“Il richiamo che il commissario regionale della Lega, Giacomo Saccomanno, ha fatto su una presunta questione morale al Comune di Cosenza, per la presenza in Giunta di un assessore coinvolto nella indagine giudiziaria denominata “Reset”, è davvero beffardo”.
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E’ quanto scrivono in una nota i capigruppo di Palazzo dei Bruzi Francesco Gigliotti, Daniela Puzzo, Francesco Alimena, Ivan Commodaro, Raffaele Fuorivia e Roberto Sacco con riferimento alle dichiarazioni rilasciate stamani agli organi di stampa dal leader della Lega, Giacomo Saccomanno.
“Senza dover scomodare categorie che contraddistinguono tesi garantiste o colpevoliste – proseguono i capigruppo di maggioranza – a Saccomanno va ricordato che la composizione della intera giunta comunale di Cosenza non è in contrasto con alcun codice etico, né si pone in violazione della normativa vigente, anche quella di tipo speciale, che regolamenta i casi di decadenza o di incompatibilità dei componenti di Giunta negli enti locali.
Francamente, è da ritenere davvero stupefacente questo furore giustizialista e pseudomoralista che improvvisamente ha animato Il commissario leghista.
Sarà stato folgorato sulla via che lo ha condotto ad essere nominato nello scorso mese di giugno, in rappresentanza del ministro Salvini, membro del Consiglio di amministrazione della Società dello Stretto.
Probabilmente Saccomanno è stato chiamato a dare il suo prezioso apporto per la realizzazione del Ponte di Messina, non soltanto per le sue competenze ma per la sua indubbia coerenza etica e morale, nonostante le accuse gravi che la stampa nazionale e locale ha rivolto, nel recente passato, nei suoi confronti, a proposito dei legami pericolosi che avrebbero determinato il successo elettorale del Carroccio in Calabria alle elezioni politiche nel 2018.
Con specifico riferimento, dell’avvocato Giacomo Saccomanno la stampa scrive che ” è a suo modo lo specchio di come in questa terra i gradi di separazione tra ciò che è mafia, ciò che non lo è, e ciò che potrebbe esserlo, siano irrisori. Un figlio di Saccomanno ha, infatti, sposato una ragazza di Rosarno, il cui fratello è legato sentimentalmente a una delle figlie di Marcello Pesce.
Uomo d’onore arrestato nel dicembre del 2016 e fino a quel momento tra i latitanti di ‘ndrangheta di maggior peso nella Piana. Perché reggente della ‘ndrina che controllava il porto di Gioia Tauro. Perché ha fatto affari a Milano, dove lo chiamavano “u ballerinu”. Perché parlava con la politica e, un tempo, vantava contatti con Licio Gelli e la sua P2. Perché è un boss che in carcere chiede di leggere Sartre”.
Alla luce di ciò, si potrebbe dire da che pulpito viene la predica! Noi, però, non siamo tra quelli che per queste accuse che la stampa gli ha rivolto vorrebbero chiedere all’avvocato Giacomo Saccomanno le dimissioni dal CdA della Società dello Stretto”.