“La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla” - Gabriel Garcia Marquez
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“Le parole di Mogol”: a Cosenza il grande poeta della musica italiana ricorda Lucio Battisti tra emozioni ed ironia

MOGOL COSENZA 12di Roberta Mazzuca – Le parole creano, distruggono, feriscono, rincuorano, ispirano. Le parole raccontano, le parole denunciano, le parole nascondono. E nella musica costruiscono immagini destinate a perdurare nel tempo, trasformandosi in poesia e patrimonio artistico da custodire e preservare. “Le parole di Mogol”, poi, quelle che si leggono sulla nuova e possente scultura dedicata a Lucio Battisti ed inaugurata ieri a Cosenza alla presenza dello stesso maestro, sono parole intrise di profonda sensibilità, parole che raccontano ogni sfumatura del nostro vivere con sguardo poetico, facendo sognare generazioni vecchie e nuove attraverso il racconto intenso, nella sua essenzialità, della vita di tutti i giorni, delle emozioni, dei piccoli gesti quotidiani. Parole senza tempo e senza fine, che da oltre 60 anni penetrano nella nostra mente e nel nostro cuore. Parole attraverso le quali si è voluto compiere un primo passo verso la riqualificazione di Piazza Amendola, abbandonata ormai a se stessa a rappresentare uno dei tanti “non luoghi” della città bruzia, e sede del Liceo “Lucrezia della Valle”, del cine-teatro “Aroldo-Tieri”, di cui il Sindaco ha annunciato proprio ieri la ristrutturazione, e della “Casa della Musica”, dove si è svolto, in seguito alla scopertura della scultura, il concerto in onore di Lucio Battisti e del maestro Giulio Rapetti Mogol.

Un vero e proprio evento culturale, dunque, che si inserisce all’interno di una concreta ristrutturazione dell’assetto culturale della città, con l’avvio del cantiere che interesserà proprio il quartiere “Rivocati-Riforma”, sul quale sono impegnati complessivamente, si legge sul sito del Comune, “finanziamenti per oltre 16 milioni di euro tra Agenda Urbana (Riuso e Allestimenti Cine-Teatro Tieri 1M€, Riqualificazione Complesso via Milelli 1 M€) e Cis (Restauro complesso San Domenico 5,970 M€, oltre la Riqualificazione piazza Amendola 0,628 M€, oltre, a cura della Provincia, la Ristrutturazione del Liceo Lucrezia della Valle 7,70 M€)”. A questi si aggiungerà l’intervento di restauro del Complesso Monumentale di San Domenico, che domina il punto di congiunzione tra la città vecchia e quella nuova, per circa 6 milioni di euro. Previsti, poi, altri tre “cantieri evento” nel centro storico, quelli di San Gaetano, Colle Pancrazio e Palazzo Arnone.

“Mi fa piacere che abbiate dedicato il monumento ad un amico” – dice Mogol intervistato al suo arrivo. “C’è, però, una cosa che mi dispiace, abbiamo tre grandi artisti, Battisti, Mango e Bella, e li vorrei ricordare. Lucio e Mango non ci sono più, mentre Gianni Bella non sta molto bene. Sono grandissimi, i più grandi”. Una riflessione, poi, sul dolore che pervade il nostro tempo, dilaniato da distruzione e conflitti, e su come la musica abbia il potere di “sconfiggere qualsiasi cosa, e farci dimenticare per un attimo gli orrori della guerra”.

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L’evento, voluto fortemente dall’assessore ai lavori pubblici Damiano Covelli, è stato realizzato gratuitamente insieme alla collaborazione dell’amministrazione comunale, affiancata da Velia Ricciardi, tra le più talentuose cantanti cosentine, Rossana Perri, dirigente scolastico dell’istituto “Lucrezia della Valle”, e Francesco Perri, direttore del Conservatorio di Musica “Stanislao Giacomantonio”, e ha riscontrato una forte partecipazione dell’intera città. In molti accorsi alla manifestazione di scopertura dell’opera, realizzata da Gianni Ziccarelli, noto imprenditore ed apprezzatissimo artigiano del ferro cosentino. “Noi apparteniamo a una generazione privilegiata, che ha vissuto delle poesie di un autore come Mogol – afferma l’artista – e l’opera nasce proprio da questo. Io stesso mi sono formato sui testi classici, latini, greci, e sui testi di Mogol. Ho unito, così, la passione della musica e dell’acciaio”. L’opera è realizzata in acciaio corten, una tipologia che, pur arrugginendosi, produce una sorta di patina che lo protegge nel tempo. Un acciaio in cui è fissato e suggellato il binomio Mogol-Battisti, “un mix che è poi diventato un mito” – conclude Ziccarelli.
Una serata che ha regalato grandi emozioni, dalla presenza stessa del maestro Mogol, al concerto tenutosi presso la Casa della Musica, nella quale i 404 posti a disposizione sono stati completamente occupati. Grande anche la soddisfazione del sindaco Franz Caruso, che ha ringraziato la comunità e la città tutta per la partecipazione e il coinvolgimento dimostrato all’evento.

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“Ecco il grande Giulio Rapetti Mogol” – viene annunciato il maestro. E lui risponde: “Solo Mogol, grazie”. Uno pseudonimo che è stato autorizzato ad aggiungere al proprio cognome, e che porta ancora oggi con grande fierezza e disarmante ironia: “Quando ho ricevuto la lettera, ho guardato il muro e ho detto “mamma mia un nome cinese”, e poi ho detto “vabbè tanto non lo verrà a sapere nessuno”- racconta tra gli applausi e le risate degli spettatori.
“Si rende conto di essere un mito?” – chiede ancora il presentatore. “Provate a pensare a cosa rispondereste voi” – ribatte Mogol rivolgendosi al pubblico in sala. “Ecco, quella è la mia risposta”.
“Avverte la responsabilità di ciò che ha scritto?” – “Si, ma non sono mica da arrestare” – dice ancora. Un uomo che ha rappresentato e rappresenta tuttora il meglio della musica italiana, un uomo capace di far sognare attraverso le parole, e con quelle stesse parole far sorridere l’ampia platea dinanzi a lui.

“Ho cercato sempre di capire cosa sta dicendo la musica, perché se riesco a capire questo, do’ emozione. Ho creato una scuola molto importante e apprezzata in tutto il mondo, ho fatto qualcosa di importante per il mio paese, e l’ho fatto col cuore. In questa scuola insegniamo a cantare. Sapete oggi come si canta? Cercando di essere credibili. Se noi carichiamo troppo, se vogliamo cercare di interpretare troppo, usciamo da quello che è il senso delle parole”. “Ciò che è importante – conclude – non è il talento, ma è coltivarlo”.

Insomma, una serata ricca di musica, parole, riflessioni, sorrisi, ed emozioni. Una serata che, tra grandi successi della musica italiana come “Penso a te”, “Vento nel vento”, “Mi ritorni in mente”, “Emozioni”, e tantissimi altri, ha saputo riattivare uno dei principali luoghi di cultura della città, nella speranza che possa non rappresentare una parentesi ma diventare consuetudine, e restituire alla terra dei bruzi il senso vero e profondo del suo essere l”Atene della Calabria”.

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