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A Reggio la conferenza “L’arazzo del Museo Diocesano di Gerace. Un capolavoro fiammingo del XVII secolo a dieci anni dal ritorno”

“Appuntamento con la Grande Bellezza, Arte, Letteratura, Storia”, ideato dal Presidente nazionale A.I.Par.C. dott. Salvatore Timpano, e realizzato in accordo con la Città Metropolitana di Reggio Calabria, è un veicolo culturale capace di coniugare passato e presente e di offrire spunti per il futuro.

 

Venerdì 6 dicembre 2024, nei locali di Palazzo Alvaro che ospitano la Biblioteca Gilda Trisolini,

si è tenuta la conferenza avente quale tema: “L’arazzo del Museo Diocesano di Gerace. Un capolavoro fiammingo del XVII secolo a dieci anni dal ritorno”.

I lavori sono stati introdotti con un primo intervento del Presidente nazionale A.I.Par.C. dott. Salvatore Timpano che ha rivolto ai presenti I saluti del dott. Filippo Quartuccio, Consigliere della Città Metropolitana e Delegato alla Cultura, che non è potuto essere presente alla serata in quanto impegnato fuori Città nella presentazione del libro di cui è autore.

Quindi è stata la volta del dott. Alfredo Focà, in rappresentanza del prof. Giuseppe Caridi,

Presidente della Deputazione di Storia Patria per la Calabria, che dopo essersi complimentato per le iniziative poste in essere,si è particolarmente soffermato sulla necessità della promozione dei “tesori nascosti” presenti nel nostro territorio.

Il Presidente Timpano, nelle vesti  di esperto d’arte e moderatore della serata, ha inteso sottolineare l’importanza dell’ incontro atteso a celebrare i dieci anni dal ritorno dell’arazzo dopo quarant’anni di permanenza nella città dei Bruzi. Era stato, infatti, sottoposto a restauro e, successivamente, esposto a palazzo Arnone, e solo molto tempo dopo,  grazie ad una serie di interventi e iniziative che hanno visto protagonisti in prima persona il dott. Giacomo Oliva e il dott. Edoardo Lamberti-Castronuovo, l’arazzo ha potuto finalmente far ritorno a “casa”.

Un tema che ha coinvolto il pubblico dei numerosi astanti che ha particolarmente gradito gli interventi.  Il  dott. Edoardo Lamberti-Castronuovo, Editore e Presidente del Conservatorio Francesco Cilea, uno dei protagonisti del rientro nel 2014 dell’arazzo da Cosenza  a Reggio Calabria ha descritto le tappe della mirabile impresa soffermandosi sull’indiscusso pregio artistico dell’opera e sulla sinergia istituzionale che ha consentito di riportare l’inestimabile tesoro nella sua Gerace.

Egli fu  tra i soggetti proponenti la mostra temporanea prima al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria e successivamente a Palazzo Alvaro, proprio nella Sala Monsignor Ferro adiacente alla Biblioteca Gilda Trisolini per poi essere trasferito definitivamente nell’episcopio di Gerace.

Il dott. Lamberti-Castronuovo ha ripercorso tutte le tappe del tortuoso percorso che ha permesso il rientro dell’arazzo financo le difficoltà che si sono dovute affrontare per poter, poi, praticamente esporlo, tenuto conto delle sue rilevanti dimensioni di circa quattro metri di larghezza per oltre cinque metri e mezzo di lunghezza. Una copia, in scala 1,2 a 4, è stata esposta per tutta la durata dell’incontro. Il relatore,  dott. Giacomo Oliva, Direttore del Museo Diocesano e del Tesoro della Cattedrale di Gerace, co-curatore della mostra nel 2014 e autore della monografia sull’arazzo, nel suo intervento, diviso in sei parti, ha presentato, con dovizia di particolari, alcuni inediti e ha reso edotto il pubblico delle vicissitudini dell’arazzo del Museo Diocesano di Gerace, vero capolavoro di arte fiamminga della seconda metà del XVII secolo.

Arazzo realizzato tra il 1673 e il 1680 su cartone di Charles Le Brun, il primo pittore di Luigi XIV, “Re Sole” dal più famoso arazziere fiammingo del tempo, Jan Leynieres, su commissione del ministro delle finanze del monarca, Nicolas Fouquet.

La scena riproduce un episodio del “Mito di Meleagro”, tratto dalle “Metamorfosi” di Ovidio: Meleagro saluta Castore prima di partire per la caccia al cinghiale Caledonio, bestia devastatrice delle campagne inviato per punizione dalla dea Diana che non aveva ricevuto sacrifici in suo onore.

L’arazzo venne acquistato dal vescovo e mecenate Idelfonso del Tufo molto presumibilmente a Messina, allora porto franco, e, per questo, fiorente mercato di opere d’arte.

Nel suo intervento il dott.Oliva si è anche soffermato sulle tecniche di lavorazione e produzione dell’arazzo svelando, con dovizia di particolari,  tutti i segreti e le peculiarità dell’arazzo di Gerace che ne fanno una vera e propria opera d’arte unica al mondo.

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