“Oggi è una giornata importante perché guadagniamo tutto il tempo perduto. Non è soltanto un impegno o una presentazione cartacea, ma una scelta definitiva, condividiamo uno spunto che ci vede tutti insieme a portare a termine quest’opera”.
Lo ha detto il viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto oggi a Reggio Calabria per presentare il progetto definitivo del nuovo Tribunale, un’opera pensata negli anni novanta, iniziata nel 2005 e mai completata.
“La grande novità – ha aggiunto – è che, anziché aspettare i tempi della burocrazia, abbiamo lavorato in parallelo su più fronti e su più piani. Questo ha consentito di risparmiare quei tempi che forse, magari per colpa di nessuno, ma per necessità procedimentali, si erano persi negli anni scorsi. La giustizia deve essere uno di quei parametri fondamentali perché un cittadino deve sapere che quando entra in un palazzo di giustizia non corre dei rischi se nulla ha commesso. E questa fiducia si manifesta meglio se gli ambienti giudiziari sono più idonei”.
Per il viceministro è tutto “work in progress. È evidente – ha sostenuto Sisto – che bisogna monitorare l’opera con particolare attenzione. Le tecnologie saranno certamente importanti, ma anche il rispetto dell’ambiente, rispetto dei cittadini, rispetto del personale che lavora perché come si usa dire in ambito di sicurezza sul lavoro non è soltanto la qualità del lavoro ma anche il luogo di lavoro che fa la differenza. Un luogo di lavoro più degno rende la giustizia più degna”.
Alla presentazione ha partecipato anche la sottosegretaria dell’Interno Wanda Ferro secondo la quale “il nuovo Palazzo di giustizia è un’opera strategica per la città e per tutta l’area metropolitana. È un’opera che, negli anni, ha visto tanti fermi, tanti problemi e anche tanto degrado rispetto a quanto era stato realizzato. C’è la volontà di restituire quello che per tanti anni è stato negato, la possibilità per chi lavora all’interno dei tribunali ma agli stessi cittadini che chiedono giustizia di avere locali idonei e all’altezza di questo nostro millennio”.