«Il costo dell’autonomia differenziata rischia di essere salatissimo per le Regioni più povere. Secondo le stime diffuse dall’Ufficio tecnico del Senato, in relazione al progetto voluto dal ministro Calderoli, sarebbe fortemente a rischio l’erogazione “paritaria” dei servizi essenziali minimi in settori strategici e fondamentali come sanità e istruzione».
Ad affermarlo è il capogruppo del Pd in Consiglio regionale Mimmo Bevacqua che specifica: «E stavolta non siamo noi a dirlo, ma direttamente l’ufficio tecnico del Senato che ha fatto le “pulci” al decreto Calderoli e ha pubblicato dati molto allarmanti direttamente su Linkedin, non nascondendo affatto forti dubbi e preoccupazione. È un report che merita la massima attenzione quello pubblicato sui social dall’ufficio del Senato – continua Bevacqua – e che soprattutto separa in concretezza la propaganda dalla realtà, che si rivela molto amara. I tecnici del Senato parlano chiaramente di un “pericolo di un indebolimento dei servizi fondamentali: dalla Sanità all’Istruzione”. E non solo. Secondo gli Uffici di palazzo Madama “nel caso, ad esempio, del trasferimento alle regioni di un consistente numero di funzioni oggi svolte dallo Stato (e delle relative risorse umane, strumentali e finanziarie), ci sarebbe una forte crescita del bilancio regionale ed un ridimensionamento di quello statale, col rischio di non riuscire a conservare i livelli essenziali delle prestazioni presso le regioni non differenziate”».
«In buona e sconcertante sostanza – prosegue Bevacqua – i tecnici del Senato spiegano che “le regioni più povere, oppure quelle con bassi livelli di tributi erariali maturati nel proprio territorio, potrebbero avere maggiori difficoltà a finanziare, e dunque ad acquisire, le funzioni aggiuntive. E il trasferimento delle nuove funzioni amministrative a comuni, province e città metropolitane da parte delle regioni differenziate potrebbe far venir meno il conseguimento di economie di scala, dovuto alla presenza dei costi fissi indivisibili legati all’erogazione dei servizi la cui incidenza aumenta al diminuire della popolazione».
«Un quadro complessivo da vero allarme sociale – conclude Bevacqua – che ora anche gli uffici competenti del Senato non nascondono nella sua portata esplosiva. La tenuta sociale del Paese è gravemente a rischio, inutile nasconderlo. E regioni ontologicamente in affanno economico e finanziario, come la Calabria, finirebbero inevitabilmente in una Italia da “serie B”, con meno servizi essenziali per la convivenza civile. Ancora una volta l’impianto egoistico e a trazione populista che anima il governo nazionale è ad un passo dal provocare una catastrofe per il Mezzogiorno. E ci sorprende non poco che il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, abbia preferito gli ordini di scuderia e di partito rispetto alla difesa degli interessi concreti della nostra terra, che è anche la sua».