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Ricostruita la rete del narcos Raffaele Imperiale: depositi di droga in Campania, Calabria, Emilia Romagna e Lazio

La cocaina arrivava dal Sud America nascosta all’interno di container e raggiungeva via mare i principali scali marittimi commerciali ed europei, grazie ad accordi e alleanze con narcotrafficanti sudamericani ed europei di primissimo livello, sia i colombiani dei famigerati “Clan del Golfo”, sia olandesi di origine marocchina, sia irlandesi. Giunto in Europa, lo stupefacente veniva trasportato da autotrasportatori compiacenti e nascosto all’interno di depositi, covi e nascondigli in Campania, Calabria, Emilia Romagna e Lazio. Questo il modus operandi del gruppo criminale con a capo il noto narcotrafficante Raffaele Imperiale, sul quale hanno fatto luce le indagini coordinate dalla Dda di Napoli e culminate oggi nell’esecuzione di 28 misure cautelari, disposte da un’ordinanza emessa dal gip del Tribunale di Napoli nei confronti di altrettanti indagati per associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti e riciclaggio. L’ordinanza è stata eseguita dalla Guardia di Finanza e dalla Squadra mobile di Napoli, dal Scico e dallo Sco della Polizia dello Stato. Imperiale, già condannato a Napoli mentre era latitante a Dubai, secondo quanto ricostruito dagli investigatori è stato capace nel corso degli anni successivi di assurgere ad un ruolo assolutamente primario quale broker internazionale della droga, un vero e proprio player mondiale che aveva in Bruno Carbone, altro broker napoletano del narcotraffico già condannato in via definitiva, il suo principale luogotenente.

L’associazione per delinquere, oltre ad avere articolazioni in Europa, Africa e Sud America, poteva contare anche su una fitta rete di sodali attivi in varie regioni italiane. Il gruppo criminale ha infatti intrattenuto stabili rapporti con clan camorristici di tutto il napoletano nonché con organizzazioni di stampo mafioso operanti in Calabria che, oltre ad approvvigionarsi di cocaina dal gruppo Imperiale, hanno fornito supporto nel recupero di ingenti partite di stupefacente in arrivo presso lo scalo marittimo di Gioia Tauro, grazie ad operatori portuali infedeli. Una parte dei referenti della rete di distribuzione italiana di Imperiale è stata compiutamente identificata e arrestata a fine marzo 2021 in un’operazione congiunta della Squadra Mobile di Napoli e del Gico, con sequestro di ingenti quantitativi di cocaina, di hashish e di denaro. Gli appartenenti all’organizzazione erano in costante contatto tra loro grazie a sistemi di comunicazione crittografati (tra i quali Encro-Chat e Sky-Ecc), oggetto di indagine da parte di una squadra investigativa comune franco-olandese-belga e acquisiti attraverso una collaborazione internazionale con l’Agenzia Europol e con l’Autorità giudiziaria francese ed olandese, coordinata da Eurojust. Le acquisizioni sono risultate congruenti con le autonome investigazioni condotte nell’ambito del procedimento instaurato presso la Dda di Napoli ed articolatesi in attività di intercettazione telefoniche ed ambientali, videoriprese e riscontri sul campo. E’ stata così ricostruita la cerchia relazionale di Imperiale, non solo in Italia, consentendo di identificare i soggetti che coordinavano la gestione del denaro, impartivano disposizioni ai “corrieri” dello stupefacente e gestivano gli automezzi utilizzati per il trasporto della droga e del contante e, in generale, la filiera logistica a supporto dell’organizzazione. Nel complesso gli investigatori hanno ricostruito, da marzo 2020 a marzo 2021, movimentazioni di cocaina per oltre 7 tonnellate, di cui 1,3 sottoposte a sequestro in Italia e all’estero. L’organizzazione di Imperiale ha fatto ricorso, inoltre, a sistematiche condotte di riciclaggio e reimpiego dei proventi illecitamente acquisiti con il traffico di stupefacenti. In particolare, i proventi del narcotraffico sono stati in parte trasferiti all’estero, avvalendosi di sistemi di movimentazione monetaria alternativa, basata sull’opera di cambisti internazionali, e, in parte, reinvestiti in attività speculative quali la compravendita di oro.

Approdata sulla terra ferma, la cocaina veniva prelevata e trasportata su gomma da autotrasportatori compiacenti, per poi essere nascosta in depositi e covi tra Campania, Calabria, Emilia Romagna e Lazio. Emerge dalle indagini che oggi hanno consentito alla Polizia di Stato e alla Guardia di Finanza di sgominare una banda di narcotrafficanti internazionali con base nel Napoletano, coordinata dal noto narcos Raffaele Imperiale, player mondiale del traffico di droga, già condannato mentre era in stato di latitanza a Dubai e amico fraterno di Bruno Carbone, altro broker napoletano del narcotraffico, già condannato in via definitiva, atterrato e preso in consegna ieri dalle forze dell’ordine a Ciampino dopo l’arresto in Turchia. La banda di narcotrafficanti, oltre ad avere articolazioni in Europa, Africa e Sud America, poteva contare anche su una fitta rete di collaboratori in varie regioni italiane. Sono emersi stabili rapporti con clan camorristici di tutto il Napoletano ma anche con le ‘ndrine calabresi le quali, oltre ad approvvigionarsi di cocaina dal gruppo Imperiale, fornivano il loro supporto per il recupero di ingenti partite di stupefacente che giungevano nello scalo marittimo di Gioia Tauro, grazie ad operatori portuali infedeli. Una parte dei referenti della rete di distribuzione italiana di Imperiale è stata compiutamente identificata e arrestata (a fine marzo 2021) in un’operazione congiunta della Squadra Mobile di Napoli e del GICO, con sequestro di ingenti quantitativi di cocaina, di hashish e di denaro. Gli appartenenti all’organizzazione erano in costante contatto tra loro grazie a sistemi di comunicazione crittografati oggetto di indagine da parte di una squadra investigativa comune franco-olandese-belga e acquisiti attraverso una collaborazione internazionale con l’Agenzia Europol e con l’Autorità giudiziaria francese ed olandese, coordinata da Eurojust. (

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