“Chi rinuncia alla libertà per raggiungere la sicurezza, non merita né la libertà né la sicurezza” - Benjamin Franklin
HomeFronte del palcoFronte del palco CatanzaroXXI Festival d'autunno, dopo l'omaggio ai personaggi simbolo della musica Lucio...

XXI Festival d’autunno, dopo l’omaggio ai personaggi simbolo della musica Lucio Dalla e del calcio Cesarini, Sivori e Maradona, “Tra Oriente e Occidente” prosegue questa mattina con l’incontro di Hatha yoga condotto da Vincenzo Bosco al Parco della Biodiversità

 

Due omaggi, differenti per genere, appassionati e apprezzati dal pubblico di Catanzaro: il fine settimana del XXI Festival d’autunno dal titolo “Tra Oriente e Occidente” ha esordito ieri con il ricordo di alcuni personaggi simbolo della musica – Lucio Dalla – e dello sport – Cesarini, Sivori e Maradona -, prima di dedicarsi questa mattina alla spiritualità con un incontro di yoga immersi nella natura, al Parco della biodiversità.

Primo appuntamento in programma ieri sera è stato “4/3/1943…. Lucio Dalla!” con l’attore Cesare Bocci e i musicisti dell’ensemble Mercadante Rocco Debernardis al clarinetto e Leo Binetti al pianoforte. Protagonista assoluto il cantautore bolognese e le canzoni più note e significative della sua carriera: in un Museo Marca pienissimo – i biglietti disponibili sono stati venduti tutti -, con delicatezza rara, attraverso la voce di Bocci, con testi di Federica Debernardis, è andata in scena una narrazione in prima persona, con un Dalla che si è raccontato seguendo una sorta di diario, con introduzioni ai brani nati sempre dalla vita che Lucio osservava con sguardo curioso e divertito, distante da ogni intellettualismo che allontanava con decisione.

Mentre Debernardis e Binetti offrivano raffinati riarrangiamenti delle famose “Se io fossi un angelo“, “Cara“, “La sera dei miracoli“, “Anna e Marco“, “L’anno che verrà“, “Il gigante e la bambina“, ed ancora “Com’è profondo il mare“, “Piazza Grande“, “4/3/1943“, Bocci raccontava con quell’ironia che a Dalla non è mai mancata anche quegli aspetti, come la folta peluria che non nascondeva, che erano diventati un suo punto di forza: «una cosa da uomo d’altri tempi», ha detto Lucio/Cesare riferendosi all’irsutismo.

Da brividi l’ultima parte dello spettacolo dedicata alla celeberrima “Caruso”, che ha chiuso la serata: è spettato a Bocci sottolineare il malinconico parallelo tra il tenore a cui è dedicato il brano che morì in un albergo a Napoli, e Dalla che morì anche lui in un hotel, a Montreux, dove aveva tenuto la sera prima un concerto.

La serata di sabato è quindi proseguita al Teatro Politeama con “La milonga del fútbol” con protagonista il giornalista di Sky Federico Buffa. Accompagnato sul palco dalla cantante Mascia Foschi e dal pianista Alessandro Nidi, Buffa ha ripercorso le esistenze di tre eccezionali calciatori argentini che hanno segnato la storia dello sport internazionale, Renato Cesarini, Omar Sivori Diego Armando Maradona. Tutti legati per origini e carriera all’Italia, tutti fuoriclasse, sono stati in realtà l’occasione per il giornalista per soffermarsi sul fenomeno dell’emigrazione e sulla povertà di un Paese, quello Argentino, multietnico per nascita, accogliente per natura, dalla immaginazione fervida al punto da inventare, come e più degli altri Paesi del Sud America, una lingua apposita, il lunfardo, che permettesse a tutti di comprendersi, attingendo ai vari dialetti – soprattutto italiani -, in «un grammelot straodinario», ha detto.

Con l’utilizzo di fotografie storiche dei tre giocatori, in particolar modo di Maradona, con cui lo spettacolo si è chiuso, proiettate sullo sfondo, il padre dello storytelling sportivo – primo a portarlo in scena in Italia – si è lasciato cullare dalle musiche di Nidi, al pianoforte, e dalla voce di Foschi, che hanno fatto da collante tra le parti in cui era suddivisa “La milonga del fútbol”.

Lunghi gli applausi finali del numeroso pubblico rimasto anche dopo la chiusura del sipario per qualche foto con un Federico Buffa disponibilissimo, omaggiato dal direttore artistico del Festival d’autunno, Antonietta Santacroce, con l’opera del maestro orafo Michele Affidato, raffigurante il “Cavatore” simbolo della Città di Catanzaro. Nel corso della serata, gli stessi Michele e Antonio Affidato avevano consegnato la statuetta in argento anche alla dottoressa Santacroce e al primo cittadino Nicola Fiorita.

Come anticipato, “Tra Oriente e Occidente” prosegue e si conclude questa mattina con una fantastica novità del Festival: con ingresso gratuito, previa registrazione in loco, a partire dalle ore 10 al Parco della Biodiversità ci sarà un incontro con il maestro Vincenzo Bosco, allievo di Sathya Sai Baba, famoso maestro indiano diventato poi suo guru, che condurrà alla riscoperta del prana e dell’energia interiore attraverso la pratica dello yoga, nello specifico di Hatha yoga, con “A piedi nudi sull’erba“.

Ricordiamo infine che il XXI Festival d’autunno è sostenuto da Regione Calabria/Calabria Straordinaria; Camera di Commercio di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia; Comune di Catanzaro, Fondazione Carical, oltre che da vari Enti privati.

Articoli Correlati