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Il Collettivo Valarioti e la proposta del voto a distanza: “Istanza democratica urgente, ora più che mai serve una legge”

– di Gaia Serena Ferrara

 

Manca meno di una settimana alle nuove elezioni politiche, indette dal Capo dello Stato dopo la caduta del governo Draghi (il 21 luglio 2022). Con l’avvicinarsi dell’appuntamento del 25 settembre, e come accade spesso in occasione di ogni nuova tornata elettorale, era inevitabile che riemergesse con una certa prepotenza uno dei temi politici più caldi e più urgenti degli ultimi 15 anni: quello del voto a distanza.

Una problematica che è particolarmente sentita in Calabria, dove dal 2020 si è andata intensificando l’attività e l’operosità del Collettivo Valarioti, un gruppo-studio di ricerca la cui missione è stata fin da subito quella di interfacciarsi con le realtà istituzionali ed economiche che animano il territorio, nell’ottica di ideare e proporre soluzioni concrete e tangibili per le problematiche che interessano e coinvolgono i cittadini calabresi.

“Abbiamo iniziato nel marzo del 2020, in piena pandemia, e sono già due anni che il nostro lavoro va avanti” affermano Sarah Procopio e Giorgia Sorrentino, giovani dottorande 29enni e membri attivi del Collettivo.

“Da principio – continuano – la situazione di partenza che ci trovavamo a fronteggiare in Calabria era questa: una regione in crisi strutturale, con una bassa partecipazione al voto e in piena crisi pandemica”.

In queste condizioni e con queste premesse, sarebbe stato impensabile per i calabresi legittimare un’amministrazione che si sarebbe dovuta occupare di ridisegnare il futuro della regione attraverso la gestione del PNRR. Al contempo, l’esplosione stessa della pandemia stava contribuendo a complicare e inibire ulteriormente la possibilità di molti calabresi di recarsi alle urne. Non a caso alle regionali del gennaio 2020 la Calabria registra livelli di astensionismo record: il 46%.

E’ facilmente intuibile, dunque, il motivo per cui il voto ai fuori sede abbia rappresentato da subito una tematica prioritaria per il Collettivo.

 

La prima tappa dell’iter legislativo: l’appello ai costituzionalisti

 “Abbiamo preso le mosse da quello che era possibile realizzare nell’immediato – afferma Giorgia – ma partendo da un’esigenza prioritaria ossia rinnovare l’offerta politica in Calabria che soffre di limiti e carenze intrinseche. Per contribuire a fare questo, siamo convinti che sia necessario rinnovare innanzitutto la domanda e, per riuscirci, è indispensabile e prioritario garantire a tutti la possibilità di votare”.

Da qui, il Collettivo prende l’iniziativa di rivolgere un appello ai costituzionalisti italiani allo scopo di redigere una proposta di legge sul voto ai fuori sede.

Quando la proposta arriva in Commissione Affari Costituzionali, il 1° aprile del 2021, e viene depositata a nome del Presidente della Commissione Giuseppe Brescia (M5S), viene immediatamente accorpata ad altre proposte simili, come quella del Partito Democratico (“Voto dove vivo”).

“Il problema a questo punto era duplice: – spiega Giorgia – innanzitutto la proposta del Pd e la nostra partivano da richieste diverse, perché la nostra esigenza era garantire il voto per la circoscrizione di residenza per le elezioni amministrative e regionali, non solo per le nazionali ed europee. In secondo luogo, lo stesso Ministero dell’Interno si è dimostrato talmente contrario a questa legge da aprire uno scontro istituzionale con il Parlamento per impedirne l’eventuale prosecuzione”.

 

Lo scontro istituzionale non ferma il Collettivo

Nel frattempo, molti altri partiti e forze politiche iniziano a fare propria la tematica del voto a distanza e si assiste così ad una proliferazione di proposte che, inevitabilmente, disgregano e indeboliscono l’asse parlamentare.

Una volta falliti anche i tentativi di coinvolgere e sensibilizzare il Presidente della Repubblica sull’argomento, e sull’inalienabile diritto al voto che risultava sempre più compromesso, il Collettivo decide di organizzare una Maratona Social di circa quattro ore a cui prendono parte politici, amministratori locali, esponenti dell’associazionismo laico e religioso.

“Al termine di questa campagna – raccontano i ragazzi – siamo riusciti a far declinare a tutte le forze interessate il tema della necessità del voto a distanza, diffondendo con successo la percezione che si trattasse di una vera e propria emergenza democratica da affrontare in maniera concertata”.

Ma l’intraprendenza del Collettivo prosegue inarrestabile, e il 22 ottobre il gruppo organizza una manifestazione a Roma per chiedere al Parlamento di riprendere l’iter della proposta e superare il conflitto istituzionale fra esecutivo e legislativo.

 

La fattibilità del voto a distanza: il Libro Bianco

Il vero momento di svolta arriva in conseguenza delle amministrative dell’ottobre 2021, durante le quali si registra a livello nazionale lo stesso astensionismo del 46% che si era registrato in Calabria: SVG rileva che, fra gli astenuti, un elettore su 4 non è andato a votare perché fuorisede. Il 25% degli astenuti, ossia circa la metà del corpo elettorale.

E’ in questo momento che il Ministro per i rapporti con il parlamento convoca una commissione di studio per affrontare il tema dell’astensionismo e tale commissione produce come risultato il cosiddetto Libro Bianco.

“Non si trattava di una proposta di legge ma di una proposta tecnica tesa a elaborare soluzioni per arginare l’astensionismo involontario” spiega Martina Iuliano, 29enne impiegata nel campo dell’Editoria a Firenze e parte del Collettivo.

“Fra le soluzioni possibili – continua Martina – rientrava questo “Election Pass” che il cittadino (lontano dalla propria residenza) avrebbe dovuto scaricare per andare a votare nei seggi che sarebbero stati istituiti negli uffici postali italiani, in modo da incrementare le possibilità di trovare un seggio elettorale vicino al proprio domicilio”.

Dal Libro Bianco, che viene presentato ad aprile 2022, emerge quindi la fattibilità concreta del voto a distanza: nel giugno 2022, il Collettivo viene audito sul tema del voto elettronico (la cui discussione, intanto, era proseguita in sede parlamentare) e si arriva alla conclusione di unificare all’interno di un testo di legge unico una proposta più organica da presentare alla Camera per la discussione.

 

L’iter si arena

“Il 4 luglio veniamo convocati a Palazzo Chigi per presenziare ad una riunione propriamente tecnica in cui si cercava di dirimere preventivamente i dubbi sull’applicazione pratica della legge, operazione che ci ha costretti a ritardare di qualche settimana la presentazione della nostra proposta”, sostiene il Collettivo.

Il 14 luglio viene previsto il passaggio della proposta in Commissione affari Costituzionali e la data per la discussione in Parlamento viene fissata al 25 di luglio. Il 21 luglio, dopo le dimissioni di Draghi, Mattarella scioglie le Camere.

E’ qui che la battaglia del Collettivo è stata costretta ad arenarsi.
Il testo scaturito dal Libro Bianco non è mai arrivato in Parlamento pur essendo pronto. I membri del Collettivo non hanno potuto seguire né l’arrivo della proposta in commissione, né tantomeno la discussione parlamentare.

Eppure, lo sforzo dei ragazzi della think tank calabrese non è andato del tutto sprecato. Innanzitutto, sebbene il collettivo non sia riuscito a raggiungere il risultato sperato ossia la legge, è stato comunque capace di influire positivamente sul dibattito nazionale riguardo il tema: “Per la prima volta abbiamo portato avanti la questione del voto alle amministrative e ora siamo fieri di dire che le amministrative ci sono sempre, non senza difficoltà”. Afferma Giorgia Sorrentino.

Allo stesso tempo vanno riconosciuti due grandi meriti ai ragazzi del Collettivo Valarioti: da un lato quello di aver sdoganato pienamente il tema del voto a distanza, creando fermento intorno all’argomento e collegando fra loro il piano regionale/locale con quello nazionale; dall’altro aver contribuito a identificare una soluzione tramite il Libro Bianco e aver fugato i dubbi sulla fattibilità tecnica del voto a distanza.

 

L’istanza democratica e le contraddizioni

“Da questo punto di vista – afferma il Collettivo – non possiamo negare di aver avuto il sostegno da parte di alcune forze politiche. I principali interlocutori siano stati i partiti del centro-sinistra, ma il dialogo c’è stato con tutti: abbiamo spaziato da Fratelli d’Italia fino a Sinistra Italiana, nel tentativo di portare la questione a un livello sempre più trasversale”.

“E’ anche vero che, nonostante il fermento sia una cosa positiva– controbatte Sarah Procopio – quando abbiamo rivolto appelli sulla necessità di fare rete e fare da megafono per questa battaglia, o per fare pressing sul governo, non abbiamo ricevuto forte sostegno. Probabilmente perché i riflettori non erano ancora puntati su questa tematica e, anche oggi che l’argomento è alla ribalta, ritengo che lo sia nella misura in cui i partiti decidono di rispolverarlo come cavallo di battaglia a ridosso delle elezioni”.

“Non si può ignorare – riconosce all’unisono il Collettivo – quella che è stata la “fagocitazione” di questa tematica da parte delle stesse forze politiche che poi non hanno neanche partecipato alle interrogazioni in commissione, arrivando a ignorare gli appelli della rete #votosanodalontano che chiedevano l’assunzione di un impegno formale a portare avanti la proposta di legge entro 6 mesi dall’inizio della legislatura”.

In questo senso è quanto meno frustrante constatare che il fermento si sia creato più per opportunismo che non perché si sia diffusa e radicata la percezione dell’utilità di una legge sul voto a distanza. Un’istanza che non può certo ridursi al rango di vaga promessa o di concessione “una tantum”, quando in ballo c’è la tenuta della democrazia e della rappresentanza.

“Non c’è da promettere sconti sui voli, non servono biglietti gratuiti né rimborsi né rappresentanti di lista – conclude con forza il Collettivo – l’unica cosa che serve è una legge ed è una necessità che non può più passare in secondo piano.”

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