–di Gaia Serena Ferrara
Lo scorso 27 novembre sul Sole 24 ore, Gianni Trovati scriveva: “Calderoli vuole far correre l’autonomia differenziata e per farlo sfrutta il treno della legge di bilancio per spingere la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni”.
Questo giudizio sembra aver trovato terreno fertile soprattutto oggi, in occasione della visita istituzionale in Calabria del Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, incentrata su quello che ormai è uno dei temi più caldi e delicati su cui il Governo e le Regioni d’Italia si stanno confrontando: l’autonomia differenziata conseguente all’approvazione della legge di bilancio.
Ad accogliere il Ministro in visita alla Cittadella, il presidente di Regione Roberto Occhiuto il quale non ha perso l’occasione di esprimersi con un certo ottimismo circa le opportunità offerte dalla manovra: “Non ho alcun pregiudizio ideologico verso l’autonomia differenziata, lo nutro invece verso il modo in cui viene raccontato spesso il governo del mezzogiorno, come cioè di un governo che non coglie le occasioni ma gioca in posizione rivendicativa e difensiva”.
Elogiando, invece, l’operato del ministro Calderoli, Occhiuto ha sottolineato come il suo sia un compito molto difficile in quanto oggetto di numerose polemiche riguardanti l’equità o meno della legge di bilancio ma soprattutto la definizione dei LEP (livelli essenziali delle prestazioni).
E a riguardo Occhiuto ha aggiunto: “Autonomia, definizione dei LEP e sperequazione sono i tre vagoni che compongono il treno che è nostra priorità far arrivare in stazione.”
Secondo le parti sociali, tuttavia, (come testimonia anche la critica di Biondo della UIL) questa manovra di bilancio avrebbe il difetto di dimenticare il mezzogiorno e anzi di contribuire all’incremento del divario e della disuguaglianza fra nord e sud del paese.
Nello specifico, la proposta di legge di Calderoli prevede la creazione di una “cabina di regia” che entro un anno dovrà definire e individuare i LEP nelle materie (circa 23) che possono traslocare dal centro (cioè dallo Stato) alle regioni con l’autonomia differenziata (sulla base di quanto previsto dall’art.116).
Tuttavia, la bozza di questa proposta prevede che, in caso di mancata individuazione entro l’anno dei LEP, il trasferimento di funzioni alle regioni avvenga sulla base della cosiddetta “Spesa Storica”.
E’ qui che si evidenzia la principale problematica: il criterio della spesa storica, secondo molti, non farebbe altro che cristallizzare la distribuzione attuale delle risorse e in generale premiare quelle regioni dove i servizi pubblici sono mediamente più sviluppati.
Sulla questione il ministro Calderoli ha tenuto a precisare: “Sono stato mosso dalla chiara volontà di non portare avanti una proposta di legge che potesse penalizzare alcune regioni rispetto ad altre” ha affermato.
Eppure, il ministro stesso non ha esitato ad ammettere di non essere ancora a conoscenza dell’entità della spesa storica: “Io sto facendo i conti di cos’è e cos’è stata la spesa storica per verificare quante risorse sono andate alle Regioni e per fare chiarezza sul loro utilizzo”.
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Scarse garanzie sono state date anche in relazione alla definizione dei LEP, un’individuazione che è di competenza esclusiva dello Stato ma che necessita e comporta il reperimento delle risorse finanziarie atte a garantirli. Qui, il problema è duplice: se per 14 anni non è stato possibile identificare i LEP, com’è possibile definire quante e quali risorse siano necessarie alla loro realizzazione?
Ugualmente fumosa è parsa poi la “rassicurazione” circa l’iter democratico di approvazione di questa legge: “Nessuna regione potrà strappare e avere di più rispetto alle altre senza passare dal Parlamento. Il disegno di legge è stato sottoposto al pre-esame del Consiglio dei ministri, successivamente il governo dovrà essere d’accordo, si arriverà a un parere parlamentare e infine a un voto a maggioranza assoluta”.
Eppure, un dubbio rimane: come si sposa la garanzia democratica con l’istituzione di una “cabina di regia” che potrebbe prendere determinate decisioni in maniera arbitraria e discrezionale?
Infine, da molte parti è stato criticato il contenuto stesso della manovra: condoni, tetto al contante, pensioni, ma non si toccano punti fondamentali quali evasione fiscale, la sanità, l’istruzione, il lavoro, il sostegno alle piccole imprese.
E proprio sull’argomento istruzione, il presidente Occhiuto ha eccepito che: “Bisogna fare attenzione a delegare alle Regioni troppo massicciamente temi così delicati di emancipazione sociale. È dunque importante che ci sia un equilibrio il più possibile sincero fra gli investimenti e gli sforzi compiuti dalla Regione e l’impegno dello Stato stesso.”.