“È difficile dire la verità, perché ne esiste sì una sola, ma è viva e possiede pertanto un volto vivo e mutevole” - Franz Kafka
HomeCalabriaReggio CalabriaReggio Calabria, restituita all'Arcidiocesi campana di Gallico risalente all'800

Reggio Calabria, restituita all’Arcidiocesi campana di Gallico risalente all’800

La campana in bronzo risalente all’Ottocento è stata consegnata dal Tenente Giacomo Geloso, Comandante del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Cosenza, all’Arcivescovo Fortunato Morrone.

La cerimonia si è svolta questa mattina, presso il Museo Diocesano “Monsignor Aurelio Sorrentino” di Reggio Calabria, alla presenza delle massime Autorità Civili, Militari e Religiose provinciali e cittadine. La campana, infatti, un tempo faceva parte della Chiesa intitolata a Sant’Antonio da Padova, esistita nel Villaggio di Belfatto del già Comune di Gallico (oggi quartiere della Città Metropolitana di Reggio Calabria), andata distrutta a seguito del catastrofico sisma del 1908 che interessò le città dello Stretto.

Il recupero della campana rappresenta il risultato della stretta sinergia che ha caratterizzato le attività condotte dai Reparti Speciali dell’Arma e dell’Arma territoriale, nel caso specifico rispettivamente rappresentati dal Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Cosenza e dalla Stazione Carabinieri di San Nicola da Crissa (VV), a seguito del rinvenimento del bene in un casolare ubicato nella periferia di un piccolo centro vibonese.

Le successive indagini, grazie ad una accurata attività di ricerca svolta sulle Banche Dati di cui dispone il Comando Tutela Patrimonio Culturale, alle acquisizioni di fonti informative, ma soprattutto ai determinanti riscontri emersi nell’Archivio Diocesano di Reggio Calabria, consentivano di ricondurre il bene culturale, senza alcun dubbio, a quello andato disperso durante il sisma del 1908, che tanti morti causò nelle città di Reggio Calabria e di Messina.

Le investigazioni, condotte dal Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Cosenza e coordinate dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Vibo Valentia Camillo Falvo, hanno permesso di deferire in s.l. una persona, ritenuta responsabile del reato di ricettazione, e di recuperare il bene che si trovava conservato presso una abitazione privata.

Le attività svolte, oltre ad assicurare il recupero ed a preservare l’integrità della campana, di grande valore simbolico per la comunità religiosa reggina, hanno consentito di poter restituire il bene all’Arcidiocesi di Reggio Calabria-Bova, che lo custodirà all’interno del Museo Diocesano.

Anche la Città metropolitana e il Comune di Reggio Calabria hanno preso parte questa mattina al Museo diocesano “Aurelio Sorrentino” in occasione della cerimonia di consegna di un’antica campana bronzea dell’ottocento andata perduta durante il terremoto del 1908. Presenti all’importante appuntamento ospitato nel sito culturale all’interno del complesso architettonico dell’Arcivescovado, il consigliere metropolitano delegato, Giuseppe Giordano, e l’assesore comunale alle Politiche giovanili, Giuggi Palmenta, oltre naturalmente a monsignor Fortunato Morrone, arcivescovo metropolita di Reggio Calabria – Bova e presidente della Conferenza Episcopale Calabra, nonché delle massime autorità civili, militari e religiose provinciali e cittadine.

Un ritrovamento definito importantissimo per la comunità di Villa San Giuseppe dal consigliere metropolitano, Giordano che ha anche parlato di “un reperto di grande pregio che grazie alla meticolosa opera del Comando dei Carabinieri Nucleo Tutela del patrimonio culturale, è stata restituita alla Curia e naturalmente anche alla comunità cittadina. Questa campana racconta anche la storia bicentenaria dell’antica fonderia Santoro che aveva sede proprio nelle vicinanze della Chiesa di Contrada Belfatto in Contrada Santa Domenica. Due luoghi divisi dalla fiumara Gallico ma tenuti insieme dall’essere un’unica grande comunità operosa, in una valle attraversata da tante tradizioni e da radici storiche antichissime. La valle degli agrumi, della zagara, del miele dell’arancia Belladonna, ma anche una comunità di fede che oggi intorno a questo ritrovamento chiude una ferita legata proprio alla perdita di tanti reperti che dopo la tragedia del 1908 sono stati sottratti. Un momento che merita di essere valorizzato al meglio, insieme a tutto lo straordinario patrimonio storico e culturale custodito nel Museo Diocesano. E la stessa storia della fonderia Santoro merita un posto di rilievo in tale contesto, poiché ha contribuito alla diffusione delle campane che significano comunità, presenti in tantissime delle nostre chiese, non ultima la campana del Capitolo della Basilica Cattedrale”.

Soddisfazione è stata espressa anche dall’assessore Palmenta, per un ritrovamento “fondamentale non solo da un punto di vista culturale ma anche per quello che questa campana è in grado di restituirci. Quando un’opera parla da sola, riesce a raccontare la storia e le radici di un territorio. Una campana rifusa nel 1908 che può descrivere dei momenti importanti per la città di Reggio Calabria anche alla luce dell’immane tragedia che ha devastato le due città dello Stretto nel 1908. Ma allo stesso tempo racconta di un comune, quello di Villa San Giuseppe, che aveva voluto fortemente non solo una chiesa che poi fu dedicata a Sant’Antonino ma anche una campana che potesse simbolicamente accomunare tutta la cittadinanza di quel luogo”.

Articoli Correlati