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Premio Sila, Daniele Mencarelli presenta a Cosenza “Sempre tornare”

Dopo “Tutto chiede salvezza”, il romanzo del 2020 poi diventato serie per Netflix (a breve la seconda stagione), Daniele Mencarelli torna a riflettere sui temi dell’esistenza in “Sempre tornare”, edito da Mondadori. Si tratta di un’opera autobiografica, la terza di una trilogia, in cui l’autore racconta del diciassettenne protagonista e del suo viaggio a piedi, nell’estate del 1991, dalla Riviera Romagnola in direzione Roma. Un viaggio, quest’ultimo, in cui il giovane si imbatte in chi è logorato dalla solitudine, in chi si affaccia su un abisso di follia, in chi si crede sconfitto dalla vita, in prepotenti inguaribili, nell’amore, in se stesso.

Di tutto questo Mencarelli parla, a Cosenza, al pubblico del Premio Sila ’49, nell’ambito della presentazione di ieri (giovedì 6 aprile) relativa alla decina 2023, dialogando con Maria Letizia Stancati e Antonio Servidio dell’associazione Nova. «Rispetto agli altri – dice Daniele Mencarelli – questo è stato il libro più difficile da scrivere; è difficile, di fatti, raccontare il dolore di un adolescente che si fa le grandi domande della vita, le stesse che da adulti riusciamo a schermare e a schivare e che invece dovremmo porci. Nel romanzo – chiosa – ho dunque portato i temi dell’esistenza, tanto cari alla poesia, con la speranza che l’uomo contemporaneo ritorni a quegli interrogativi».

E c’è anche molta natura in questo percorso “on the road” compiuto dall’alter ego, non a caso Daniele, dello scrittore: i boschi e i piccoli centri dell’Italia in tutta la loro bellezza che questo Ulisse degli anni Novanta scopre, visita e poi abbandona per tornare a casa. «La vera meta di Daniele – conclude Mencarelli – non è Roma: il suo viaggio si compie quando riconosce se stesso, perché, per parafrasare quanto dice alla fine del romanzo, l’alba che cerchiamo può accadere ovunque o in un nessun posto».

Presente all’incontro anche la direttrice del Premio Sila Gemma Cestari che di “Sempre tornare” parla in questi termini: «Ciò che colpisce del romanzo è il coraggio della semplicità. Daniele Mencarelli ha il coraggio di dire, con una lingua semplice ma mai banale, quanto quotidianamente non riusciamo ad affermare; riesce ad affrontare, cioè, quei temi – dal disagio mentale alla solitudine – verso cui spesso ci voltiamo dall’altra parte, nella più totale indifferenza».

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