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Blitz del Ros in Calabria, Angelosanto: “Politica e ‘ndrangheta, favori in cambio di voti: ingerenze in enti e appalti”

“L’attività di indagine ha evidenziato l’interesse di alcuni appartenenti alla pubblica amministrazione, sia con incarichi dirigenziali che elettivi, nel portare avanti attività nell’interesse dell’organizzazione criminale”. Lo ha detto il comandante generale dei Ros Pasquale Angelosanto. Sono contemplati, ha aggiunto, tutta una serie di reati che “evidenziano il condizionamento esercitato da questo gruppo per quanto riguarda, per esempio, le nomine nelle Aziende sanitarie provinciali e in altri enti riconducibili alla Regione Calabria, alla provincia di Crotone e alcuni Comuni”.

Questo aspetto dell’inchiesta riguarda, infatti, per il comandante dei Ros l’implicazione di “un apparato politico-amministrativo che fa riferimento a delle componenti politiche regionali che si sono cimentate nelle diverse competizioni elettorali: elezioni 2019/2020, elezioni 2014”.

“L’organizzazione criminale, dominata dalla cosca di Papanice – sottolinea Angelosanto – investiva i capitali accumulati illecitamente anche in attività lecite, dal commercio di bestiame ad attività immobiliari. Gli indagati non solo garantivano lucrosi affari ma così si difendevano dall’attività investigativa. Queste attività sono state posizionate anche fuori dalla Calabria: in Lombardia, a Milano, nel Veneto, a Padova e a Parla in Emilia Romagna “individuando gli imprenditori di riferimento che hanno agito nell’interesse dell’organizzazione”, ha detto Angelosanto, specificando che l’inchiesta è stata possibile anche grazie al supporto del Pka, la polizia federale tedesca. “Abbiamo interessato anche la polizia federale tedesca – ha spiegato – per attività svolte da alcuni imprenditori in Germania. E abbiamo accertato anche che l’organizzazione si avvaleva di hacker tedeschi”.

Abbiamo documentato una serie di illecite ingerenze in una serie di enti: il Comune di Crotone, le partecipate, la Provincia di Crotone soprattutto per quanto riguarda il settore ‘strade e viabilità’, l’Aterp regionale, l’Azienda sanitaria provinciale di Crotone. Tutto serviva per ottenere pacchetti di voti. Favori in cambio di voti“.

“Sono state rilevate attività illecite – ha aggiunto  Angelosanto – riguardo a una serie di appalti: ingerenze illecite nel progetto di recupero e valorizzazione archeologica dell’antica Kroton; ingerenze illecite sull’assegnazione di incarichi tecnici in favore di alcuni ingegneri locali legati a questo sodalizio; irregolarità nel rilascio di una serie di autorizzazioni per ristrutturazioni edilizie per soggetti legati alla consorteria mafiosa; fraudolente assunzioni di personale per Crotone sviluppo spa; affidamento ritenuto illecito per servizi di somministrazione di lavoro a tempo determinato per un valore di 200 mila euro, aggiudicato a una società dell’area crotonese; affidamenti illeciti di forniture di servizi per circa 67mila euro; affidamento illecito della gestione completa della fiera mariana di Crotone di maggio 2019. Per l’Aterp sono stati individuati una serie di illeciti collegati all’individuazione delle sedi dell’ente e per l’Asp tutta una serie di accordi finalizzati a gestire in maniera monopolistica la spartizione delle nomine”.

Tra gli indagati di spicco dell’inchiesta della Dda di Catanzaro che ha portato all’arresto di 43 persone c’é l’ex parlamentare europeo Massimo Paolucci, di 63 anni, napoletano, in carica dal 2014 al 2019 ed eletto con Articolo Uno. Nell’ordinanza di custodia cautelare eseguita dai carabinieri del Ros si fa riferimento, in particolare, ad un episodio specifico oggetto dell’inchiesta riguardante proprio Paolucci. L’episodio riguarda la visita che l’ex europarlamentare fece nel 2014, un mese prima delle consultazioni europee, a Lamezia Terme, nella sede dell’Ecosistem”, società specializzata nella gestione dei rifiuti. In quell’occasione Paolucci fu accompagnato dall’ex assessore regionale della Calabria Antonietta Rizzo, anche lei indagata. Tra gli indagati figura anche Salvatore Mazzotta, legale rappresentante dell’Ecosistem, oltre all’ex consigliere regionale Alfonso Dattolo, che era un collaboratore della stessa Ecosistem. Secondo quanto é detto nel capo d’imputazione, Paolucci “offriva utilità quale tornaconto per il sostegno che in quella circostanza gli veniva promesso dai soggetti incardinati nel settore dei rifiuti, i quali nell’occasione garantivano a Paolucci medesimo pacchetti di voti anche di propri dipendenti”.

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