto compiuto, atteggiarsi esattamente come con Barranco.

Nemmeno un asino sordocieco si farebbe sfiorare il dubbio, circa la possibilità del Bugiardino di costruire una squadra da primo posto indiscusso.

E dato che tra i passaggi del famoso comunicato di Palazzo San Giorgio, c’è quello pilatesco circa “la richiesta dei tifosi di valutare in maniera positiva eventuali significative offerte”, Falcomatà non può non prendere posizione circa la singolare risposta fornita dalla Reggina, alla semplice manifestazione d’interesse di Stefano Bandecchi.

Non siamo nati ieri. Che la si voglia buttare in politica, è fin troppo evidente. Ma non ha iniziato Bandecchi. Il quale va ringraziato una seconda volta, a prescindere da una trattativa che probabilmente neanche inizierà. Ha svelato l’arrogante risposta di chi chiede al potenziale acquirente di illustrare il suo progetto, non avendo minimamente le basi per portare avanti il proprio. Anziché, sinteticamente, svelare il grande mistero: quanto vogliono? Quante altre volte questi signori, con la pur legittima scusa della riservatezza, hanno troncato sul nascere qualsiasi interesse di terzi verso la Reggina?

Fino a che punto il terrore di fornire i bilanci, spinge il Bugiardino ed i suoi soci ad elaborare risposte dal tenore sprezzante ad un potenziale importante acquirente?

La Reggina è in Serie D. E da due anni, non riesce a vincerla. E’ come se la Juventus non riuscisse a vincere un campionato di Serie B. Un club come la Reggina, in D, dovrebbe ingaggiare almeno due o tre titolari già pronti anche per un eventuale campionato di vertice in Serie C. Altrimenti, anche qualora riuscisse nel compito di primeggiare in D, l’anno dopo troverebbe le stesse difficoltà del Trapani. Nella migliore delle ipotesi. Dovrebbe rifare completamente la squadra. Tenendo conto che Barillà, prima di tornare a Reggio, faceva la riserva nella Viterbese. E Ragusa, fino al 2024, giocava nel Messina senza fare la differenza. E sono gli attuali elementi di spicco.

Il problema dell’attuale compagine societaria, non è tanto l’assenza delle necessarie somme investibili. Ma l’assenza di idee. Il limite di questi signori, non è il non sapere niente di calcio. Questi non sanno niente di niente. Questi sono zero in tutto. O almeno, in tutto ciò che possa rappresentare una virtù.

Perché non è una virtù, quella di spaccare una piazza ed una tifoseria. Le opinioni, proviamo a rispettarle. Ma a tutto c’è un limite. E Ferrero no. E Gallo no. E Bandecchi no. Obiezioni che sarebbero legittime, se il “no” fosse indirizzato anche al Bugiardino e a certe figure indecenti ed impresentabili in ruoli apicali dell’organigramma. E invece lì, solo coccole.

Chi teme di vedere la Reggina in mano ad imprenditori che hanno affrontato procedimenti giudiziari, da un lato finge di non sapere che c’è chi ne esce assolto. Come Ferrero. Dall’altro, magari si sarebbe indignato anche di vedere Silvio Berlusconi accostato alla Reggina. A questa gente, ci permettiamo di far notare che Felice Saladini non risulta sotto processo da nessuna parte. Fedina penale immacolata, almeno allo stato attuale.

Dopodiché, pensiero personale, Saladini confronto al Bugiardino è un imprenditore illuminato. E cosa abbiamo scritto su Saladini, ci auguriamo se lo ricordi almeno una minima parte di lettori. Dato che in tanti hanno dimenticato la levata di scudi, a protezione del lametino e di altra gente che vorremmo cancellare dalla memoria, mentre ammazzavano di fatto la Reggina.

Un club come la Reggina si può ritrovare in D dopo un fallimento. Continuare a rimanerci, in D, è peggio di un fallimento. Ed in tutto ciò, credeteci, l’aspetto più riprovevole è uno: chi ha offeso il Dispaccio e la Gazzetta dello Sport mentre provavamo a far aprire gli occhi sulle manovre di Saladini, oggi fa spudoratamente il tifo per la tasca del Bugiardino. Affinché lucri su un bene che sta riducendo a brandelli. Questa gente è la rovina della città.

I bei tempi della Reggina sono lontani. Facciamo nostro il pensiero espresso dall’illustre collega giornalista Giampaolo Latella, qualche giorno addietro: “Per ciò che l’amaranto rappresenta per tutti noi, della Reggina bisogna avere cura. Quella cura che manca da quando al timone c’era chi è cresciuto / su questa terra / che non ci lascia mai”.

Ci è rimasto impresso un coro molto sintetico, cantato spontaneamente da tutto lo stadio, non ricordiamo all’indirizzo di quale allenatore: “Lillo, caccialo!“.

Reggina, Falcomatà: “Tifosi chiedono di valutare eventuali offerte in maniera positiva”

 

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