La morte di Gessica Vulpe non può essere archiviata come una semplice notizia di cronaca o come l’ennesimo incidente sulle strade italiane. È un evento che colpisce profondamente e che dovrebbe spingere tutti – cittadini, istituzioni, educatori – a riflettere con serietà su cosa significhi davvero sicurezza, responsabilità e rispetto delle regole nella vita quotidiana. Non possiamo permetterci di considerare normali tragedie che avvengono in contesti che dovrebbero essere sicuri, come un attraversamento pedonale davanti a un cinema, in pieno giorno.
Gessica aveva 15 anni. Stava per iniziare l’estate, quella che a quell’età dovrebbe significare leggerezza e scoperta. Invece, la sua vita si è interrotta bruscamente a Tolentino, in provincia di Macerata, a causa dell’impatto con un furgone che procedeva ad alta velocità. Era in compagnia di un amico, rimasto ferito. Quel sabato pomeriggio, in una zona centrale della città marchigiana, si è trasformato in un momento spartiacque per un’intera comunità.
Come Coordinamento Nazionale Docenti della Disciplina dei Diritti Umani, esprimiamo il nostro cordoglio e la nostra vicinanza alla famiglia Vulpe, ai compagni di scuola, alla squadra di pallavolo, agli insegnanti, a tutta la comunità scolastica e cittadina che oggi piange una perdita incolmabile. Ma il nostro ruolo ci impone di andare oltre la commozione.
Siamo di fronte all’urgenza di rafforzare una cultura della sicurezza e della responsabilità, a partire proprio dai più giovani. Guidare un veicolo non è solo una questione di competenza tecnica, ma un atto civile, che comporta attenzione costante verso gli altri, in particolare verso i più vulnerabili: pedoni, bambini, anziani. Ogni volta che questi diritti vengono ignorati o violati, fallisce un pezzo della nostra civiltà.
La morte di Gessica si accompagna a quella di un altro pedone, Filippo Seminara, 80 anni, investito a Ravenna mentre attraversava sulle strisce pedonali. Anche in quel caso, la dinamica si ripete, quasi con le stesse modalità. Ciò che dovrebbe proteggerci – la legge, la segnaletica, il buonsenso – troppo spesso si rivela insufficiente.
Chiediamo quindi che si torni a parlare concretamente di educazione civica nelle scuole, di formazione alla guida consapevole, di controlli più severi e di investimenti in infrastrutture sicure. Proponiamo inoltre che le scuole dedichino momenti di riflessione strutturati su questi temi, coinvolgendo studenti, famiglie, esperti e amministrazioni locali.
Non per insegnare la paura, ma per coltivare la consapevolezza. Non per commemorare soltanto, ma per prevenire. Non per parlare di morte, ma per rimettere al centro il valore della vita.
Jessica, 15 anni, travolta sulle strisce a Tolentino in provincia di Macerata. CNDDU: “Il diritto alla vita non è negoziabile”
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