«La pienezza della nostra vita piuttosto che il tempo da riempire e da occupare, questo il senso del volontariato che in questo documentario e nel vostro agire quotidiano testimoniate. Ciò costituisce per noi tutti una ricchezza. Grazie per la generosità con la quale avete contribuito a questo documentario e per l’amore per vita di cui siete portatori e portatrici».
Il presidente del Centro Servizi per il Volontariato dei Due Mari di Reggio Calabria, Giuseppe Bognoni, ha concluso così l’incontro culminato nella proiezione in anteprima assoluta del documentario prodotto da Med Media e intitolato “L’umanità dei luoghi. Storie di volontariato dall’Aspromonte al mare”. La proiezione ha avuto luogo nell’aula Ludovico Quaroni del dipartimento di Architettura e Territorio dell’università Mediterranea di Reggio Calabria.
«Con la vostra opera, dimostrate con i fatti come il volontariato non sia reazione a un’emergenza ma frutto di una scelta a sua volta espressione di ciò in cui credete e di ciò che proponete al territorio per il conseguimento di benessere e cambiamento», ha proseguito ancora il presidente Giuseppe Bognoni.
Presente anche Lucia Anita Nucera, assessora all’Istruzione, alle Politiche educative e alla Cooperazione per la promozione dei Diritti Umani del comune di Reggio Calabria.
«Siamo molto grati per la vostra opera sul nostro territorio. Voi, associazioni di volontariato, arrivate dove le istituzioni non arrivano, raggiungendo anche le famiglie. Con voi la nostra città, specie nella fase difficile che stiamo attraversando, è molto meno sola».
Un momento di incontro con le delegazioni delle 29 realtà di volontariato che hanno contribuito al progetto. La loro testimonianza è stata raccolta direttamente nei luoghi in cui la loro azione si radica e si sviluppa, dando forma a quel luogo medesimo. Un’occasione in cui riscostruire il percorso avviato nel 2019 e poi rallentato ma non fermato dalla pandemia, e per tracciare i passi successivi.
«Avremmo voluto presentare questo lavoro già nel 2019 – ha spiegato Maria Grazia Manti, referente area Promozione e Orientamento al Volontariato e Animazione territoriale del CSV dei Due Mari di Reggio Calabria – ma la pandemia ha imposto dei cambiamenti alla nostra tabella di marcia che comunque non si è mai fermata. Anzi, durante il cammino abbiamo trasformato in risorsa il tempo dilatato, coinvolgendo anche associazioni incontrate sui luoghi delle testimonianze. Il nostro ha voluto essere un racconto corale in cui a parlare fossero le storie dei luoghi che a scrivere sono proprio il volontariato e le persone che lo praticano. Una chiave di lettura e di osservazione che offriamo alla nostra comunità. Siamo convinti che la missione istituzionale che i Centri di Servizio hanno sul territorio, ossia quella di promuovere il volontariato, in realtà si debba declinare anche e soprattutto attraverso azioni che mettano in luce i legami e le interdipendenze che esistono tra i luoghi e chi li abita prendendosene cura. Non era importante che il prodotto fosse accattivante ma che le voci fossero autentiche e le testimonianze di vita vissuta. Siamo grati a tutte le persone coinvolte per averlo reso possibile», ha spiegato ancora Maria Grazia Manti.
Un aspetto essenziale sottolineato anche da Claudio Idone di Med Media. «È stata per noi un’esperienza davvero bellissima ascoltarvi. Abbiamo avuto contezza di quanto di genuino e positivo si muova nei nostri territori, anche senza che ciò si veda. Nel nostro lavoro capita di dover intervenire per fa funzionare il racconto. La vostra spontaneità, in questo, caso, non lo ha reso affatto necessario. È bastato accendere la telecamera e raccogliere le vostre voci e osservare».
Spazio in conclusione alle prospettive per l’anno che sta per iniziare e che guarda con fiducia anche a questo lavoro in quanto occasione futura di ulteriori incontri.
«Al momento compiamo la scelta di non pubblicare il lavoro ma di custodirlo. Ci proponiamo – ha dichiarato il direttore del Csv reggino dei Due Mari, Giuseppe Pericone – di diffonderlo attraverso appositi incontri in cui accompagnare la proiezione con riflessioni e confronti. La visione alla quale aspirare dopo questa esperienza, che vorremmo fosse anche di chi guarda il documentario, sarà non solo quella di agire sui territori ma anche di farlo progettando insieme la stessa azione. Crediamo che la dimensione da creare e alimentare debba essere quella di un welfare culturale di comunità laddove per cultura si intenda un approccio ampio e variegato al concetto di benessere. Le risposte che il volontariato può dare ai bisogni della comunità, infatti, devono ispirarsi alla cultura nella sua ampia concezione di fermento, coinvolgimento, energie. Il tutto volto a creare condizioni in cui ogni altro intervento specifico, pure necessario per aiutare e supportare, non resti isolato ma risponda ad una visione corale e condivisa».