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Teresa Merante si difende: “Brani di malavita? Solo una piccola parte del mio repertorio, ma non inneggiano alla criminalità”

“Voglio premettere che non ho alcuna intenzione di entrare nella contesa politica in atto in quel territorio, rispettando l’opinione di tutti, ma credo con tutta franchezza che pari rispetto debba essere rivolto anche alla mia persona, ancora una volta etichettata come portatrice di disvalori ed istigatrice di violenza”. A sostenerlo è la cantante folk Teresa Merante in relazione alle polemiche nate per la sua partecipazione ad una serata organizzata per domani dal comune di Casali del Manco in quanto i suoi testi, secondo chi ne contesta la presenza, “paiono strizzare l’occhio agli ambienti della criminalità organizzata calabrese”. 

Un suo video che aveva avuto quasi 4 milioni di visualizzazioni, “U latitanti”, dopo polemiche che avevano coinvolto anche la Puglia (visto che la musica era di un brano tradizionale salentino), alla fine è stato rimosso dalla rete. Altri titoli emblematici di sue canzoni sono “Malandrini cunfinati”, “L’omu d’onori”, “Il Capo dei capi”, “Pentiti e ‘nfamita’”.

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“Ho pagato sulla mia pelle e a caro prezzo – prosegue Teresa Merante – la rivisitazione di quei brani di malavita a cui si fa riferimento, ricevendo un avviso orale da parte della Questura e non una denuncia come è stato erroneamente riportato. Da quell’ammonimento è trascorso più di un anno e, da allora, ho sempre rispettato ossequiosamente le esortazioni che mi sono state rivolte, escludendo quei brani dal mio repertorio, rimuovendoli dai miei canali ufficiali sui social network, incidendo nuove canzoni di tutt’altro genere e tenore. Eppure, ogni qualvolta che vengo invitata per un concerto, si sollevano esattamente i medesimi polveroni mediatici sulla mia persona, sbattuta ancora una volta in prima pagina per dei brani che rappresentano solo una piccola parte del mio repertorio musicale. A nulla sono valsi i numerosi tentativi di chiarimento per la riproduzione di quei pezzi che rientrano nel filone musicale del canto di malavita, nato sin dagli anni ’70 e non certo dalla mia riedizione musicale. A nulla è servito spiegare, e non credevo nemmeno ce ne fosse bisogno, che per tutte le rappresentazioni artistiche, musicali, cinematografiche, teatrali, televisive, raccontare una storia, anche la più terribile, non significa certo condividerla, ma al contrario denunciarla”.

“Non voglio sollevare ulteriori polemiche – conclude Teresa Merante – sono e resto semplicemente una cantante innamorata della musica tradizionale calabrese, ma vorrei essere giudicata, nel bene e nel male, per le mie capacita’ artistiche e non certamente per intenzioni oltraggiose o addirittura inneggianti la criminalità che non ho mai avuto e che rifiuto con sdegno”.

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