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Noi, che abbiamo scoperto i campioni attraverso Bruno Pizzul

di Paolo Ficara – Più generazioni di tifosi della Reggina, quella Serie A raggiunta contro pronostico nel 1999, l’hanno anelata per svariato tempo. In particolare, una generazione ce l’ha avuta in testa per due lustri: dai rigori di Pescara, fino al colpo di tacco con cui Davide Possanzini smarca Tonino Martino a Torino. Fino a quel momento, il sogno di affrontare gente come Roberto Baggio e Paolo Maldini è stato alimentato dalla tv. E a raccontarci le gesta dei fuoriclasse, in quel periodo era soprattutto – o quasi esclusivamente – Bruno Pizzul.

Lo storico telecronista si è spento a Gorizia, nel suo Friuli Venezia-Giulia di cui è innamorato cantore, alla soglia degli 87 anni. Non è un caso che il pensiero più sintetico e profondo lo esprima l’Udinese, squadra della sua città, con un “Mandi Bruno” che è il tipico saluto di quelle parti. Il cui significato ce lo spiegò lo stesso Pizzul, intervenuto con la preparazione e la stoffa che lo ha sempre contraddistinto, nel 2020 ai microfoni di Reggina TV.

Telecronista della Nazionale italiana dal 1986 fino ai mondiali del 2002, Pizzul ha sostituito Nando Martellini portando ritmo e passione da trasferire ad un Paese intero. Con la voglia, edizione dopo edizione, di ripetere il trionfo del 1982. Di gara ne ha saltata solo una: Italia-Inghilterra, finale per il terzo posto ai Mondiali del 1990, essendo impegnato il giorno dopo per la finalissima tra Germania ed Argentina.

Pizzul è stato altresì voce di quei secondi tempi delle gare di cartello, in ogni turno di Serie A, che venivano trasmesse in differita dalla Rai la domenica pomeriggio. Quello era, in particolare, il momento dei rimpianti per chi seguiva la Reggina. E si era visto spezzato il sogno di poter ammirare da vicino Maradona e Van Basten. Quelle domeniche pomeriggio, o quei mercoledì sera davanti alla tv per le gare di Coppa dei Campioni, la voce di Bruno Pizzul ci portava in una sorta di paradiso negato.

Lo stile di Pizzul ha resistito nel tempo, aiutato da due o tre locuzioni rimaste in testa più di altre – “tutto molto bello” o “terreno gibboso” – che nessuno, se non a livello di gag, si è sognato di scimmiottare o riproporre. Ha raccontato il calcio, in un periodo in cui la presenza del calcio in tv era centellinata. Lo ha raccontato certamente da tifoso, nel momento in cui alzava i decibel ad ogni gol dell’Italia. Non oltrepassando mai il confine che separa l’esclamazione dall’urlo.

Questo il ricordo che ha Bruno Pizzul della Reggina, legato più alla sua carriera da calciatore: “Quando giocavo il torneo De Martino con il Catania, ho disputato un paio di partite contro la Reggina di mercoledì. Conservo un ricordo piacevole dello stadio e della città. Quando ci si fermava, arrivando dalla Sicilia, era un momento di festa. Reggio era una città sempre accogliente, con il chilometro giustamente considerato il più bello d’Italia, il calore della gente… e si mangiava bene“.

In basso, una parte più consistente di quel suo intervento a Reggina TV. Buon viaggio Bruno, ti auguriamo che lassù sia “tutto molto bello”.

L’intervento di Bruno Pizzul nel 2020 a Reggina TV

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