Sono ben 10 le cultivar rappresentate dai 29 oli extravergine di oliva: Carolea, Ciciarello, Dolce di Rossano, Grossa di Gerace, Ottobratica, Pennulara, Roggianella, Sinopolese, Spezzanese, Verace di Saracena. Ad essere riconosciuti presidio sono le aziende Arcaverde, Cv Spezzanese, Cerchiara di Calabria – Antonio Cristiano Tenute, Cv Carolea, Lamezia Terme – Agriturismo Arcobaleno, Cv Carolea, Girifalco – Candiano Antonella, Cv Dolce di Rossano, Corigliano Rossano – Catanzaro Giuseppe, Cv Carolea, Tiriolo – Chiera Giuseppe Frantoio Oleario, Cv Grossa di Gerace, Isca sullo Ionio – Costantino Mariangela, Cv Carolea, Maida – De Bellis Pasquale, Cv Dolce di Rossano, S. Demetrio Corone – Diana Biagio Cv Verace di Saracena, Saracena – Fratelli Renzo Cv Dolce di Rossano, Corigliano Rossano – Frantoio Gagliardi, Cv Verace di Saracena, Saracena – I Tesori del Sole, Cv Carolea, Lamezia Terme – Labonia Pasquale, Cv Dolce di Rossano, Caloveto – Laurito Antonio, Cv Verace di Saracena, Saracena – Le Terre della Carolea, Cv Carolea, S. Pietro a Maida – Loredana Sapia, Cv Dolce di Rossano, Calopezzati – Loria Tenute, Cv Sinopolese Delianuova, Mafrica Frantoio, Cv Ciciarello, Limbadi, Olearia Geraci, Cv Dolce di Rossano, Corigliano Rossano – Olearia San Giorgio, Cv Ottobratica, S. Giorgio Morgeto – Oleificio Perrone, Cv Sinopolese/Ottobratica, Delianuova – Oleificio Torchia, Carolea, Tiriolo – Olio Presta, Cv Roggianella, Mottafollone – Poderi d’Ippolito, Cv Carolea, Lamezia Terme – Rosanna Murgia, Cv Pennulara, Caccuri – Rotella Domenico, Cv Carolea, Tiriolo – Santa Venere Az. Agr., Cv Dolce di Rossano, Cirò – Sorelle Garzo, Cv Ottobratica, Seminara – Ventra Giovanni, Cv Sinopolese, Cittanova.
Gli olivicoltori aderenti al Presidio nazionale degli oliveti secolari devono avere impianti di cultivar autoctone del territorio gestiti senza fertilizzanti di sintesi e diserbanti chimici. Per eventuali trattamenti, sono consentiti prodotti a basso impatto ambientale, che garantiscano un residuo finale sul prodotto pari allo zero. Nel caso di pendenze o situazioni paesaggistiche complesse, le lavorazioni in campo devono seguire buone pratiche agronomiche per evitare l’erosione e smottamenti dei terreni. Inoltre, poiché potare o raccogliere le olive da piante secolari è molto più oneroso rispetto a impianti giovani, per evitare l’abbandono degli oliveti più antichi, il Presidio prevede che almeno l’80% delle piante abbia un’età minima di 100 anni. Infine, i produttori devono dotarsi dell’etichetta narrante per raccontare e valorizzare la propria storia, il proprio territorio e il proprio lavoro.
Il risultato eccezionale, che su base annua registra ancora un incremento di quasi il 10% di oli che possono fregiarsi dell’ormai famoso logo della chiocciolina rossa, è dovuto principalmente al sacrificio, alla passione, alla competenza e alla laboriosità degli olivicoltori calabresi che sempre di più hanno compreso il valore delle produzioni di qualità che oltre a vincere le sfide del mercato assumono un aspetto etico in relazione alla tutela dell’ambiente e della biodiversità. Il buon olio si produce prima di tutto nell’oliveto con tecniche razionali rispettose dell’ambiente e della pianta e poi durante la trasformazione dove l’attenzione alle tecniche e principalmente alle temperature di estrazione giocano un ruolo importantissimo per la conservazione dei polifenoli e degli altri componenti l’olio.
Un ringraziamento particolare Carpino e D’Ambrosio lo hanno rivolto a Giuseppe Giordano, il capo Panel che da anni esegue con grande rigore le analisi delle caratteristiche sensoriali degli oli, rivela pregi ed eventuali difetti e attribuisce i punteggi. Si ricorda, in proposito, che solo gli oli che raggiungono un punteggio di 75/100 possono essere annoverati tra i Presidi.
«Una pattuglia sempre più numerosa – come sottolineano Alberto Carpino e Michelangelo D’Ambrosio – che abbraccia la filosofia di Slow Food rendendosi interpreti del Buono, Pulito e Giusto, che caratterizza l’intera gamma dei presidi italiani». Ulteriore novità rispetto al passato è rappresentata dal fatto che la chiocciola può essere riprodotta anche sulla bottiglia e l’etichetta narrante, che affianca l’etichetta di legge, può essere linkata attraverso un QRCode attivabile direttamente da smartphone. Una piccola innovazione che consente di risparmiare sulla carta e non toglie nulla a quanto ciascuna azienda produttrice intende comunicare circa i metodi di produzione dell’olio. L’etichetta narrante è un progetto Slow Food e racconta il prodotto, chi lo produce e tutta la filiera.