Il gospel è un tesoro internazionale, un inestimabile scrigno colmo di spiritualità e fede, il cui valore è in ciò che trasmette attraverso la propria musica. Partecipazione e comunicazione sono stati gli elementi principali del concerto finale della 47^ edizione del festival MusicAMA Calabria, diretto da Francescantonio Pollice, con protagonista il Florida Fellowship Super Choir. Il Teatro Comunale ieri sera, sold out per l’occasione, ha assunto le sembianze di una chiesa nella quale è stato predicato l’amore per il Signore.
«Il gospel è nel cuore, viene su da esso e diventa parola. Il gospel è nelle mani e anche nei piedi quando si balla al ritmo delle canzoni, che danno gioia». Le parole di Corey Edwards, conductor del coro, hanno elargito un forte senso di religiosità legata a brani che toccano l’anima. E di cristianità nel concerto dei Fellowship Super Choir ce n’è stata tanta. Il gospel è sicuramente partecipativo e, in un concerto di questo genere musicale, le singole canzoni accrescono la galvanizzazione del pubblico.
Con la performance del gruppo della Florida, Virtuosismo e spettacolarità sono stati presentati come prova di fede. In ogni singolo momento lo spirito dei presenti ha assunto un senso di inattesa leggerezza, scoprendo qualcosa di nuovo di cui tutti avevano bisogno: la grandezza e l’amore di Dio, durante ogni brano, è stato riversato nell’animo di ogni persona. Il merito di tutto ciò va dato all’esibizione di Corey Edwards e dei singer Tamara Smith (soprano), Skyla Stange (alto), Crystal Pearson (alto), Jumah Day (tenore) e Joe Simmons (tenore) che, con le loro voci, hanno acceso la scintilla che ha fatto vivere un’esperienza incredibile.
La testimonianza della fede ha avuto inizio con “Every praise”. Il brano di Hezekiah Walker ha iniziato a dare un tono mistico e, al tempo stesso gioioso, alla serata, condizione fondamentale dell’intero concerto. Corey Edwards ha introdotto il brano, limitandosi poi a sottolineare ogni capoverso. Non sono mancati i brani dalla profonda intimità come la versione molto sentita di “Silent night” cantata da Tamara Smith.
Diviso in quattro ideali parti, il concerto ha vissuto un momento dedicato alle canzoni di Natale iniziato proprio con “Silent night”. Attimi di grande energia, con conseguente euforia, hanno liberato la voglia di partecipazione del pubblico, che ha iniziato a cantare in maniera spontanea; un’iniziativa che ha indotto Edwards a chiedere sempre di più. E i cori non sono mancati. Il pubblico all’unisono ha accolto i ripetuti inviti senza alcun imbarazzo.
I brani “Joy to the world”, “Gloria in excelsis Deo”, “We wish you a Merry Christmas” e “Jingle bells” sono stati presentati in una doppia versione cristiana e gospel. Nel secondo caso, sono stati inevitabili i cori e il battito delle mani al tempo di ogni canzone. C’è stata grande commozione mista a gioia tra il pubblico. L’intento di Corey Edwards di vedere gente con le mani alzate, che lodava Dio e si lasciava andare nel cantare i brani natalizi, era raggiunto.
Il clima di esaltazione è continuato con l’esecuzione di tre gospel tradizionali: l’inno “Amazing grace”, “When the Saints go marching in” e l’immancabile “Oh happy day”. Queste ultime, in una versione lunga e trascinante, hanno visto il pubblico, ancora una volta incitato da Edwards, duettare con il coro. In tutti era evidente la felicità di essere in quel momento lì a esprimere la propria allegria.
Per tutto il concerto Corey Edwards, ora a dominare la scena e ora dietro alla tastiera, ha messo in mostra una voce forte e flessibile, tipica dei cantanti gospel. Non solo conductor del gruppo è riuscito a dialogare con il pubblico facendosi comprendere, parlando lentamente e utilizzando anche una efficace gestualità.
Le voci potenti dei cinque cantanti, in ogni brano, si sono fuse alla perfezione evidenziando doti canore non comuni. Il grande rispetto per ogni brano del repertorio eseguito ha sottolineato quanto le canzoni fossero il mezzo per esaltare lo spirito di ognuno dei partecipanti. Il loro modo di rispondere alle chiamate di Corey Edwards è stato sempre impeccabile.
L’assoluta padronanza di una superba vocalità è stata esaltata nei tre brani di chiusura, “Sevenfold Amen”, “Let the church say Amen” e “Everybody say Amen”, tutti accomunati da «una parola universale, che cambia solo negli accenti, ma resta uguale in tutte le lingue del mondo: Amen». Volutamente allungata per far partecipare il pubblico, il brano composto da André Crouch, “Let the church say Amen”, intimo e toccante si è distinto per il suo pathos. Stesse emozioni sono state vissute con la conclusiva “Everybody say Amen”, che fu eseguita da Sidney Poitier nel film “Lilies of the Field”.
Incoraggiata da Corey Edwards, l’intera platea si è alzata in piedi per cantare, battere le mani e agitare le braccia durante il finale, tributando una lunga standing ovation. L’ultimo appuntamento della 47^ edizione del festival MusicAMA Calabria, è stata un’esperienza di lode e adorazione che resterà per sempre nei cuori di ognuno dei presenti.
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