“Ogni falsità è una maschera, e per quanto la maschera sia ben fatta, si arriva sempre, con un po' di attenzione, a distinguerla dal volto” - Alexandre Dumas - “I tre moschettieri”
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Omicidio Mazzotti nel ’75, pm ribadisce la richiesta di rinvio a giudizio per quattro persone

Il pm della Dda di Milano Stefano Civardi, nell’udienza preliminare davanti al gup Angela Minerva, ha ribadito la richiesta di processo per Giuseppe Morabito, boss della ‘ndrangheta, 78 anni residente nel Varesotto, Demetrio Latella e altri due imputati a seguito della nuova inchiesta sul caso di Cristina Mazzotti, la studentessa rapita e uccisa nell’estate del 1975.

Tra gli imputati figurano anche Giuseppe Calabrò e Antonio Talia, pure loro ritenuti vicini a cosche calabresi come Latella. Cristina Mazzotti, allora 18enne, la notte del primo luglio ’75 venne rapita da un commando della ‘ndrangheta mentre, in compagnia di amici, stava rientrando nella villa di famiglia a Eupilio (Como).

Il primo settembre successivo una telefonata anonima indicò ai carabinieri di scavare in una discarica di Galliate (Novara), dove fu trovato il cadavere. Per il pm Civardi, che ha riaperto il caso (13 persone sono già state condannate in passato), Morabito sarebbe stato l’ideatore e avrebbe fornito anche un’auto che servì da civetta per segnalare l’arrivo della Mini Minor (con cui la vittima stava rincasando) e per “fare da staffetta verso il luogo” della prigionia. Il fratello e la sorella di Cristina Mazzotti sono parti civili col legale Fabio Repici. Nella prossima udienza, fissata per il 24 ottobre, parlerà l’ultimo dei difensori e poi arriverà le decisione sul rinvio a giudizio o meno.

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