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“Il mio ‘Mastro Geppetto’, romanzo sulle parole perdute di noi uomini”. Fabio Stassi a Cosenza presenta l’opera finalista 2023 del Premio Sila

Fabio Stassi abbraccia il pubblico del Premio Sila in quello che è l’incontro, assai partecipato, volto a illustrare quella che definisce la sua «opera della vita». “Mastro Geppetto”, edito da Sellerio, è il romanzo, rientrante nella decina 2023, che “riscrive” uno dei classici della letteratura italiana e cioè “Le avventure di Pinocchio” di Carlo Collodi, di cui tra l’altro ricorrono i 140 anni dalla prima pubblicazione.

«L’idea di scrivere un’opera di questo tipo mi è venuta in un lampo mentre mi trovavo nel parcheggio di un cinema», spiega l’autore a Cosenza, in dialogo con la direttrice del Sila Gemma Cestari e con il presidente della Fondazione Premio Sila Enzo Paolini. «Si tratta di una storia di parole perdute, perché il mio Geppetto ha l’Alzheimer, ma anche di una storia che vuole insegnare, attraverso le azioni di quest’uomo, a ritrovarle le parole, quelle parole che tutti noi abbiamo perso in un tempo in cui non riusciamo più a dire ciò che proviamo».
Il mastro Geppetto di Fabio Stassi è, dunque, una persona anziana, povera, fragile che si trova a combattere col suo desiderio di paternità e con le logiche cattive del borgo in cui vive. «Io ho cercato di raccontare una storia – dice l’autore – e non di riscriverla tout court. D’altronde la letteratura, così come il cinema, è sempre di seconda mano: nulla si crea, nulla si inventa. Dopo la pandemia e diversi miei eventi personali – continua Stassi – il senso dei romanzi per me è cambiato; come si fa, dopo un fatto così grande che ha coinvolto tutti, a leggere i libri nello stesso modo? Per me il senso di “Pinocchio” è cambiato, e quella di Geppetto è diventata una storia di sopravvivenza».

Numerosissime le citazioni verso le altre arti a cui fa poi riferimento Paolini nel corso dell’incontro. Per il presidente della Fondazione nel protagonista principale dell’opera di Fabio Stassi «c’è il “Candido” di Voltaire, il Nino Manfredi di Comencini, anche Eduardo De Filippo e un contesto che richiama le borgate romane descritte da Pier Paolo Pasolini». «Sì – conferma Stassi -, io questo romanzo lo definisco “estuario” perché dentro ci ho messo tutte le mie passioni, più l’invito, tramite la figura di Geppetto, a camminare, nonostante tutto, verso la linea dell’orizzonte, a non perdere la speranza».

Con l’autore di “Mastro Geppetto” si chiudono, pertanto, gli incontri della decina 2023 del Premio, il quale si avvia a decretare la relativa cinquina di opere finaliste.

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