“Necessario aprire subito i cantieri dell’Alta velocità ferroviaria Salerno – Reggio Calabria e, soprattutto, bisogna aprire i cantieri per la realizzazione del raddoppio della Galleria Santomarco. Priorità al dibattito pubblico e alla tutela dell’ ambiente con la consapevolezza che sono opere necessarie inserite anche nel PNRR e che devono essere realizzate nei tempi stabiliti. Sono risorse importanti che la Calabria non può perdere!!”.
Ad affermarlo è stato Antonio di Franco, componente della segreteria nazionale della Fillea Cgil, nel concludere la “Festa dei Minatori” organizzata dalla Fillea Cgil Calabria il 18 e il 19 agosto a“Pagliarelle” di Crotone e a “Serricella” di Acri. Una “due giorni” che si è caratterizzata per l’attenzione posta sulla voglia di riscatto dei lavoratori minatori e, soprattutto, sulla necessità di aver riconosciute migliori condizioni di lavoro e di sicurezza sui posti di lavoro. La prima serata della “due giorni”, si è svolta a Pagliarelle, Crotone, in piazza Caduti sul Lavoro, mentre la seconda serata si è tenuta in piazza Don Domenico Conti in contrada “Serricella” del comune di Acri. Qui, in contrada “Serricella” c’è stata la proiezione del documentario del regista Tommaso Vecchio e cofinanziato dalla Fillea Cgil “L’Assenza (Il paese senza uomini)”.
Un documentario – ha spiegato Simone Celebre, segretario generale della Fillea Cgil Calabria – toccante e commovente in quanto è stata filmata la testimonianza diretta di alcuni protagonisti che non sono più tra di noi a causa di infortuni mortali avvenuti sul lavoro e delle loro donne che lamentano l’abbandono forzato per un lavoro nomade, lontano da casa e con gravi rischi per la incolumità dei propri uomini, assommati alla responsabilità, delle stesse donne, nella crescita ed educazione dei propri figli che solo per pochi giorni e dopo lunghi periodi, hanno la possibilità di viverne il contesto familiare e godere della presenza dei propri padri. L’impegno della Fillea Cgil è quello – ha concluso Simone Celebre – di rendere pragmatico l’impegno in favore dei minatori e far diventare questi momenti il punto di riferimento per le future battaglie per migliorare le condizioni contrattuali e della sicurezza di tutti i minatori italiani”. La serata è proseguita poi con una Tavola Rotonda dove sono state affrontate svariate tematiche tra le quali quelle inerenti le Infrastrutture e, soprattutto, la “vertenza Calabria”.
L’incontro, moderato da Mariangela Bifano, dopo i saluti di Umberto Calabrone (Segretario Generale Cgil Cosenza), di Pino Capalbo, (Sindaco di Acri che nel corso del suo intervento ha offerto la disponibilità dell’amministrazione comunale a ospitare il Museo dei Minatori in alcuni locali di proprietà del Comune) , e di Salvatore Guido (Minatore di Serricella), ha visto gli interventi di Simone Celebre (Segretario Generale Fillea Cgil Calabria), di Angelo Sposato (Segretario Generale Cgil Calabria), e la testimonianza di Veronica Rigiracciolo, nipote di un sopravvissuto alla tragedia di Marcinelle. “Mio nonno – ha raccontato Veronica – lavorava a Marcinelle da circa una settimana quando successe la tragedia e questa forse è stata la sua fortuna. Il problema della sicurezza del lavoro sicuramente – ha sostenuto – è stato uno dei motivi principali della tragedia. I minatori andavano a Marcinelle perché erano pagati di più proprio perché non c’era sicurezza. Mio nonno è risalito dopo tre giorni. Ogni volta che chiedevo a mio nonno com’era il lavoro in miniera lui mi rispondeva sempre allo stesso modo: < gioia del nonno, io quando morirò andrò in Paradiso perché so cosa è l’inferno”, ha concluso Veronica. La Tavola Rotondasi è conclusa con l’intervento di Antonio Di Franco della segreteria Fillea Cgil Nazionale che, tra le altre cose, ha invitato i lavoratori a fare fronte comune con il sindacato e a non cedere alle richieste di lavorare più delle otto previste dai contratti. “Non è vero che conviene lavorare 11/12 ore al giorno perché si guadagna di più, non si guadagna di più, – ha affermato Di Franco –mettete solo a rischio la vostra vita a danno della vostra salute e di chi non ha un lavoro. Gli accordi da noi sottoscritti con il Ministero delle infrastrutture e con le principali stazioni appaltanti di questo Paese sono chiarie prevedono la possibilità del c.d. “ ciclo continuo” sette su sette ma con tre turni da 8 ore giornalieri e quattro squadre impegnate. Questo è l’unico modo per coniugare la necessità di rispettare i tempi con la priorità di garantire un lavoro sicuro e della maggiore occupazione. La messa a terra anche delle opere del PNRR non può e non deve discostarsi da questi obiettivi. Noi ci batteremo con voi per questo!!