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Reggina Primavera ’92, la poesia di Fabio Di Sole: “Grazie a chi ha saputo formare uomini veri”

Serata da mille ricordi, quella organizzata dai ragazzi della Reggina Primavera stagione 1991/92 presso il Piro Piro, venerdì 22 agosto. Quasi tutti gli elementi di quella formazione allenata da Bruno Jacoboni, capace di giungere alla finale nazionale del campionato Primavera con tantissimi giocatori autoctoni, si sono ritrovati assieme a staff tecnico e dirigenti. Per celebrare non tanto quella che è stata la finale persa al vecchio Comunale contro il Torino, quanto i valori che portarono a quel risultato.

Fabio Di Sole, difensore dell’epoca e poi protagonista della prima storica promozione della Reggina in Serie A, è stato tra i promotori dell’iniziativa. Ed è riuscito a racchiudere tutto ciò che è stato vissuto da quel gruppo, in un momento storico difficile per la Reggina e difficilissimo per la città di Reggio Calabria, in una poesia che vi proponiamo integralmente:

33 anni sono passati e con grande emozione ci siamo ritrovati.
La mia assistente di lavoro mi ha suggerito l’utilizzo dell’artificiale chat Gpt per risparmiare un paio d’ore, ma ho io preferito scrivere parole dettate dal mio cuore.
Ricordi puri grandi emozioni tante vittorie alternate a cocenti delusioni…. ma avete pensato ai giovani di oggi che vivono solo di false illusioni.
Il nostro smartphone era la cabina del Bar Marino… il nostro social il viaggio in bus verso il Beccaccino.
I tempi erano duri, a Reggio si sparava… sul viale Aldo moro di tutto circolava … ma per noi era Milano, perché il sogno era in quella palla che rotolava.
I nostri genitori non erano nemmeno tanto preoccupati, perché fondamentalmente sapevano che eravamo ben controllati … dall’evento più bello a quello più brutto, il sergente con i baffi sapeva sempre tutto.
Quando il cancello di Sant’Agata varcavi il rigore e la disciplina si respiravano nell’aria, pensate un po’ se una mamma di oggi lascerebbe il proprio figlio mangiare in una mensa ferroviaria.
Me li ricordo ancora quegli umili operai in fila fra di noi con il vassoio in mano… l’odor delle tute unte ci ha fatto nauseare, ma credo fermamente che ci ha fatto maturare fino a diventare una squadra da ricordare.
Avrei potuto scrivere ancora mille aneddoti di partite perse vinte e pareggiate, ma a 51 anni da padre brizzolato, ho voluto evidenziare quei valori che quella palestra ci ha tramandato.
Con emozione concludo e sottolineo che se siamo qui stasera è perché quel passato quel vissuto quell’insieme di pensieri ha accompagnato e caratterizzato come nel mio caso la vita di ognuno di noi, da chi ha fatto il Campione in serie A a chi ha fatto il più umile dei mestieri, un grazie infinito a questi Signori che hanno saputo formare uomini veri.

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