Il progetto pilota di Federcaccia, per una gestione sostenibile del cinghiale in Calabria, contenente le linee di intervento necessarie per frenare la proliferazione degli ungulati, è stato illustrato a Rende lo scorso 10 luglio, dal presidente regionale Giuseppe Giordano, nel corso di un incontro con gli associati dell’organizzazione venatoria, alla quale sono intervenuti anche i locali rappresentanti degli agricoltori.
L’abbattimento selettivo dell’ultimo anno stimato in migliaia di capi in tutta la regione, non è stato sufficiente per frenare la diffusione di questi animali colpevoli di cagionare ingenti danni alle colture e di impaurire i cittadini con le loro incursioni nelle periferie urbane.
Tra le cause di questa diffusione incontrollata vi è un aumento delle cucciolate rispetto al passato ed anche la posizione privilegiata nella catena alimentare in cui il cinghiale si colloca come onnivoro, impattando in qualità di predatore sulla riproduzione dei volatili selvatici e dei trampolieri, senza avere particolari antagonisti, se non il lupo la cui presenza territoriale è tuttavia decisamente più scarna.
Il progetto pilota «è immediatamente applicabile» ha sottolineato Giuseppe Giordano, che è anche vicepresidente nazionale di Federcaccia e che ha curato la stesura del piano insieme a Giorgia Romeo, Daniel Tramontata e Valter Trocchi, dell’ufficio studi e ricerche faunistiche e agro ambientali della stessa Fidc. «Lo offriamo come contributo alle istituzioni – ha aggiunto – al quale lo presenteremo ufficialmente il 13 luglio nel corso di un incontro già fissato al Dipartimento regionale competente. Partirà poi un confronto anche con le altre associazioni venatorie».
«Il nostro obiettivo – ha detto ancora Giuseppe Giordano – è mitigare i danni al comparto agricolo, che è un settore trainante dell’economia regionale, ma anche promuovere una sorveglianza sanitaria ed un più puntuale monitoraggio della specie, anche con l’ausilio di strumenti informatici. La figura del cacciatore è posta al centro delle attività. Riteniamo che i cacciatori siano fondamentali nella gestione faunistica calabrese. Il mondo venatorio – ha concluso Giordano – si è assunto una responsabilità: invece di attuare un’azione rivendicativa si è posto come propositivo nell’ottica di giungere ad una soluzione della problematica».
All’assemblea sono intervenuti tra gli altri, il presidente di Federcaccia Cosenza Francesco Antonio Greco, i presidenti degli ambiti territoriali di caccia della provincia bruzia. E poi Luca Pignataro per la Confederazione Italiana Agricoltori e Paola Granata di Confagricoltura. «Non possiamo più rischiare che il frutto del nostro duro lavoro vada in pasto ai cinghiali – ha detto tra l’altro Pignataro – Siamo oppressi dal caro gasolio, dall’aumento dei costi del fertilizzante, dalla carenza di manodopera e ora anche dalle incursioni degli animali selvatici». Paola Granata ha poi riflettuto sulle iniziative da mettere in atto per trasformare la presenza ingombrante dei cinghiali in una opportunità, allestendo una filiera controllata, in collaborazione con gli stessi cacciatori, di macellazione e commercializzazione delle carni sempre più apprezzate dai consumatori.