Il canto lirico italiano, reso grande nel mondo dalle voci straordinarie di Tito Schipa, Enrico Caruso, Maria Callas, Giacomo Lauri-Volpi, Elisabetta Schwarzenberg, Amelita Galli-Curci e dalle arie composte da Bellini, Donizetti, Verdi, Puccini e tanti altri. L’arte sapiente dell’improvvisazione del grande pianista jazz Danilo Rea. Due mondi musicali che si fondono per fare rivivere la grande Opera attraverso contaminazioni contemporanee e innovative, segno che la musica di ogni epoca può, in ogni epoca, trasmettere emozioni.
Così sul palcoscenico le voci originali dei grandi tenori e soprani risuonano, senza l’accompagnamento dell’orchestra, guidando il genio di Danilo Rea al piano. Ne nasce uno spettacolo unico e suggestivo che ha incantato anche il pubblico del teatro Manfroce di Palmi. A proporre nel suo cartellone La Grande opera in jazz con Danilo Rea e le Stelle del canto è stata la rassegna Synergia 49, promossa dall’associazione Amici della Musica Manfroce, presieduta da Antonio Gargano, e finanziata con l’avviso pubblico Promozione Eventi Culturali 2024 della Regione Calabria.
Dalla Norma di Vincenzo Bellini, la Casta Diva con l’indimenticabile Maria Callas, dall’Elisir D’amore di Gaetano Donizetti, Una furtiva lagrima con il sublime Enrico Caruso, da Madama Butterfly di Giacomo Puccini, Un bel dì vedremo con la meravigliosa Amelita Galli-Curci, dal Trovatore di Verdi, Di quella Pira affidata al soave Giacomo Lauri-Volpi. Queste e altre celebri aree della nobile tradizione lirica italiana hanno scandito il viaggio musicale che ha profondamente coinvolto il pubblico come i numerosi e prolungati applausi hanno testimoniato.
«Non è solo l’improvvisazione a rendere ogni concerto diverso. Io viaggio con il pubblico tra le emozioni, le suggestioni, le melodie e le armonie di questi capolavori che sono già perfetti come sono e che però sono stati cantati cento anni fa e con l’accompagnamento delle orchestre. Qui l’orchestra non c’è – ha spiegato il maestro Danilo Rea – e io, con grande rispetto, ci improvviso sopra. Questo è il mio modo di comporre, in questa occasione, lasciandomi ispirare da queste arie straordinarie, dalle
meravigliose opere pittoriche di Rossella Fumasoni e dal pubblico che con me fluttua tra le onde di questo affascinante viaggio a ritroso nel tempo. È un flusso nel quale con il pubblico mi immergo, gestendo io stesso “l’entrata dei cantanti” nel concerto, come fossi il direttore d’orchestra. Questa è la formula che mi permette di interagire con loro, che naturalmente non possono ascoltarmi, e di suonare ogni volta come se quella voce non fosse frutto di qualcosa di già accaduto. Una contaminazione – ha sottolineato il maestro Danilo Rea – nata dal confronto con Roberto Grossi, Stefano Mastruzzi, che hanno avuto l’idea di questo concerto, e con Andrea Proietti, che è poi colui che ha lavorato per estrapolare le voci originali dalle registrazioni dell’epoca, reperite presso la Discoteca di Stato, oggi Istituto Centrale per i Beni Sonori ed Audiovisivi. Io credo che tutte le musiche debbano continuare a vivere in tutti i modi possibili e in tutte le epoche».
Un concerto pregno di emozioni culminato nell’omaggio alla canzone napoletana con ‘O sole mio “cantata” da Enrico Caruso. Infine una vibrante Canzone di Marinella, solo piano, per salutare il pubblico che già aspetta il prossimo concerto.
«Amo profondamente la Calabria. Il pubblico – ha concluso il maestro Danilo Rea – è sempre molto caloroso e attento. Vengo qui da oltre 20 anni e questo non è mai cambiato. Poi la Calabria, che ho girato anche in moto, è una terra meravigliosa che ormai ho imparato ad amare».