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Economia calabrese 2023, presentati oggi i risultati dell’analisi della Banca d’Italia: allarme Pnrr, si rischia de-finanziamento per circa 626 milioni

-di Gaia Serena Ferrara

Un sostanziale rallentamento e indebolimento della crescita economica.

Questo è, in sintesi, il nodo centrale dell’aggiornamento congiunturale sull’economia calabrese così come presentato oggi presso la Filiale della Banca d’Italia di Catanzaro sulla base del Report datato al giugno 2023.

Un appuntamento necessario per approfondire e dare contezza delle evidenze, delle analisi e delle ricerche che riguardano prevalentemente il primo semestre di quest’anno, effettuate attraverso indagini sul campo, reperimento di dati che permettono di avere un quadro il più fedelmente rappresentativo della realtà economica.

Sebbene dai dati presentati dalla Corte dei conti negli scorsi giorni sia risultato un depotenziamento dell’effetto delle criticità tipiche e consuete che riguardano l’economia calabrese, è vero anche che l’efficienza dei servizi pubblici è sempre una sorta di cartina di tornasole importante per ciò che attiene allo sviluppo regionale generale.

“In tal senso – spiega il direttore Malamisura – il maggiore rallentamento lo si trova nel reparto manifatturiero, mentre prosegue un’espansione meno sostenuta nel comparto delle costruzioni. Bene i servizi sebbene siano rallentati anche quelli specialmente nel settore del commercio.”

Nello specifico, come lo stesso Direttore ha puntualizzato, nella prima parte del 2023 la crescita dell’economia calabrese ha perso vigore, proseguendo nella tendenza che si era già manifestata a partire dalla metà dello scorso anno.

In base all’indicatore ITER elaborato dalla Banca d’Italia, nel primo semestre l’attività economica in Regione è aumentata solo dell’1,1% a giugno 2023 e del 3% alla fine dello scorso anno, in linea con quanto osservato nel resto del paese.

 

“Un indebolimento che ha caratterizzato l’andamento di un po’ tutti i settori anche se con un’intensità diversificata” ha proseguito Malamisura.

Da questo punto di vista, sono stati sostanzialmente tre le macroaree di interesse, analizzando le quali è stato possibile delineare il quadro d’insieme che riguarda lo stato dell’economia della Regione: le imprese, il mercato del lavoro e le famiglie, il mercato del credito.

Con un ultimo riferimento alla delicata questione del Pnrr, alla quale è stata dedicata la parte conclusiva della presentazione di oggi.

 

Il quadro d’insieme

Se il fatturato delle imprese calabresi nei primi nove mesi dell’anno ha registrato in media un moderato incremento, ed anche la situazione reddituale è migliorata, gli investimenti sono rimasti su livelli contenuti risentendo probabilmente del clima d’incertezza dovuto anche all’evoluzione del quadro macroeconomico. L’industria ha subìto un rallentamento anche se le costruzioni sono state ancora sospinte dagli interventi di riqualificazione edilizia stimolati dal Superbonus e si attendono ancora gli sviluppi positivi dati dal contributo del PNRR e dal finanziamento di lavori pubblici. Sul lato occupazionale invece la tendenza registra un incremento importante del tasso di disoccupazione con alti livelli di disparità fra occupazione maschile e femminile. 

Le imprese

Come si evince dal grafico e dai dati a disposizione, che riguarda l’indagine svolta in autunno su un campione di imprese con almeno 20 addetti, si registra un rallentamento settoriale dell’industria in senso stretto.

“Il fatturato nominale delle imprese calabresi nei primi 9 mesi dell’anno – ha spiegato il dottor Antonio Covelli – ha registrato in media un moderato incremento. Considerando i volumi di vendita il saldo tra i giudizi di aumento e diminuzione è risultato solo di poco positivo. Tra i settori di specializzazione la crescita è stata più accentuata nell’industria alimentare, mentre a mostrare la peggiore dinamica sono le attività connesse all’edilizia.”

Nel settore delle costruzioni, infatti, (o settore terziario) sono emersi segnali di attenuazione della fase di espansione registrata nell’ultimo biennio: il settore ha continuato a crescere ma seguendo ritmi molto rallentati, stimolato dalla vivacità del comparto residenziale. A sua volta il comparto delle opere pubbliche ha beneficiato dell’avvio dei progetti legati al Pnrr che ha determinato un aumento delle commesse per circa il 45% per le imprese che hanno partecipato al sondaggio: si tratta però, comunque, di una quota significativamente inferiore alle aspettative che le stesse imprese avevano formulato un anno fa.

“Nel complesso, i sondaggi effettuati dimostrano come la quota di aziende con fatturato nominale in crescita nei primi 9 mesi dell’anno è stata ampiamente superiore a quelli con fatturato in calo (46% rispetto a un calo del 15%), anche considerati i volumi di vendita (+23 punti percentuali rispetto a chi ha segnalato un calo del fatturato). Nel commercio al dettaglio, però, tale saldo scende al 4% risentendo del forte calo del potere d’acquisto delle famiglie.” Ha proseguito Covelli.

Anche i flussi turistici risultano fortemente compromessi: secondo le informazioni provvisorie sui primi 8 mesi del 2023 le presenze nelle strutture ricettive in regione sono salite solo del 2% rispetto al corrispondente periodo nel 2022. Il settore dei trasporti risulta tornato stabile ai livelli pre-pandemia.

 

Il mercato del lavoro e le famiglie

 L’occupazione sembra aver mantenuto un andamento positivo mostrando però sempre tendenze di rallentamento: tra gennaio e giugno il numero degli occupati è cresciuto dello 0,9%, un aumento molto contenuto rispetto a quello registrato nel Mezzogiorno e in Italia.

Nella media di questo primo semestre, il tasso di occupazione ha raggiunto il 43,5% (5 decimi in più rispetto allo stesso periodo nel 2022) ma il divario del tasso di occupazione regionale rispetto alla media nazionale si è invece ampliato di quasi un punto percentuale. Questo aumento in parte si lega alla continua riduzione della popolazione in età da lavoro.

Anche il tasso di disoccupazione è tornato ad aumentare raggiungendo il 16,8% rispetto al 14,6% dello scorso anno. Inoltre, come accennato sopra, l’incremento tendenziale dell’occupazione ha riguardato esclusivamente gli uomini: si è quindi allargato anche il divario di genere arrivando a 24,9 punti percentuali.

“Al contempo però – come spiega la dottoressa Mendicino – l’aumento del tasso di disoccupazione si accompagna ad un aumento del tasso di attività (salito di 2 punti percentuali)”. Il che vuole dire che la maggiore disoccupazione può legarsi ad una maggiore intensità nella ricerca del lavoro da parte di soggetti che prima erano inattivi.

Per quanto riguarda i settori: i servizi hanno registrato contributo positivo, nelle costruzioni il numero degli occupati è rimasto stabile, si è fortemente ridotto nell’agricoltura e nell’industria.

Inoltre, sono aumentati i lavoratori autonomi mentre quelli dipendenti risultano lievemente diminuiti. Da questo punto di vista, le politiche attive previste nell’ambito del Pnrr potrebbero favorire la transizione verso nuovi impieghi di chi ha perso l’occupazione, così come l’inserimento o il riavvicinamento al mercato del lavoro di chi non ne fa parte.

Per ciò che attiene la componente “consumi e indebitamento delle famiglie”, essa ha continuato a risentire del rialzo dei prezzi che erode il potere d’acquisto, anche se (a partire dai primi mesi di quest’anno) la dinamica dei prezzi in Calabria si è gradualmente attenuata: il tasso di inflazione è sceso a settembre al 4,9% rispetto al 5,3 dato nazionale. A questa diminuzione ha contribuito soprattutto il marcato calo dei prezzi di gas ed energia elettrica e contestualmente si sono registrati segnali di ripresa della fiducia dei consumatori.

La dottoressa Mendicino conclude poi la sua analisi con uno sguardo alle dinamiche della percezione del RdC.

“Ad agosto 2023 i percettori erano circa 58.000, una quota che comunque si è ridotta rispetto al 2022 di oltre un quarto.”

Questo ovviamente dipende dai cambiamenti normativi introdotti nella disciplina dell’RdC per il 2023, cambiamenti che inoltre vedranno dal prossimo anno la sostituzione dell’RdC con l’assegno di inclusione come principale misura di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale a favore delle famiglie svantaggiate con componenti “fragili”.

 

Il mercato del credito

Questo settore attiene prettamente alle microaree dei prestiti bancari con i relativi tassi di interesse, della qualità del credito e del risparmio finanziario.

Il dottor Garrì ha spiegato come nei primi 6 mesi del 2023 l’espansione dei prestiti bancari al settore privato non finanziario si è pressoché arrestata. Il credito bancario è risultato ancora in crescita per le famiglie consumatrici, mentre ha iniziato a contrarsi per le imprese.

“Le banche operanti in Calabria – ha proseguito Garrì – intervistate fra agosto e settembre, hanno segnalato un calo della domanda di prestiti da parte delle imprese che ha interessato la manifattura e i servizi”.

Di base, in un contesto di rallentamento congiunturale e di rialzo dei tassi di interesse, sono ovviamente diminuite le richieste per finanziare investimenti o per la copertura del capitale. Ed anche la richiesta di prestiti per l’acquisto di abitazioni da parte delle famiglie è scesa.

Dal lato dell’offerta, i criteri ai prestiti sono diventati più restrittivi. Un irrigidimento che ha significato una maggiore cautela da parte dell’offerta di prestiti alle famiglie. A sua volta questo irrigidimento ha comportato una diversa allocazione del risparmio da parte delle famiglie, magari indirizzata verso strumenti finanziari con rendimenti più elevati.

E La qualità del credito è rimasta a sua volta elevata e il tasso di deterioramento del credito contenuto.

Stato di attuazione del Pnrr

Una menzione a sé stante la merita lo stato di attuazione del Pnrr, così come effettuata dalla dottoressa Maltese in conclusione della conferenza di oggi.

“Secondo quanto emerso dall’analisi dei bandi di gara per l’aggiudicazione delle risorse e i successivi decreti di attribuzione, ad ottobre risultavano assegnate risorse per circa 5,6 miliardi (nell’ambito del Pnrr e del Pnc) a soggetti attuatori pubblici per progetti da realizzare sul territorio calabrese. Tali fondi – continua la Maltese – erano prettamente concentrati negli interventi riguardanti la digitalizzazione e la transizione ecologica che assorbono circa il 45% delle risorse allocate”.

Per ciò che attiene al solo Pnrr in Calabria, oltre a stimare che i soggetti attuatori pubblici abbiano bandito procedure per circa 1,7 miliardi pari a circa il 40% del valore dei progetti che necessitano di una gara, si registrano una serie di criticità non di poco conto.

Innanzitutto, si rileva un certo squilibrio fra gli interventi rivolti alla transizione ecologica e quelli invece volti alle infrastrutture per una mobilità sostenibile.

In secondo luogo, non indifferenti sono e saranno le modifiche che lo scorso agosto il Governo ha presentato: si tratta infatti di modifiche che potrebbero (e in alcuni casi hanno già) ostacolare l’attuazione o la realizzazione di alcune opere. Fra queste modifiche si prevede infatti la possibilità di eliminare alcune misure che non risulterebbero compatibili con i tempi e le modalità di rendicontazione del Piano.

“Secondo le nostre stime – afferma la Maltese – i progetti in Calabria suscettibili di de-finanziamento ammontano a circa 626 milioni di euro, pari al 5% dei possibili de-finanziamenti a livello nazionale e pari all’11% del totale delle risorse assegnate alla Calabria”.

E nello specifico gli interventi suscettibili di revisione riguardano in ordine di importanza la valorizzazione del territorio, la rigenerazione urbana dei comuni, i piani urbani integrati e i servizi locali.

 

 

 

 

 

 

 

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