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“La crisi dello stato liberale”: domani conversazione promossa dall’Anassilaos a Reggio Calabria

La crisi dello stato liberale”, conversazione del Prof. Antonino Romeo che si terrà venerdì 20 maggio alle ore 17,15 presso lo Spazio Open, apre gli incontri di approfondimento che l’Associazione Culturale Anassilaos, congiuntamente  con lo Spazio Open e con il patrocinio della Deputazione di Storia Patria per la Calabria, dedica al centenario della “Marcia su Roma” (28 ottobre 1922), l’evento che segnò in Italia la fine della democrazia.

Per quanto la storia non si ripeta allo stesso modo e con le stesse caratteristiche, giova comunque riflettere, anche al presente, come in determinate situazioni sociali ed economiche, un organismo politico possa entrare in crisi e condurre una nazione alla perdita della libertà.   Al centro dunque della riflessione dello studioso la crisi di quello Stato Liberale che all’indomani della proclamazione dell’Unità d’Italia (17 marzo 1861) resse  le sorti del Paese fino appunto all’ottobre del 1922. Questa liberal democrazia ha avuto meriti immensi.  Ha portato  a compimento il processo di unificazione con l’annessione del Veneto (1866 3^ Guerra d’Indipendenza), di Roma (1870) del Trentino e del Friuli (1^ Guerra Mondiale); ha affrontato, talora con una repressione dura (legge Pica),  le forze eversive che soprattutto a Sud, con il brigantaggio promosso dagli spodestati Borboni, miravano a disgregare il nuovo Stato; si è cimentata nelle prime, velleitarie, iniziative coloniali conclusesi con la tragedia di Adua (1896) e riprese nel 1912 con la conquista della Libia; ha inserito  l’Italia nel concerto delle nazioni europee e nel gioco delle alleanze politiche e militari (Triplice Alleanza 1882); soprattutto ha  affrontato – in maniera non sempre lineare e talora con metodi discutibili –  quella gigantesca opera di unificazione morale, sociale economica e culturale del Paese a partire dalla realizzazione di una comune legislazione, di una comune tassazione, di un comune sistema scolastico. Un processo di centralizzazione del potere, forse poco rispettoso delle diversità rappresentate dagli stati preunitari, da sensibilità, usi, costumi, abitudini, lingue diversi ma pur necessario se si voleva difendere e preservare una unità così faticosamente e quasi miracolosamente raggiunta. Nel primo decennio del XIX secolo questa medesima liberal democrazia  ha intrapreso,  con Giovanni Giolitti un programma lento ma concreto di avanzamento sociale così da consentire alle classi sociali fino ad allora subalterne di affacciarsi nella “stanza dei bottoni” (secondo l’espressione che Pietro Nenni coniò molti anni dopo per indicare l’esercizio del potere politico).

Il problema fu che quelle forze politiche nuove, socialisti e popolari, non erano pronti a governare la Nazione  i cui problemi sociali ed economici, nonostante la vittoria conseguita nella Grande  Guerra, erano enormi e avevano bisogno di unità di intenti e capacità di andare oltre quelle ideologie che la vittoria del bolscevismo in Russia rendeva attuali per una parte degli Italiani. Mussolini seppe trarre vantaggio da tale crisi anche grazie alla resa e complicità della istituzione monarchica di Vittorio Emanuele III che regalò la nazione al Fascismo per oltre un ventennio, fino al 25 luglio del 1943. Ma questa è un’altra storia.

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