Il mercato immobiliare calabrese si muove a due velocità nel primo semestre del 2023, con i canoni di affitto che crescono a doppia cifra mentre i prezzi di vendita rimangono sostanzialmente stabili. E’ quanto emerge dalle evidenze rilevate dall’Osservatorio semestrale regionale a cura di Immobiliare.it Insights.
“Comprare casa in regione – è detto in una nota – costa 928 euro al metro quadro di media, con una crescita semestrale dello 0,8%, e il dato trimestrale che conferma la tendenza (+0,4%). Allo stesso tempo, i canoni d’affitto medi sono pari a 8,4 euro al metro quadro, in crescita di quasi il 30% nei sei mesi e del 12,1% nell’ultimo trimestre. Domanda di segno più nei primi sei mesi dell’anno, al +3,1%, in accelerata nel secondo trimestre dell’anno, +4,7%. Crotone è la città più cara in regione, con 1.052 euro al metro quadro di media, stabile nel periodo. Tuttavia, il territorio più costoso è la provincia di Vibo, a 1.372 euro/mq, e anche uno di quelli che cresce di più nei sei mesi, +3,9%. La maggior parte dei territori invece mostra prezzi stabili o in calo nel periodo considerato, in accordo con il trend regionale, ma il comune di Reggio guadagna il 4,4%. La domanda si presenta abbastanza omogenea a livello territoriale, con la maggior parte dei territori che mostrano segno più. Da segnalare il +16,4% del comune di Crotone. Segno meno, invece, per quasi tutti i territori per quanto riguarda l’offerta nel semestre – molti in doppia cifra – come la provincia di Crotone che presenta un decumulo dell’invenduto pari al 51%. Solo il comune di Cosenza al +2,1%. Gli immobili in offerta per le locazioni aumentano dell’1,5% in questo primo semestre dell’anno, trend in crescita nel secondo trimestre dell’anno (+9,3%), a fronte di una domanda che si presenta fortemente in calo nei sei mesi (-17,7%). Per quanto concerne i canoni di affitto è la provincia di Crotone la più cara, 14,4 euro al metro quadro, seguita da quella di Catanzaro, 12,9 euro/mq. Per quanto concerne la domanda i territori presentano differenze sostanziali, passando dal -30% della provincia di Cosenza al +47% di quella di Vibo Valentia”.