di Gaetano Gebbia* – Il pestaggio di cui è stato vittima un giovane, nei giorni scorsi sul lungomare di Reggio Calabria, ha provocato in tutta la comunità (non solo reggina) sentimenti di stupore, di indignazione, di paura e molto altro ancora.
In tanti hanno sentito il dovere di esprimere delle riflessioni sull’accaduto: educatori, psicologi, insegnanti, amministratori, professionisti, gente comune, tutti cercando non solo di stigmatizzare l’episodio ma anche di proporre soluzioni. In tal senso la riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, svoltasi in prefettura, ha sintetizzato, in qualche modo, le diverse opinioni. Da un lato i sindaci f.f. Brunetti e Versace hanno chiesto maggiori controlli trovando piena disponibilità sia nel Prefetto Dott. Mariani sia nei rappresentanti delle forze dell’ordine; dall’altro l’assessore Palmenta ha ribadito l’importanza delle alleanze educative, del ruolo delle agenzie educative, anticipando pure la realizzazione di nuovi centri di aggregazione giovanile.
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Ottime proposte, così come meritano attenzione tutte le riflessioni che sono state fatte anche dai semplici cittadini. Ci si domanda però come mai al Prefetto non è stato chiesto di evitare di utilizzare le palestre cittadine (Scatolone, Palloncino ed Archi) per accogliere i migranti che peraltro meriterebbero una sistemazione, sia pur temporanea, più dignitosa.
Togliere le palestre alle società sportive, che sono agenzie educative di assoluta importanza, vuol dire privare i giovani di quei momenti di socializzazione, di quelle opportunità di confronto con i valori fondanti dello sport che molto spesso le società sportive riescono a trasmettere. Ed è lecito pure domandarsi come mai non si riesca a rendere tempestivamente utilizzabili le palestre scolastiche (che sono di proprietà di comune e città metropolitana), da parte delle associazioni sportive.
Iniziative concrete e di immediata applicazione, nulla che rischi di perdersi nelle lungaggini burocratiche o di fermarsi alle buone intenzioni. In buona sostanza sarebbe opportuno agevolare (o per lo meno non ostacolare) l’attività delle società sportive; successivamente si potrebbe pure pensare di incoraggiare, ad esempio, l’attività all’aperto, aumentando gli spazi che ad essa possono essere dedicati, così come bisognerebbe portare a compimento le strutture sportive non completate e da troppi anni abbandonate (Ravagnese, San Giovanello), per non parlare del Centro Sportivo Viola, chiuso da troppo tempo e sulla via del completo degrado.
Ovviamente tutte queste iniziative non rappresentano la soluzione che possa sradicare del tutto il fenomeno della delinquenza giovanile; occorrono anche altri interventi che vanno sia nel senso della prevenzione sia in quello dei controlli, ma certamente possono contribuire a ridurre questo grave fenomeno sociale. Altrimenti succede come in quella casa in cui ci sono i vetri rotti e per proteggersi dal freddo si pensa di potenziare l’impianto di riscaldamento piuttosto che aggiustare le finestre.
*Gaetano Gebbia – Allenatore di pallacanestro